Michelangelo lavorava nel misterioso giardino

Michelangelo lavorava nel misterioso giardino Gli studiosi rievocano il «verziere» del Magnifico Michelangelo lavorava nel misterioso giardino FIRENZE IL turista che raggiunge I piazza San Marco percorI rendo via Cavour non so*j spetta certo che proprio in quella piazza, all'angolo di via degli Arazzieri, sorgesse cinque secoli fa uno splendido giardino: il giardino delle sculture di Lorenzo il Magnifico. Una specie di cantiere verde, dove tra logge, viali, stanze, si ammassavano pezzi antichi, greci e romani, provenienti da Roma, Napoli, Venezia, e giovani scultori fiorentini imparavano l'arte. Secondo lo storico Condivi, fu proprio lì che Michelangelo quindicenne, uscito dalla bottega di Ghirlandaio, fu portato da Francesco Granacci e scolpì la famosa testa di fauno che avrebbe impressionato Lorenzo. Il «Giardìn de' Medici di San Marco», ricordato da fonti cinquecentesche come Vasari e Condivi, aveva però lasciato scettici storici stranieri contemporanei come André Chastel e Ernst Gombrich che ne «Il mecenatismo dei primi Medici» (1960) affermava: «Malauguratamente questi famosi giardini si sono dimostrati sfuggenti come il loro proprietario; non sappiamo dove fossero né cosa contenessero». A mettere ordine e a confermare la sincerità di Vasari e Condivi arriva ora una bella mostra, Il Giardino di San Marco. Maestri e compagni del giovane Michelangelo, che si apre il 30 giugno a Casa Buonarroti (sino al 19 ottobre, catalogo Silvana editoriale). Curata nell'ambito delle manifestazioni laurenziane da Paola Barocchi, coordinata da Giovanni Agosti, raccoglie gli studi di un gruppo di storici dell'arte, che ce l'hanno messa tutta per ricostruire, attraverso docu¬ Igli ae menti e testimonianze artistiche, la vita e l'atmosfera del giardino e della sua scuola. Una quarantina di opere, sculture, disegni, dipinti, poco visti, ma nodi importanti per capire la storia vera, sfilano nelle bianchissime bacheche fresche di vernice e intonaco di Casa Buonarroti: la casa in via Ghibellina, nel cuore della città, abitata da Michelangelo dal 1516 al 1525, diventata museo dalla metà del secolo scorso. La prima importante novità è la scoperta dell'esistenza e della reale ubicazione del giardino: lo si deve alle ricerche archivistiche di Ludovico Borgo, Ann H. Sievers e C. Elam. Era il 1472 e il 1475 «l'orto» o «lo zardino di Lorenzo de' Medici» era già un punto di riferimento per ospiti illustri che visitassero la città. Mappe, miniature, manoscritti lo descrivono con la piccola villa («loggia, chamere e chucina»): un luogo di studio, lavoro e delizie, dove si tenevano anche feste e recite, e dove il colto Lorenzo ammassava sculture rare che otteneva in dono o più raramente comprava. E faceva imitare, restaurare da giovani artisti come Granacci, Michelangelo, forse Leonardo, Bugiardini, Rustici, Baccio da Montelupo, Sansovino, Torrigiano. Guidava il manipolo di piccoli geni Bertoldo, conservatore delle opere d'arte di San Marco, secondo Vasari, di cui vediamo esposto il bronzo con Bellerofonte doma Pegaso, del Kunsthistorisches Museum di Vienna, uno dei due pezzi firmati dallo scultore, da¬ i ista ci tabile verso il 1480. A ricreare il clima di «antichità» del Magnifico è la prima delle quattro sezioni, che ruota intorno alla Battaglia dei centauri, il celebre marmo del giovane Michelangelo, vanto di Casa Buonarroti. Qui, accanto a studi dai rilievi antichi o a terrecotte dipinte come quelle due poco note statue con Ercole e Sansone di Giuliano da Sangallo, uscite da Casa Gondi, troviamo una piccola e preziosa tavola del Mantegna, la Giuditta della National Gallery di Washington. Perché? Si trovava nella collezione di Lorenzo, donatagli nel 1481, grande estimatore di quello che era allora considerato «el primo pittor del mondo», equiparato agli antichi. La seconda sezione, imperniata intorno alla Madonna della Scala, altra opera di Casa Buonarroti, ci presenta le tendenze del primo Michelangelo, che guardava agli antichi, anche alle solide strutture di Donatello. L'accostamento con la Madonna delle Nuvole di Boston e con quella «Dudley» del Victoria and Albert Museum di Londra di Donatello permette di capire passaggi sottili nella scultura di Michelangelo. La terza stanza sottolinea gli stretti rapporti tra i letterati del tempo e gli artisti, individuando nei Ritratti di teste il punto d'incontro tra la cultura dei primi e l'esperienza dei secondi. L'ultima sezione (La stanza dei miti) ci introduce attraverso sorprendenti dipinti di Botticelli, Filippino Lippi, disegni di Giuliano da Sangallo, terrecotte di Rustici, tele di Bugiardini e tavole di Granacci, in quel mondo di favole e allegorie che caratterizzava la corte di Lorenzo. Maurizia Tazartes In 40 sculture e disegni a Casa Buonarroti gli anni giovanili dell'artista e la sua cerchia di amici 1 § Qui accanto: particolare della «Battaglia dei centauri» 1 marmo del giovane Michelangelo § Sopra: un ritratto dello scultore

Luoghi citati: Boston, Casa, Casa Buonarroti, Firenze, Londra, Napoli, Roma, Venezia, Vienna, Washington