Cee e Onu, doppio ultimatum alla Serbia di Fabio Galvano

Cee e Onu, doppio ultimatum alla Serbia L'Europa pronta a intervenire con la forza nella crisi balcanica per «motivi umanitari» Cee e Onu, doppio ultimatum alla Serbia E a sorpresa Mitterrand vola nella Bosnia in fiamme LISBONA DAL NOSTRO INVIATO Per la prima volta l'Europa comunitaria ipotizza in modo esplicito un intervento armato in Bosnia, mentre Mitterrand parte a sorpresa per un viaggio in Jugoslavia. Poco dopo il decollo del jet presidenziale dall'aeroporto di Lisbona, il capo di Stato bosniaco Itzbegovich faceva sapere che il collega francese era atteso a Sarajevo dove giungerà oggi: ieri sera è atterrato a Spalato, di dove proseguirà in auto. Con lui c'è il ministro francese per l'Azione Umanitaria Bernard Kouchner. Stando alle prime informazioni, sembrerebbe un'iniziativa personale. Il vertice di Lisbona, che si è concluso ieri, non ha tuttavia adottato la linea interventista caldeggiata dall'Italia e, con qualche maggiore prudenza, dalla Francia. L'azione militare, anziché essere apertamente invocata, «non è esclusa»; ma sempre e soltanto per raggiungere obiettivi umanitari e sotto l'ombrello dell'Orni. In pratica i capi di Stato e di governo dei Dodici, che nella capitale portoghese hanno rilanciato un processo d'integrazione europea uscito fiaccato dal referendum danese, hanno rinviato la palla nel campo del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, che si riunirà domani in seduta formale. L'Europa è pronta, e incarica l'Ueo di esaminare le possibilità operative; ma non vuole essere sola. «Non dobbiamo creare un Vietnam o un Libano nel cuore dell'Europa», ha detto il premier belga Dehaene. La dichiarazione varata ieri dai Dodici, dopo avere ribadito la responsabilità serba e l'intenzione europea di applicare appieno le sanzioni Onu, e prima di tranciare sul nodo macedone dando partita vinta alla Grecia che rifiutava il nome di Macedonia per la nuova Repubblica, precisa che di fronte al dramma della Bosnia «sono necessarie ulteriori misure». Prima fra tutte l'Europa indica la riapertura dell'aeroporto di Sarajevo, dettata da motivi umanitari: «Gli Stati membri proporranno che il Consiglio di Sicurezza prenda senza indugio le misure necessarie per la riapertura dell'aeroporto e l'efficace distribuzione di assistenza umanitaria». A questo i Paesi della Cee «sono pronti a collaborare per quanto sia giuridicamente e praticamente possibile», cioè senza un diretto coinvolgimento di una Germania che secondo il cancelliere Kohl «ha limiti ben precisi». E ciò «può includere forniture di cibo per via aerea». Pur dando la precedenza ai mezzi pacifici, insiste la dichiarazione, «il Consiglio europeo non esclude il ricorso a mezzi militari dell'Onu per raggiungere questi obiettivi umanitari». Da Gianni De Michelis, alle sue ultime ore come ministro degli Esteri, è venuta qualche precisazione sulle dichiarazioni di venerdì: «La proposta italiana - ha detto - non era nel senso di uno scontro di forza, ma di un appoggio ad un'azione umanità- ria. Non si può equivocare sulle nostre intenzioni». E comunque, ha aggiunto, dopo avere detto di essersi battuto «per un approccio più immediato e preciso», qualcuno «dovrà spiegare perché un intervento andasse bene in Kuwait e non in Bosnia». La verità è che il problema bosniaco è stato percepito in molti modi diversi. Ma il compromesso raggiunto ieri si fonda sull'unanimità. E' la stessa che fa dire alla Cee, per la prima volta, che la Serbia deve «astenersi da ulteriori repressioni» anche nel Kossovo; e che è «legittima la richiesta di autonomia» di quella regione. Ma soprattutto i Dodici, dopo avere concordato con il segretario di Stato americano James Baker secondo cui la federazione serbo-montenegrina non è l'erede della Jugoslavia e va sospesa dalla Csce e dalle altre organizzazioni internazionali, hanno sciolto il nodo della Macedonia. Ha vinto la testardaggine greca: il riconoscimento potrà avvenire con la denominazione decisa dalle autorità di quella Repubblica, ma «a condizione che essa non includa il termine Macedonia». Fabio Galvano ★ * '★ ★ ★ ★ ★ ★ ★ * mil

Persone citate: Bernard Kouchner, Dehaene, Gianni De Michelis, James Baker, Kohl, Mitterrand