La Sitaf fa spazio ai privati di Gianni Bisio

La Sitaf fa spazio ai privati Si configurerà come holding con competenze allargate a molti settori La Sitaf fa spazio ai privati Nuovo statuto, capitale a cento miliardi La Sitaf cambia nome, ma non sigla: da Società italiana per il traforo autostradale del Fréjus a Società italiana trafori-autostrade-ferrovie. Non è solo una mutazione formale, per adeguare la denominazione all'oggetto societario, mutato nel '90 rispetto a quello d'origine: gli azionisti, martedì, dovranno approvare un nuovo statuto che vede 9 articoli, su 32, radicalmente modificati. In sostanza, la Sitaf si configurerà come una holding, non più soltanto a maggioranza pubblica, e non solo limitata ai trasporti in genere (per costruzione e gestione di autostrade, ferrovie, aeroporti, parcheggi, porti e metropolitane), ma anche con competenze su opere di assetto territoriale (sistemazioni idrogeologiche in Val di Susa) e urbanistico, e su interventi nel campo delle acque (la falda di Pian Gelassa) e dell'energia. n cambiamento più rilevante nella società, previsto nel nuovo statuto, è nella codificazione del «principio della libera circolazione delle azioni tra soci e da soci a terzi», prima molto limitato. Questo anche se l'alienazione di quote rimane subordinata al controllo del collegio sindacale, che dovrà ratificare l'ingresso di nuovi soci. Cade, in sostanza, il tetto al 25 per cento delle azioni private, anche perché le banche maggiori (San Paolo e Cassa di Risparmio, 11 per cento a testa) sono divenute società per azioni e, in prospettiva, la stessa Anas (oggi titolare da sola del 35 per cento delle azioni Sitaf) potrebbe essere privatizzata. Si aprirà quindi ai privati (molti sono in lista d'attesa, cooperative comprese) quella scalata alla società tentata già una prima volta nell'88 e bloccata dagli enti locali azionisti. Tanto più che il capitale passerà da 75 a 100 miliardi. Sono molti a far notare, a questo proposito, che il compito di «volano» e di ((pro¬ mozione» della parte pubblica oggi peraltro a corto di fondi - è sostanzialmente terminato con la realizzazione del traforo del Fréjus e della strada d'accesso. Quindi si apre, per ora con alcuni vincoli, l'accesso al capitale libero, tenuto conto che il limite massimo del 5 per cento fissato per ciascun pacchetto privato può essere aggirato facilmente da un «cartello» di investitori. D'altra parte la Sitaf, con una convenzione, opera già da tempo come braccio secolare della Regione. Ne sono prova sia la progettazione per l'Alta velocità ferroviaria in Val di Susa (fatta dalla Stef, società figlia della Sitaf, con la Setec francese), sia, ad esempio, la delibera regionale del 30 marzo scorso, che affida al gruppo, senza appalto, la sistemazione definitiva idraulica e ambientale della Dora Riparia per una spesa di 7,5 miliardi. Gianni Bisio

Luoghi citati: Dora Riparia, Pian Gelassa, San Paolo