Al gran bazar di Giuliano di Filippo Ceccarelli

Al gran bazar di Giuliano Al gran bazar di Giuliano Da Tarzan Scotti a «passato remoto» Andò - — " "'■ •• n -JL- ■• )■• ■ .. ititi» I ti" • • <• ••!••.» j >f«) ni E ROMA allora com'è, che effetto fa, cosa mette in mostra il nuovo governo? Di nuovo c'è il vocione avellinese di Nicola Mancino (Interno), estroverso e tonante. Di seminuovo l'aria da bambino prodigio di Franco Reviglio (Bilancio), amabilmente soprannominato dai suoi colleghi «il professor Groviglio». Un ritorno dopo 12 anni, quando, alle Finanze fu così solennemente immortalato: «Padre di aliquote e balzelli/ figlio/ di Irpef e di Ilor/ Nemico anche ai fratelli/ con la sua erre moscia/ ad ogni pollo in tavola' sottrasse una coscia». Niente paura. C'è ancora la barba di Giovanni Goria (Finanze), pretesto di una recente zuffa con De Mita, e ci sono le lodatissime gambe di Margherita Boniver (Turismo), che da piccola giocava tanto a tamburello, da ragazza ha fatto l'indossatrice e nell'altro governo è stata giustamente decorata da Cossiga per una temeraria, eroica missione in Jugoslavia. Inedite, al Quirinale, la pelata del neoministro e illustre clinico Adriano Bompiani (Affari sociali) e la quasi pelata dell'andreottiano Vitalone (Commercio estero) che pure, qualche giorno fa, s'era candidato a super-procuratore antimafia dopo una interminabile e un po' angosciosa sequenza di viaggi all'estero, di quelli che tanto stimolavano le esternazioni cossighiane. Meno inedito il ciuffo kennediano di Scotti (Esteri), che fu soprannominato «Tarzan» per l'abilità con cui saltava da una corrente all'altra e che adesso, sempre al volo, modifica il nomignolo balzando da un ministero di prestigio ad un altro ancora più di prestigio. Vario, anche a colpo d'occhio, è dunque il governo. Come tutti i governi del resto. Questo semmai ha la particolarità cognonomastica di avere in sé due «Fontane» de. Gianni da Verona e Sandro da Brescia (che ha pure, per semplificare, un fratello senatore). Il primo (Agricoltura), per la precisione, è tra De Mita e Martinazzoli. Di recente ha comunicato di aver sciolto la sua correntina locale che si chiamava Solidarietà Nuova o qualcosa del genere. Il secondo, cioè Sandro Fontana (Università), direttore del Popolo, fino a poche ore fa risultava in quota Forze Nuove e comunque per tre anni ha deliziato la stampa italiana con pungenti corsivetti a firma «Bertoldo». Adesso lo pseudonimo del furbo contadino dovrebbe andare in pensione e così può tirare il classico sospiro di sollievo una nutrita schiera di vittime. Tra queste ultime non risulta esserci - ma solo per un caso Carlo Ripa di Meana (Ambiente) che è bello, nobile, elegante comunque, ex comunista, socialista craxiano e ha anche un po' di birignao. La sua è una storia politica interessante, per certi aspetti lungimirante. E alla Cee, dove si occupava di ambiente, ha fatto così bene da essere tenuto in palmo di mano da Carlo d'Inghilterra e dai verdi (e radicali) nostrani. Però, sul piano dell'immagine, può (dipende dai punti di vista) scontare il turbinoso effetto-Marina, con cui è sposato da circa dieci anni. Lei, che è un ciclone, sembra nata per vivere e divertirsi, costi quel che costi. Lui, che la ama, confessa di non essersi mai stupito di fronte ai «sopraccigli che si sollevano. Siamo, ciascuno a suo modo, anticonformisti. Marina è candidamente trasgressiva, portarla con me nelle occasioni ufficiali è stata una sfida». Non hanno figli. In compenso Nino Cristofori (Lavoro), superstite oracolo andreottiano, ne ha sei. Altre note caratteristiche: è accademico della cucina, presidente della Federboxe, si batte per limitare gli orari di chiusura delle discoteche ed è stato lungamente perseguitato dalle accuse («infondate» per il giurì) del socialista Piro. Il socialdemocratico Pagani (Poste) non offre molti spunti d'immagine. Il liberale De Lorenzo (Sanità), vero uomo forte del partito, s'è permesso il lusso di lodare il sistema sanitario cubano. Di Martelli (Giustizia) si sa tutto. Del suo compagno Salvo Andò (Difesa), conosciuto anche come «l'onorevole passato remoto» si conoscono vivaci schermaglie politiche e non in quel di Catania e la grazia con cui, da capogruppo, regalò quattro sveglie ad altrettanti deputati socialisti ritardatari cronici. Di Conte (Aree urbane), sempre psi, vale la pena di ricordare il primo mestiere da bambino: pastorello. E se il tecnico demitiano Barucci (Tesoro) è figlio di un birrocciaio toscano, il professor Guarino (Industria), soave e ridente, è risultato il più ricco del decimo Parlamento. Anche il marchigiano Francesco Merloni (Lavori Pubblici), forlaniano di radice etnica, padrone della barca dove Arnaldo va in vacanza e dell'elicottero che talvolta lo porta a zonzo, non se la passa male. Con il papà Aristide e il fratello Vittorio ha inventato il modello industriale della «fabbrica nell'orto». Frase storica: «La cucina di Azione popolare è una Ariston». Raffaele Costa (Politiche comunitarie e Regioni), l'altro liberale, ha fama (meritatissima) di grande moralizzatore palatino: «Lo faccio perché vengo dalle contrade di Giolitti e di Einaudi. E' la mia formazione. E poi mi diverto». Il de Giancarlo Tesini ha dedicato un'intera esistenza all'Istruzione e inspiegabilmente è finito ai Trasporti. Mentre a viale Trastevere, quasi per tradizione familiare (anche la mamma è stata a suo tempo sottosegretaria all'Istruzione), è promossa Rosetta Russo Jervolino di cui Gente ha pubblicato qualche mese fa uno «straordinario memoriale» in tre puntate in cui parlava a lungo del gattino «Camomilla». Alle spalle di Ronchey (Beni culturali), già eroe di Fortebraccio che lo chiamava «l'ingegnere», stanno un'infinità di articoli minuziosi, diversi libri e l'invenzione di parole entrate nell'uso comune come «lottizzazione» e «fattore K». Su quelle del socialdemocratico Facchiano (ieri la Marina, oggi ahimè la Protezione civile) grava quasi un'epopea di guerra, poi rientrata, alle spadare e quella straordinaria teoria per combattere i pescecani gettando in mare stoviglie bianche. Come fecero con successo all'inizio del secolo, ha spiegato il ministro, i camerieri napoletani di «Zi' Teresa» e «La Bersagliera». Filippo Ceccarelli Ripa di Meana Mia moglie Marina? «Sarà una sfida portarmela dietro» Carlo Ripa di Meana (a destra) tecnico di area socialista sostituisce Ruffolo al ministero dell'Ambiente Da destra Raffaele Costa (Regioni) e Claudio Vitalone (Commercio Èstero)

Luoghi citati: Ambiente, Brescia, Catania, Jugoslavia, Meana, Roma, Verona