Farouk, cresce l'angoscia dopo l'ora X

Farouk, cresce l'angoscia dopo l'ora X Scaduto l'ultimatum imposto dai banditi, attesa e tensione nella villa del piccolo rapito Farouk, cresce l'angoscia dopo l'ora X Sarebbe stato offerto 1 miliardo contro i 7 richiesti La Sardegna si sente sotto accusa e si è mobilitata COSTA SMERALDA DAL NOSTRO INVIATO Le ore sono parse secoli, ieri, giorno della scadenza dell'ultimatum imposto dai banditi. L'angoscia di dover registrare un altro scempio pareva coprire tutto, ma le mura in pietra rosa della casa sulla collina non lasciavano filtrare la tensione. Fateli Kassam, il duro, è sceso al suo albergo, giù al mare, e a mezza mattinata è rincasato; Evelyne Marion Bleriot, la madre di Farouk, è arrivata fino alla scuola di Abbi adori: non bisogna cedere, proprio in un momento così delicato. E' stato un giorno di sole e di vento. E di trepidazione. Di quel maledetto ultimatum non si è voluto parlare, del resto, i giorni convulsi che lo hanno preceduto forse son serviti per tentar di riallacciare quel sottilissimo filo che in gergo tecnico vien chiamato «la trattativa». «Ma no, non è neppure il caso di sottolinearlo, qui non c'è ultimatum: un ultimatum è quello fatto da Bush a Saddam», dice l'avvocato Mariano Delogu, legale dei Kassam. «No, qui la situazione è molto più fluida. Non ci sono scadenze orarie». La radio ripete di contatti, ma Delogu ironizza: «Vuol dire che quelli della radio erano presenti». Poi torna serio, quando gli vien chiesto se non si senta un po' più ottimista. «Non posso dire nulla», taglia corto. Contatti, trattative, mercanteggiamenti: chi tiene in mano Farouk ha una dimestichezza ributtante con il «souk» dove si trattano gli ostaggi. Fateh il duro lo sa e cerca di salvare il figlio senza rinunciare alla propria dignità. Così si parla della pretesa di 7 miliardi e della controfferta che sarebbe arrivata al miliardo. Ma è tutto incerto, tutto opaco. La gente osserva il dramma e c'è chi avverte il peso per essere impotente. Tutta la Sardegna si sente sotto accusa. Da Sassari Salvatore Isgrò, il vescovo, ha tuonato: «C'è una responsabilità di tutta la società, con questa ri¬ cerca spasmodica dei soldi, del guadagno, che fa parte di una logica di consumismo e che, magari, provoca invidia». E l'altra sera a Olbia gli intellettuali si sono riuniti per un convegno su «Cultura e violenza». Un po' d'impaccio, ma anche il coraggio di parlar franchi: e il dramma di questo sequestro ha provocato molti esami di coscienza. «Bisogna avere come chiave di lettura 0 codice barbaricino, che vige anche nelle zone limitrofe, per capire un fatto come questo» ha detto Salvatore Mannuzzu, l'autore di «Procedura», pubblicato da Einaudi e Premio Viareggio nel 1989, e dì «Un morso di formica». Toscano di Pitigliano (Grosseto), ma di famiglia sarda, 62 anni, Mannuzzu prima di fare lo scrittore era giudice. Dice: «Se non ci sarà una rottura del silenzio all'interno di questa plaga, non si può parlare di liberazione della Sardegna dai suoi viluppi culturali». Ma mentre si disserta, Farouk dov'è, in Barbagia? Mannuzzu risponde: «Qualcuno mi ha detto che la Barbagia, stavolta, non c'entra». Un sequestro, è un affare costoso? «Sì, perché la divisione viene fatta fra molti. Ma, forse, in Sardegna è meno costo¬ so che altrove». C'è la possibilità di trovare l'ostaggio? «Diffìcile dirlo. Possono averlo messo in una buca nella terra e legato con una catena; magari gli portano da mangiare e subito son liberi di tornare in paese. Anni fa al bimbo Mauro Carassale lo hanno tenuto così e lo picchiavano per qualsiasi "mancanza": quando ruppe un bicchiere, quando fece rumore nello spostare il bugliolo». Ma perché i carcerieri son così violenti? «C'è una pedagogia della violenza tipica di quelle zone. Il pastore è "solu che fera", solo come una belva, e la crudeltà verso gli ani¬ mali è un atto consueto perché li considera semplicemente come un oggetto». E il taglio dell'orecchio? «Anche se il bimbo non è un agnello, vien considerato qualcosa di simile». Nuoro è scesa in piazza, anche ieri, e ha manifestato, e anche sabato ci sarà una nuova manifestazione. Oggi si riunisce il Consiglio regionale in seduta straordinaria aperta. «Il popolo sardo si rivolta in massa», ha assicurato Salvatore Cucca, presidente della sezione sarda dell'Associazione fra i Comuni. I bambini aspettano il bimbo priginiero. Alla scuola di Abbia- dori arrivano lettere da ogni parte d'Italia. Anche la maestra di Augusto De Megni, altro piccolo che ha vissuto la terribile esperienza di diventare ostaggio, ha inviato un biglietto a Maria Antonietta Solinas, la maestra di Farouk: racconta le preoccupazioni e i problemi che deve affrontare l'insegnante di una classe dalla quale è stato strappato un bimbo. Poi c'è la mostra dei disegni e dei temi. Anche Naour Mane, la sorellina di Farouk, che ha cinque anni, ha voluto lasciare il suo struggente messaggio: «Ti voglio bene». Leonardo Orecchioni, 1'«amico più amico», ha scritto: «Ti voglio molto bene perché sei l'amico del mio cuore. Fatti coraggio, tornerai sano e salvo». I bambini, racconta la mestra Maria Antonietta Solinas, «la notte hanno paura, qualcuno ha gli incubi e chiedono di dormire con i. genitori». Roberto ha scritto: «Sono libero, sono fortunato / Posso giocare e posso saltare / Posso scrivere, posso fare ciò che desidero / Lui non è ubero / Non è fortunato / E' rinchiuso e legato / E' triste / Non si può muovere / Non può giocare / Gli manca la libertà». Così riprende l'attesa, e poiché tutto è spettacolo, per domani è preannunciato l'arrivo di una troupe televisiva dell'americana CNN. Vincenzo Tessandori Lo scrittore Salvatore Mannuzzu «Dobbiamo rompere il silenzio e liberarci dalle catene culturali» Messaggi dai bimbi di tutta Italia Si fa sempre più angosciante l'attesa sulla sorte del piccolo Farouk, ancora ostaggio dei rapitori La sorella di Farouk e, a sinistra, la vignetta apparsa sull'Unione Sarda contro l'omertà nell'isola SOS SARDOS NON SUNO WARTINICAS