Roma, notte di terrore con firma basca di Giovanni Bianconi

Roma, notte di terrore con firma basca Gli ordigni sono scoppiati a distanza di pochi minuti, auto distrutte e portoni sventrati Roma, notte di terrore con firma basca Tre bombe contro obiettivi spagnoli, sei feriti lievi ROMA. Il primo boato all' 1,37, il secondo all' 1,43, il terzo all' 1,46. Nove minuti per portare un pezzo di terrorismo basco in Italia, tre bombe esplose in piena notte a poche decine di metri una dall'altra, contro altrettanti obiettivi spagnoli nel cuore di Roma. Ordigni rudimentali ma potenti, che hanno sventrato pesanti portoni d'ingresso, infranto vetrine e finestre, distrutto e bruciato auto in sosta. Non ci sono vittime, solo sei feriti lievi, ma è stato un caso: a quell'ora d'estate, nelle vie del centro storico della capitale, di solito c'è molta gente. Una rivendicazione attendibile non è arrivata, ma secondo gli inquirenti non tarderà ad apparire su qualche giornale locale basco, com'è accaduto in passato. I responsabili della Digos romana sono infatti convinti che gli attentati a ripetizione siano opera di un commando dell'Età, il movimento indipendentista basco che ha potuto contare su appoggi italiani. E proprio durante la ricerca della base logistica, ieri mattina all'alba è stata fatta irruzione in una scuola elementare abbandonata dove undici persone del circolo culturale «Askatasuna» sono state arrestate perché trovate in possesso di quindici bottiglie molotov. Si tratta di elementi considerati dell'area di Autonomia operaia. Non è ancora possibile stabilire un collegamento tra i giovani arrestati e le tre bombe esplose l'altra notte. I poliziotti cercavano una persona di lingua spagnola che era stata segnalata in quel circolo; non hanno trovato lui, ma altre 11 persone e le molotov. Della persona ricercata però, nella ex-scuola c'erano i documenti. Il lavoro investigativo su questa traccia continua. Ad essere colpito per primo, nella «notte dei fuochi baschi», è stato l'ufficio agricolo spagnolo presso la Fao, che si trova alle spalle di piazza Navona. Una bomboletta di gas butano circondata da bombolette di vernice spray, con esplosivo al plastico collegato ad un detonatore e ad un timer, tutto sistemato all'interno di uno zainetto. L'ordigno è esploso ferendo un passante. Sei minuti più tardi un'altra bomba confezionata allo stesso modo è esplosa in lungotevere dei Mellini, davanti al palazzo dove risiede l'addetto militare spagnolo in Italia. Il portone è stato completamente divelto; i vetri del palazzo sono andati in frantumi, anche quelli dell'ultimo piano; le vetrine della pasticceria Ruschena si sono sbriciolate e le macchine parcheggiate hanno preso fuoco. Altri tre minuti ed ecco la terza esplosione, all'altro capo del ponte che attravesa il Tevere, in via Ripetta. La bomba era piazzata davanti al palazzo Cembalo-Borghese, sede della Galleria d'arte spagnola. Qui quattro agenti di polizia che pattugliavano la zona si sono accorti di uno zainetto appeso alla porta d'ingresso, e stavano per intervenire quando è avvenuta l'esplosione. Sono rimasti legger- mente feriti. Prima dello scoppio gli agenti hanno avuto il tempo di vedere il timer collegato all'esplosivo. Proprio a palazzo Cembali-Borghese l'esplosione ha causato i maggiori danni, già valutati in varie decine di milioni, distruggendo l'ingresso e le sale interne della galleria. L'operazione dei terroristi baschi sembra una fotocopia di quella messa a segno un anno fa, nella notte fra il 27 e il 28 maggio 1991. Quella volta, sempre a pochi minuti di distanza l'una dall'altra, tre bombe scoppiarono davanti alla sede del Banco Bilabo Vizcaja, della cancelleria dell'ambasciata spagnola e della compagnia aerea Iberia. Stessa tecnica, stesso tipo di ordigni. In quell'occasione arrivò una rivendicazione della Falange Armata, un'organizzazione tuttora fantomatica e oscura che puntualmente s'è fatta viva anche ieri, con una telefonata di minaccia al ministro dell'Interno Scotti. «Chiedetegli se conosce Carrero Bianco», ha detto la voce anonima riferendosi al primo ministro della Spagna franchista fatto saltare in aria a Madrid. Dopo quelli di Roma del maggio '91, altri attentati anti-spagnoli sono avvenuti il 3 agosto scorso a Milano e venti giorni dopo a Firenze e Livorno. Nel tentativo di scoprire gli autori di questi altri attentati la Digos romana avev j puntato gli occhi da vari mesi sul circolo «Askatasuna», nei locali della ex-scuola elementare Licio Giorgieri, al quartiere Aurelio. I controlli e le segnalazioni avevano portato all'indacazione dell'uomo di lingua spagnola «che evidentemente non ha interesse ad incontrare la polizia», dicono alla Digos. Ieri però di quest'uomo c'erano solo i documenti rilasciati da un Paese terzo (né Italia né Spagna) al quale là persona aveva chiesto un permesso di soggiorno. Secondo gli investigatori gli attentati dell'altra notte, come quelli di un anno fa, sono probabilmente opera di un gruppetto di due o tre uomini che arrivano dalla Spagna, restano in Italia per il tempo necessario alla preparazione (circa 10 giorni) godendo di basi d'appoggio e aiuti italiani, e poi se ne rivanno. In Francia, dove c'è una forte colonia basca, la polizia locale è riuscita ad arrivare ai militanti spagnoli dell'Età proprio seguendo le mosse dei fiancheggiatori francesi che servivano da supporto alle varie operazioni terroristiche. «Dal settembre scorso non abbiamo ricevuto alcuna segnalazione dalla Spagna - ha commentato ieri il direttore del Banco di Bilbao in Italia Luis Fernandez -, secondo me stavolta l'Età potrebbe non entrarci per nulla e quella dell'organizzazione basca potrebbe essere una falsa pista». Ma alla Digos non la pensano così, e già si preoccupano dei 47 obiettivi spagnoli «di una certa rilevanza» presenti a Roma, alla cui costante vigilanza dovrebbero essere impiegati 450 poliziotti. Giovanni Bianconi Arrestati undici giovani avevano bottiglie molotov. Un anno fa gli attentati colpirono anche l'ambasciata Nella foto grande l'ingresso della galleria d'arte spagnola. Di fianco i danni all'ufficio agricolo iberico

Persone citate: Carrero Bianco, Licio Giorgieri, Luis Fernandez, Mellini, Ruschena