Scandalo viet per Bush
Scandalo viet per Bush Il Parlamento: 133 prigionieri Usa abbandonati in Indocina Scandalo viet per Bush E rivangate bussa alla Casa Bianca NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Un'altra bugia di Richard Nixon è venuta clamorosamente alla luce ieri, ed è una bugìa che getta sale su una ferita che non ha mai smesso di sanguinare: quella dei soldati americani mai più tornati dal Vietnam.. Dopo diciannove anni di paziente e frustrante lavoro, la commissione parlamentare d'inchiesta è riuscita a stabilire con certezza che rarmninistrazione Nixon ebbe in mano le prove che almeno 133 degli uomini che non erano stati riconsegnati dai vietnamiti erano ancora in vita, ma quelle prove decise di ignorarle. La verità ufficiale di allora (cioè del 1973, quando gli Stati Uniti e il Vietnam del Nord firmarono il cessate il fuoco) doveva essere che con quella «sporca guerra» gli americani avevano chiuso, che la «Operation Homecoming», l'operazione ritorno a casa, si era conclusa bene e che nessuno strascico doveva turbare l'impegno con cui gli americani, da quel momento in poi, avrebbero cercato di dimenticare quella sciagurata avventura. Lo strascico che avrebbe potuto ostacolare la salutare e gigantesca opera di rimozione era la possibilità che in Vietnam ci fossero ancora dei soldati americani vivi. La loro ricerca avrebbe comportato un'azione «congiunta» fra Washington e Hanoi, e questo era considerato esattamente il contrario di ciò di cui lo stato psicologico generale degli americani - secóndo gli uomini di Nixon - aveva bisogno. Così la Dia, il servizio di informazione del Pentagono, decise semplicemente di non tenere conto di quella possibilità, nonostante le prove raccolte fossero più che consistenti. I prigionieri che i vietnamiti avevano restituito erano 591, ma la lista dei dispersi di cui non si era potuta accertare la morte era molto più lunga, arrivando a quasi tremila. Interrogando i rilasciati, la Dia arrivò a compilare una prima lista ristretta di 244 soldati «probabilmente ancora vivi». Poi, proseguendo nel loro lavoro, gli uomini del servizio informazione stabilirono che di quelli, almeno 111 era morti. E gli altri 133? Niente. Da POW (pnsoners of war) che erano, quei 133 uomini furono trasformati in MIA (missings in action). Insomma l'amministrazione Nixon mentì sapendo di mentire. Tutto questo è stato accertato ora dalla commissione parlamentare che ieri è arrivata al momento culminante del suo lavoro. Davanti al suo presidente, il senatore democratico John Kerry, è arrivato Charles Trowbridge, responsabile dell'ufficio competente della Dia, e di fronte alle contestazioni di Kerry e degli altri ha finito per ammettere: «Sì, ne abbiamo lasciati fuori alcuni». Per i familiari degli scomparsi, che non si sono mai rasse- gnati alla verità ufficiale e che per anni hanno «disturbato» tutti per ottenere informaziom, questo è il momento della soddisfazione amara e della rabbia feroce; per Richard Nixon è la confeima del suo «stile» di governo; per George Bush è un problema elettorale in più che lo aggredisce da tre postazioni. La prima: lui all'epoca di queste menzogne era il capo della Cia; la seconda: il suo avversario Ross Perot, che a suo tempo fece propiia la causa dei familiari degli scomparsi, può dire di avere avuto ragione; la terza: l'attuale amministrazione ha ovviamente «avallato» la verità ufficiala decisa 19 anni fa. E a proposito di problemi di Bush, proprio ieri ne è sorto un altro, piuttosto minaccioso. Lo «special prosecutor» dello scan- dalo Iran-contras ha mandato un rapporto al Congresso per fare il punto sulla sua indagine. Ormai ci sono, dice Walsh. Sto svolgendo indagini «al più alto livello del governo». Walsh è un uomo molto riservato, le uscite teatrali non gli si addicono, sostengono tutti. Se si è sbilanciato così, vuol dire che ormai ha davvero in mano delle cose. Del resto, quando giorni fa è stato incriminato Caspar Weinberger, la convinzione che Ronald Reagan (e il suo vice di allora Bush) fossero anche loro vicini all'incriminazione si era diffusa un po' dappertutto. Ora Walsh ha indicato anche una scadenza: entro la fine dell'estate. Un vero e proprio «carico sospeso» sulla testa di George Bush. Franco PantareJli
Luoghi citati: Hanoi, Indocina, Stati Uniti, Usa, Vietnam, Vietnam Del Nord, Washington
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