«Malati di Aids, vi uccideremo»

«Malati di Aids, vi uccideremo» Rubati gli elenchi nella sede della Caritas di Roma, poi la minaccia al telefono «Malati di Aids, vi uccideremo» Ma i nomi sono in codice, sarà difficile individuarli Monsignor Di Liegro: «In questa città troppa tensione» ROMA DALLA REDAZIONE Dieci giorni fa il furto, ambiguo e indecifrabile. L'altro ieri la telefonata, minacciosa e tracotante. «Ora vi uccidiamo tutti. Vi decimiamo»: così ha detto la voce, anonima e fredda. Poi ancora due squilli, l'operatrice ha risposto, ma stavolta all'altro capo del filo non parlava nessuno. Adesso anche i carabinieri indagano sull'irruzione e le minacce ai danni del centro di assistenza della Caritas per i malati di Aids, un'ufficio ricavato da una chiesa sconsacrata in vicolo San Celso, a due passi da piazza Navona. Si indaga per capire chi e perché, il 17 giugno, è entrato di nascosto approfittando della momentanea assenza della centralinista portando via un computer con i dati dei malati assistiti dalla Caritas, un televisore, un videoregistratore e qualche biglietto da centomila lire. Ma soprattutto per scoprire chi e perché, l'altro giorno, ha telefonato per minacciare malati e operatori. Fortunatamente però, la minaccia sembra un'arma spuntata, almeno nei confronti dei malati. «Nell'archivio elettronico contenuto del computer - spiega monsignor Luigi Di Liegro, direttore della Caritas romana c'erano solo dati disaggregati, con i nomi in codice e una chiave d'accesso a cui è praticamente impossibile risalire. L'archivio cartaceo, che era lì, non è stato toccato». Nessun rischio, quindi, per le 160 persone che si affidano al centro di accoglienza di vicolo San Celso: sembra scongiurata l'ipotesi di una triste e sciagurata «campagna di pulizia» che pure la telefonata aveva fatto immaginare. L'assistenza ai malati di Aids da parte della Caritas a Roma non ha mai avuto vita facile. Qualche anno fa, quando fu aperta una casa di accoglienza all'interno del parco di Villa Glori, gli abitanti dei Parioli - uno dei «quartieri bene» - organizzarono una vera e propria rivolta che però non riuscì a bloccare l'iniziativa. Dopo il furto e le minacce si è pensato ad una rigurgito di intolleranza, ma don Di Liegro dice: «Non ci sarebbe nemmeno motivo, perché ai malati che si affidano al centro di San Celso noi facciamo assistenza nelle loro case, quindi non diamo fastidio a nessuno». I sospetti sull'irruzione di metà giugno, comunque, restano. Ci sono altre stanze nel centro, oltre a quella dov'era l'archivio dei malati di Aids, che non sono state visitate dai ladri. Eppure anche lì c'erano oggetti che potevano essere venduti, se a commettere il furto è stato qualcuno in cerca di soldi e di «merce» da rivendere. Ecco allora che l'ipotesi più probabile diventa quella di un'intimidazione rivolta più in generale all'attività della Caritas. Da tempo i volontari che operano in favore di barboni e immigrati, soprattutto nella zona intorno alla stazione Termini, sono oggetto di minacce ed inviti ad andarsene, perché colpevoli di attirare nei vari quartieri, con il loro lavoro, gente sgradita ai cittadini. Molte scritte sui muri contro la Caritas, a volte firmate con i simboli dei naziskin, sono comparse di recente intorno alla stazione. «L'atmosfera di questa città dice ancora don Di Liegro che ha deciso di sospendere temporaneamente il servizio notturno al centro di San Celso e di affidare a dei vigilantes la protezione dell'ufficio - è diventata pesante. La gente, pressata dalle tensioni sociali e dai tanti problemi mai affrontati, rischia di perdere il senso della solidarietà. Le responsabilità sono dell'amministrazione comunale, inefficiente e colpevole, che non ha saputo far altro che allontanare i deboli e spingerli al degrado. L'assessore ai servizi sociali Giovanni Azzaro l'anno scorso ha avuto 14 miliardi per gli immigrati. Che ne ha fatto? Come ha pagato la sua campagna elettorale?». Azzaro ha già risposto: «La Caritas è ampiamente sovvenzionata dal Comune. Tutto quello che il mio assessorato ha speso può essere giustificato». I volontari da tempo sono nel mirino perché accolgono nel quartiere gli emarginati i barboni e gli extracomunitari Monsignor Luigi Di Liegro, responsabile della Caritas diocesana di Roma, dove viene organizzata tutta l'attività per l'assistenza domiciliare ai malati di Aids

Persone citate: Azzaro, Di Liegro, Giovanni Azzaro, Luigi Di Liegro

Luoghi citati: Roma