Torino, un amore per il remo

Torino, un amore per il remo Via alla festa per ricordare i 100 anni della Federazione di canottaggio Torino, un amore per il remo Quel congresso di un secolo fa Torino sta festeggiando il centenario della Fisa. La federazione internazionale del canottaggio venne ufficialmente fondata proprio nella nostra città, anche se i belgi hanno sempre rivendicato una loro primogenitura nell'iniziativa, ricordando che il 21 settembre 1890 organizzarono i primi veri Campionati europei del remo sul Canale Terneuzen (senza però atleti stranieri). Nell'estate del 1891 la federazione belga aveva indetto a Bruxelles un congresso, teso a formare un'intesa europea delle singole federazioni nazionali. Vi parteciparono delegati di Olanda, Francia, Svizzera e Italia: le federazioni di Trieste (che allora era sotto l'Austria) e di Barcellona inviarono messaggi di adesione. Il congresso stilò una lista di proposte e indisse un ulteriore decisivo congresso da tenere a Torino. Proprio per questo il capoluogo piemontese si attribuisce il diritto di primogenitura della Fisa. Allora la Federazione internazionale si chiamava Reale Rowing Club Italiano. I soci fondatori erano stati Italia, Francia, Belgio e Svizzera. Vi si aggiunsero una rappresentanza di Trieste e dell'Alsazia Lorena. Gli spagnoli, assenti, assicurarono comunque la loro adesione di massima. Rinunciarono invece, seppur con rammarico, la Amateur Rowing Association di Londra e l'unione delle società remiere germaniche Oesterreich-Deutsche Ruderverband. Il congresso si realizzò in due sedute, la mattina e il pomeriggio del 25 giugno nella Sala Vincenzo Troja del municipio. Il sindaco, Melchiorre Voli, aprì i lavori e conferì la presidenza del congresso a H. Colard, presidente della federazione balga. In quelle sedute si firmò il protocollo di intesa che diede vita alla costituenda Fédération Internationale des Sociétés d'Aviron, appunto la Fisa. Un anno dopo, nel settembre 1893, l'Italia organizzò sul Lago d'Orta i primi campionati europei per «singolo», «quattro con» ed «otto». Fra i temi affrontati dal congresso di Torino ci fu la definizione dell'atleta dilettante. «Tutti i vogatori considerati dilettanti nei loro Paesi saranno considerati tali anche nelle competizioni internazionali», recitava una norma, che aggiungeva: «Non saranno considerati dilettanti i vogatori professionisti, i marinai, gli addetti ai ferry boats, i pescatori di professione, i costruttori di barche, gli allenatori stipendiati, i vogatori che chiedono salari». Veniva inoltre squalificato chiunque gareggiasse contro i «professionisti» sopra elencati. Quanto ai premi in danaro, si stabiliva che fossero devoluti ai circoli di appartenenza. Occorsero decenni prima che la Fisa diventasse un organismo davvero mondiale. Il canottaggio si sviluppò rapidamente m tutti i continenti, tanto che invalse il dogma per cui nessuna nazione sportiva poteva definirsi davvero grande se non praticava con successo almeno tre grandi discipline: atletica, nuoto e appunto canottaggio. Ma le singole federazioni nazionali e la stessa Fisa hanno poi dovuto affrontare i mille problemi dello sviluppo di questo sport e dei suoi rapporti con altre discipline che sponsor e interessi commerciali hanno finito per privilegiare. Il canottaggio, tuttavia, sembra voler disperatamente sopravvivere anche senza i supporti finanziari di altre attività, quasi vantandosi di questa sua romantica e forse anacronistica peculiarità. Donato Martucci Antonio Romaninl, presidente Fic

Persone citate: Donato Martucci Antonio, Melchiorre Voli, Vincenzo Troja