Ora il prete scomodo è diventato profeta di Ro. Ma.

Ora il prete scomodo è diventato profeta Venticinque anni fa moriva don Milani Ora il prete scomodo è diventato profeta Anche il vescovo di Firenze a Barbiana per pregare sulla tomba del sacerdote FIRENZE. Quelle case contadine sparse nel bosco non ci sono più, sono diventate villette per il fine settimana e la rude, sassosa montagna che accolse l'esilio ecclesiastico di don Lorenzo Milani si è trasformata in un luogo di villeggiatura. Ma Barbiana non ha dimenticato il prete mandato per punizione nella canonica abbandonata e che da lì, da quel dimenticato straccio di terra del Mugello, a Nord di Firenze, riuscì a risvegliare le coscienze cattoliche su temi allora considerati rivoluzionari. Per questo oggi Barbiana ricorda il suo sacerdote, il suo ostinato impegno nei confronti delle ingiustizie sociali e la sua scuola, quella «avviamento» creata da lui per accogliere sei ragazzini usciti dalle elementari e con i quali scrisse «Lettera ad una professoressa», l'ultimo testo, quello che diverrà celeberrimo e che riuscirà a dare una scossa elettrica alla scuola italiana. Lui non riuscì a vedere tutto questo, morì pochi giorni dopo l'uscita del libro, il 26 giugno 1967. Venticinque anni fa, un quarto di secolo che ha visto crescere la sua figura e trasformarla nel ricordo della gente e soprattutto della Chiesa. Da prete scomodo a «profeta». Nell'ultimo sinodo fiorentino le parrocchie sono state invitate a individuare i «profeti moderni» e accanto a Giorgio La Pira, don Facibeni e il card. Elia Dalla Costa, tutti hanno indicato unanimemente don Lorenzo Milani. La cerimonia di oggi a Barbiana sarà semplice: una messa celebrata dal card. Silvano Piovanelli, arcivescovo di Firenze, nella chiesetta che dal '54 fino alla morte di Lorenzo ascoltò tante passionali battaglie. Poi, l'attore Andrea Giordana leggerà alcune lettere di don Milani, le più significative, per ricordare che egli fu innanzitutto un prete. E' questa la precisa scelta del comitato promotore: rievocare la sua figura di sacerdote e l'impronta lasciata nella storia del cattolicesimo italiano. Seguirà una visita all'aula dove don Milani teneva le sue lezioni e dove con gli alunni scrisse i suoi più famosi testi, dalla «Lettera ai cappellani militari» che lo portò in tribunale per apologia di reato, a «L'obbedienza non è più una virtù», l'autodifesa letta al processo. Prima ancora, nel '58, aveva pubblicato «Esperienze pastorali» raccolte a San Donato di Calenzano dove aveva scoperto la realtà dei poveri, degli operai, 1'«ingiustizia che offende Dio prima ancora che gli uomini». Proprio quello scritto, ritirato dalle librerie dal Sant'Uffizio perché giudicato «inopportuno alla lettura dei cattolici», costrinse il cardinale Dalla Costa a esiliare quel pastore ribelle, à spedirlo in un luogo sperduto come Barbiana. [ro. ma.]

Persone citate: Andrea Giordana, Giorgio La Pira, Lorenzo Milani, Silvano Piovanelli

Luoghi citati: Calenzano, Firenze