Iri isolato in Meridiana di S. Lue

Iri isolato in Meridiana Anche il Banco di Roma prende le distanze dall'istituto Iri isolato in Meridiana , i i ■ U I li 3*ì - . Dopo l'Imi e il Banco di Napoli cresce il malumore verso Mediobanca del Sud Alprossimo ministro del Mezzogiorno la pratica diunamaxim&rchànt banh ROMA. Meridiana nella tempesta? No, piuttosto nella bonaccia, nella calma piatta. La «Mediobanca del Sud», creatura prediletta del presidente dell'Ili, è piombata in una sorta di letargo aziendale. Nel quale, paradossalmente, rischia di sfuggire dalle mani dell'ente promotore, cioè appunto l'istituto presieduto da Franco Nobili, non solo la gestione operative ma addirittura il pieno controllo azionario. La ragione è presto detta. A poco più di un anno dal varo della «merchant bank» che avrebbe dovuto rianimare l'economia aziendale del Mezzogiorno due dei soci fondatori, cioè il Banco di Napoli e l'Imi, hanno fatto garbatamente sapere di non essere per niente soddisfatte dell'andamento aziendale e di non escludere la possibilità di un disimpegno dall'azionariato (in cui detengono, complessivamente, il 25%). Ma la notizia circolata in questi giorni negli ambienti bancari più attenti è un'altra: anche la Banca di Roma, che attraverso il controllato Banco di Roma detiene il 15% di Meridiana, vuol disinteressarsi delle sorti dell'agonizzante istituto. A far perdere la pazienza al grande gruppo bancario guidato da Cesare Geronzi sarebbe stata - secondo queste indiscrezioni peraltro non confermate dalle fonti ufficiali dell'istituto - la scelta di insediare al vertice di Meridiana Giorgio Cigliana, in sostituzione dell'ex presidente Antonio Marzano cooptato al vertice della finanziaria Cofiri. Al di là di ogni valutazione specifica su Cigliana, alcuni soci di Meridiana, e tra essi Geronzi, non avrebbe gradito il metodo seguito dall'Ili nel gestire l'avvicendamento. In questo modo si è creata una situazione a dir poco paradossale: l'Imi, il Banco di Napoli e il Banco di Roma, che detengono complessivamente il 40% di Meridiana, sono insoddisfatti e polemici verso la gestione dell'istituto e dubitano sempre più della sua stessa ragion d'essere; dall'altra parte Tiri può contare soltanto sulla «fedeltà» dei pacchetti controllati da Credito italiano e Banca commerciale e di- rettamente attraverso la Cofiri: nel complesso un 36% del capitale, meno del blocco «dissidente». E' vero che a far da arbitri ci sarebbero alcuni soci privati, tra cui Dioguardi, Falck, Ambrosio, Moratti e Ciarrapico, con un altro 24%; ma è chiaro che a nessuno di questi interessa gestire l'azienda. Di qui, una crisi che non è più soltanto manageriale ma addirittura proprietaria. Come uscirne? La logica dell'opposizione del Banco di Napoli e dell'Imi è stata sempre quella di contestare la «duplicazione», in Meridiana, di una realtà già esistente: la Fune, e già bisognosa di una fisiologica integrazione con la Finban, la merchant bank del Banco napoletano. Ma quest'attrazione fatale non è mai stata avallata dai «decisori» coinvolti, in particolare l'Agensud che controlla la Fime. L'unico sbocco possibile per l'impasse potrebbe essere il via libera del matrimonio Fime-Finban e la confluenza di Meridiana in esso. Una patata bollente per il prossimo ministro per il Mezzogiorno. [s. lue]

Persone citate: Antonio Marzano, Cesare Geronzi, Ciarrapico, Cigliana, Dioguardi, Falck, Franco Nobili, Geronzi, Giorgio Cigliana, Moratti

Luoghi citati: Napoli, Roma