Il triste si fa danza di Sergio Trombetta
Il triste si fa danza Coreografie «sociali» della francese Maguy Marin Il triste si fa danza Domani e martedì al Parco Rignon per la prima volta «Mary B.» L'artista è la più «politica» fra i seguaci della Nouvelle Danse Fra tanta danza contemporanea «usa e getta», «pezzi» che durano non più di una stagione, ecco uno spettacolo che è ormai un classico: ha undici anni «May B.» di Maguy Marin che va in scena domani sera e martedì alle 21,30 al Parco Rignon per TorinoDanza. Ma non basta: è un capolavoro; un manifesto della danza che rifiuta l'estetica del bello per mettersi a raccontare con il linguaggio dei gesti il brutto, il triste della vita. Questa del resto è una specialità di Maguy Marin, la più «politica» fra i coreografi storici della Nouvelle Danse francese la più impegnata a raccontare in danza, spesso senza troppi filtri metaforici, in presa diretta sul reale, il disagio di vivere, il contrasto fra individuo e società. Lo dimostra «Cortex», il nuovo balletto di Maguy che ha appena debuttato al Festival di Spoleto. Lo dimostra questo «May B.» che pur avendo girato l'Italia in lungo e in largo arriva per la prima volta a Torino dove del resto il pubblico della coreografa francese conosce soltanto «Eden», di qualche anno fa e la «Cenerentola». «May B.» dunque, dove B sta per Beckett. Cioè la danza affannosa, sconcia, furibonda di un gruppo di vecchi in un ricovero, dove si scatenano tutte le più infantili e crudeli dinamiche di odio, amore, prevaricazione. Qui emergono con forza i temi dell'attesa vana, dell'esistenza impotente di «Aspettan¬ do Godot», o di «Finale di partita»; i temi della follia, della violenza e dell'emarginazione. O piuttosto: l'allegoria della vita rappresentata da un'umanità lacera e dolente con dieci danzatori coperti di farina e argilla raggrumate sui corpi informi. Il tutto raccontato in termini gestuali e teatrali che molto hanno in .comune con il teatro di Kantor, ma anche con certa danza espressionista tedesca. Nata a Tolosa, di origine spagnola, cresciuta artisticamente alla scuola Mudra di Béjart a Bruxelles e poi entrata per qualche tempo nella compagnia del grande Maurice, Maguy Marin è, certamente molto teatrale come Béjart, preferisce i contrasti forti, ama stupire. Ma non c'è solo Béjart nel suo immaginario artistico. Ci sono anche, come lei stessa una volta ha ammesso e elencato, Ingmar Bergman, Federico Fellini, Akira Kurosawa, Peter Brook, Pina Bausch, Tadeusz Kantor, Jerome Robbins e la «Cuadra de Sevilla». Nomi che ci riportano al teatro, al cinema, al teatrodanza prima che alla danza pura. Modi e stili che ritornano nei molti spettacoli che la coreografa ha relizzato in questi anni, e che in qualche modo erano già tutti presenti nel 1981 quando il 4 novembre al Teatro Municipale di Angers andò in scena quello che sarebbe diventato lo spettacolo portabandiera non soltanto del suo universo, ma un po' di tutta la danza francese, cioè «May B.». Sergio Trombetta Un momento del balletto «Mary B.» della Marin in scena per due sere al Parco Rignon
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