Moglie mia litighiamo per animare la serata di Masolino D'amico

Moglie mia litighiamo per animare la serata Testo di Santarelli apre Asti Teatro Moglie mia litighiamo per animare la serata Pistilli e la Savagnone riscattano una commedia fragile e scombinata ASTI DAL NOSTRO INVIATO «Tanto per animare la serata» di Manlio Santanelli che ha inaugurato il 14° Festival Asti Teatro è un dialogo della durata di 75' fra due anziani coniugi senza figli, che non hanno più niente da dirsi. Tanto per animare la serata, lui cerca di attaccare blandamente briga, lamentandosi degli acciacchi della vecchiaia, contraddicendo lei su qualche osservazione innocua, soprattutto pavoneggiandosi con un po' di aggressività nei suoi principali passatempi, che sono spiare dalla finestra quello che succede di giorno in strada, e di notte in un appartamento di fronte, che ora per colmo di iattura sembra sia stato abbandonato dall'occupante; e raccogliere puntigliosamente monete da cinquecento lire, conservate in tanti sacchetti chiusi in un armadio a scapito dei vestiti di lei, A un certo punto questo signore, che si chiama Ercole e che ci viene descritto come un bancario in pensione, ex direttore di filiale, espone il suo piano, che consiste nel fare incetta delle predette monete e aspettare pazientemente che la zecca le dichiari fuori corso, allo scopo di vederne salire alle stelle il valore numismatico. Altro argomento che ogni tanto si affaccia nella conversazione della coppia, il sesso, che malgrado i piccoli battibecchi i due praticano ancora, sia pure ogni tanto, magari insaporendolo con qualche trovatina peccaminosa. Esasperato dall'ennui, a un certo punto Ercole prende cappello, e se ne va di casa. E' una routine, ma lei, che per non essergli da meno si chiama Antea, finge per un momento di crederci, e rimasta sola si fa piovere addosso qualche moneta, come Danae fecondata da Giove. Poi Ercole ritorna buono buono - i dolori alle gambe lo hanno sconsigliato di scendere le scale - e la vita riprende come prima. Francamente fatico a trovare motivi di interesse in questo atto unico un po' dilatato, una volta archiviata la accettabile prova degli attori Gigi Pistilli e Rita Savagnone, che diretti da Marco Parodi in una mesta scena di Luigi Perego rappresentante una avvolgente veduta di città italiana convenzionale ma in toni grigi, hanno cercato di valorizzare i rari spunti contenenti un po' di ironia. Se vuol essere un apologo, me ne sfugge il senso. Di piccola tranche de vie realistica e magari minimalistica non si tratta, non sappiamo dovè ci troviamo né chi siano costoro, né per l'occasione Santanelli rinnega la sua propensione alla sporadica ricerca di una dimensione grottesca; per esempio il principale spettacolo visto da Ercole affacciato alla finestra tempo prima, e ora da lui raccontato diffusamente, è abbastanza assurdo, e anche un po' disgustoso. Di conflitto fra personaggi interessanti non si può parlare, Antea, che si difende dal marito come si difende da noi, non ci dice quasi nulla su di sé; e Ercole, lo avrete capito, è un presuntuoso cretino, e se lo incontrassimo in treno ci guarderemmo bene dall'ascoltarlo. In definitiva abbiamo soltanto un ennesimo esercizio di quel teatro in economia, che a quanto pare è l'unico ad avere possibilità di andare in scena oggigiorno. E' un teatro che sarebbe veramente il momento di abbandonare per correre qualche rischio in più. Autori, basta coi monologhi e coi dialoghi, inventate qualcosa di più articolato! E voi impresari, e voialtri Festival, giustificate le sovvenzioni, e dateci qualcosa dove affondare i denti. Masolino d'Amico Luigi Pistilli e la Savagnone nello spettacolo diretto da Marco Parodi

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