Metamorfosi del prof in trasferta di Oreste Del Buono

Metamorfosi del prof in trasferta RISPONDE O.d.B. Metamorfosi del prof in trasferta Egregio O.d.B. ormai ii periodo degli esami incombe. Chi le scrive non è un alunno né tantomeno un professore, ma un povero cameriere che per trenta giorni circa deve sopportare una quarantina di professori a colazione, pranzo e cena. Penso lei sia al corrente del fatto che i professori in trasferta (per gli esami di maturità) sono completamente spesati dallo Stato a partire dal momento in cui lasciano la loro dimora al momento del loro ritorno a casa, lo lavoro in un albergo da 4 stelle che offre un'ospitalità e un comfort non indifferenti. Eppure... G. F., Torino GENTILE signor G. F., la ringrazio per avermi comunicato il suo nome e cognome. Una volta tanto, sono io a scegliere per lei le iniziali. Questo non è un seguito delle lettere prò e contro le gite scolastiche, qui non si parla di studenti maleducati. Si parla solo di professori e, naturalmente, non di tutti i professori, ma di certi professori, e se ne parla dal punto di vista di chi li deve servire per un dato periodo. «Eppure i professori sono insoddisfabili, non sono mai contenti, più gli rendi servizio, più pretendono. Evidentemente, a casa loro, sono circondati da governanti, camerieri e cuochi di categoria molto più elevata. Poi l'educazione, non dico a tavola, ma nei confronti di noi camerieri, lascia molto a desiderare: solo pochi si salvano, quelli che ogni tanto Metamdel in tra ti dicono "grazie". Senza parlare di mance. Quelle da un professore non le si è mai viste. Anzi, al momento della partenza, fanno di tutto per non incrociarti nell'albergo così evitano pure di salutarti. Eppure pretendono. Arrivano a mangiare alle 15, quando il ristorante dovrebbe essere già chiuso, ma non ti sono mai riconoscenti. II fatto che mi lascia perplesso è la bontà dello Stato nei confronti di questa categoria. Lo Stato è indebitato sino al collo, abbiamo scuole cadenti e poi spende miliardi per mandare in "vacanza" i suoi professori. A lei può sembrare la lamentela di un poveruomo che non sa come passare il suo tempo, ma, diamine, i professori me li sono già dovuti sopportare ai tempi della scuola, è possibile che debbano perseguitarmi anche sul lavoro?...». Gentile signor G. F., ringrazi il caso ovvero che io non sia un professore. Quindi, non comincerò a segnare con la marita rossa e blu il suo «insoddisfabili» che non si trova nel dizionario. A ogni modo, voglio supporre che quanto lei denuncia non si verifichi in tutti gli alberghi e che lei sia particolarmente sfortunato. Ma da quale punto di vista la scuola riuscirà mai positiva? Oreste del Buono

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