E Bruxelles batte cassa a Roma di S. Lue
E Bruxelles batte cassa a Roma E Bruxelles batte cassa a Roma Mille miliardi in più da versare alla Comunità ROMA. A parole, che cosa non farebbe l'Italia per restare, o meglio entrare, nella «serie A» dell'Europa di Maastricht? Ma a fatti, secondo le accuse - ora striscianti, ora esplicite - che periodicamente gli europartner muovono al nostro Paese, la condotta del governo sembra studiata apposta per farsi espellere dal «club» delle nazioni più avanzate. Mentre divampa la polemica sul piano «Delors 2», che comportebbe per il bilancio pubblico italiano un aggravio finanziario di mille miliardi - e che per questo viene fieramente avversato dal nostro governo non si è ancora placata quella promossa da più parti a Bruxelles ai danni delle casse pubbliche romane. Attualmente, infatti, i contributi che i Dodici sono tenuti a versare alle casse Cee vengono calcolate in proporzione con il gettito Iva. L'accusa, in questo caso esplicita, è che il sistema fiscale italiano consenta il sussistere di enormi sacche di evasione e quindi riduca ingiustamente la «base imponibile» dei nostri contributi. Ed è un'accu¬ sa difficile da confutare: l'erario della Francia, dove l'aliquota Iva è al 18,6% (contro il nostro 19%) percepisce un gettito Iva sensibilmente maggiore di quello italiano, a parità di prodotto interno lordo. E' dunque vero che, tra evasione ed erosione fiscale, l'Italia «bluffa» anche sull'Iva. Qualunque confutazione di una simile accusa è ormai impossibile, dopo che perfino il governatore della Banca d'Italia Ciampi ha affidato alla sua relazione annuale la conferma irrimediabile della inefficienza fiscale dello Stato. Ma non basta. Già per il bilancio comunitario del '92 l'Italia ha dovuto incassare un duro smacco dagli europartner. Quest'anno, infatti, il bilancio comunitario vedeva il nostro Paese in una posizione di strano privilegio, rispetto alla Gran Bretagna. Mentre Londra era un «contribuente netto» della Cee cioè versava più quattrini di quanti, sotto le varie voci previste dal bilancio - ne ricevesse, l'Italia era un «percettore netto», cioè godeva di una situazione opposta. Ebbene, la Thatcher ha sottolineato che in termini di prodotto lordo e di potere d'acquisto pro-capite l'Italia sciorinava dati e tabelle per testimoniare mia situazione economica globale migliore di quella britannica: a che titolo, allora, continuava a ricevere più quattrini di quanti ne desse? La protesta è stata accolta: a Londra è stato riconosciuto uno «sconto» di 2 miliardi di Ecu (da 5 a 3) nel suo contributo alla Cee e all'Italia è stato ridotto «l'appannaggio» da 1,1 a 0,6 miliardi di Ecu. E non è finita qui. Il «Cahier de doleances» della Comunità contro l'Italia è molto più lungo. Le critiche sono concentrate innanzitutto sul grave ritardo nella «convergenza» ai parametri economici fissati a Maastricht per le fasi 2 e 3 dell'unificazioni economico-monetaria. Per tasso d'inflazione, percentuale del debito pubblico e del deficit statale sul prodotto interno lordo il nostro Paese è molto indietro, forse troppo, per recuperare terreno nei tempi previsti. La stessa Banca d'Italia ha indicato in ben 60 mila miliardi in due anni la manovra economica (meno spese, più entrate) minima ne¬ cessaria per rimettersi al passo con i partner più «sani». L'altro «lato debole» del governo rispetto alla Cee è quello degli aiuti pubblici erogati alle imprese: l'Italia ne elargisce in assoluto più di tutti i Dodici, addirittura più della Gei-mania: 7800 milioni di Ecu all'anno, in media, tra '86 e '88. E Leon Brittan, il commissario Cee per la lotta contro i trust, non perde occasioni per ribadire la sua condanna e sollecitare, o imporre, i «tagli». Solo sul fronte del potere d'acquisto pro-capite l'Italia batte alcuni importanti Paesi partner, anche se questo sorpasso le si è ritorto contro: il nostro Paese prevale su Olanda, Islanda, Finlandia, Gran Bretagna, Spagna, Irlanda, Portogallo, Grecia e Turchia. Da non trascurare, infine, i due «contenziosi» che la Cee ha aperto contro l'Italia per le truffe agricole (oltre duemila miliardi oggetto di istruttoria) e per le direttive non ancora recepite dalla legislazione nazionale: oltre 50, relative ai più vari settori della vita sociale ed economica, [s. lue]
Persone citate: Ciampi, Delors, Leon Brittan, Thatcher
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