Bisogna dirgli grazie anche se non ha vinto

Bisogna dirgli grazie anche se non ha vinto OLIVA ADDIO Bisogna dirgli grazie anche se non ha vinto NAPOLI Oliva dopo il mDAL NOSTRO INVIATO «L'atleta ha perso, ma ha vinto l'uomo». Così, in una frase, Patrizio Oliva ha fotografato l'ultimo, sfortunato match della sua carriera pugilistica. Giovedì sera il trentatrenne pugile napoletano ha dato l'addio, con estrema dignità, al mondo che lo ha visto protagonista per più di una dozzina d'anni. Un ultimo tentativo mondiale era la scommessa che Oliva, tornando sul ring dopo una parentesi di due stagioni, aveva fatto con se stesso. E' riuscito ad arrivare ad un passo dal vertice ma ha dovuto arrendersi, soffrendo stoicamente, in piedi, fino al termine delle dodici riprese, ad un avversario di valore assoluto come James McGirt, atleticamente più forte e ottimamente dotato come potenza. «L'Oliva di sei anni fa - ha ammesso Patrizio -, quello che strappò la corona mondiale a Ubaldo Sacco, avrebbe battuto anche questo McGirt. Ma ora è diverso purtroppo, a 33 anni non mi sento più in grado di tenere il ritmo che sarebbe necessario per imporre il mio tipo di boxe. L'americano mi ha tagliato il fiato con un duro lavoro al corpo, alla decima ripresa un colpo al plesso solare mi ha svuotato del tutto, ho continuato sino alla fine sorretto solo dall'orgoglio». Il futuro di Oliva prevede ancora il pugilato, ma davanti ad un «monitor», come commentatore a fianco del telecronista di Telemontecarlo. In questa veste, che costituisce un giusto riconoscimento alla sua capacità di giudizio e alla disinvoltura nell'esprimersi con la massima proprietà di linguaggio, Patrizio andrà alle Olimpiadi di Barcellona. Ed intanto ha avviato una nuova attività commerciale, nel campo della gioielleria, da cui si attende buone soddisfazioni. Proprio nel match che lo ha visto soffrire di più, il pugile napoletano è riuscito, a atch posteriori, a prendersi una rivincita sui critici che (noi compresi) non sempre hanno apprezzato la sua boxe cerebrale, sfuggente, in grado comunque di fare sfigurare qualsiasi avversario. Quel McGirt, indubbiamente un rappresentante qualificatissimo del pugilato all'americana senza «marcia indietro», ed in possesso di un record costellato di vittorie per ko, pur vincendo con netto margine di punti, non è mai riuscito a portare il nostro pugile sulla soglia del knock out. «Ero io ad essere bravo ha commentato Patrizio, in una "zoomata" sulla sua carriera ero io che riuscivo a dimensionare, a dimezzare il valore dei miei avversari». Con questa sincerità nel giudicare e giudicarsi, dopo questa ultima, soffertissima sfida, Patrizio Oliva ha chiuso con tutti gli onori una carriera che lo ha visto balzare alla ribalta con la medaglia d'oro alle Olimpiadi 1980 a Mosca e restare un protagonista vincente per i dodici anni della sua vita professionistica, salvo la parentesi della sconfitta per ko del 1987 ad opera dell'argentino Coggi, che gli costò il titolo mondiale. Ha avuto un po' di fortuna nelle fasi decisive della sua carriera, Patrizio: conquistare il titolo europeo di fronte al mediocre Gambini vincitore per squalifica sul ben più forte McKenzie, trovarsi di fronte, nel Mondiale, un Sacco frastornato da pesanti vicende personali, sono stati indubbiamente episodi di vento a favore che Oliva ha saputo magnificamente sfruttare. E viene da chiedersi che cosa avrebbe saputo fare, se avesse posseduto un pizzico di potenza in più. Nel momento in cui il pugilato professionistico italiano, per carenza di materiale umano oltre che per cecità di dirigenti troppo «dilettanti», sta agonizzando, è giusto, anzi doveroso dirgli: grazie, Patrizio. Gianni Pigliata ata | match

Persone citate: Coggi, James Mcgirt, Oliva Addio, Patrizio Oliva, Sacco, Ubaldo Sacco

Luoghi citati: Barcellona, Mosca, Napoli