La violenza dei tifosi esce dallo stadio di Luciano Borghesan

La violenza dei tifosi esce dallo stadio Indagine dell'Ispes sugli incidenti accaduti nei due primi campionati giocati al Delle Alpi La violenza dei tifosi esce dallo stadio Cambia anche l'identikit degli ultras-. in aumento i diplomati Che pace e che noia la domenica senza il calcio. Dalle notti magiche dei mondiali sono trascorsi due anni. Da allora lo Stadio delle Alpi ha vissuto i campionati nazionali '90-91 e '91-92. L'Istituto di studi politici economici e sociali (Ispes) del Piemonte ha svolto una prima indagine tra i supporters delle squadre torinesi che da due anni si sono trasferiti nel nuovo impianto delle Vallette per seguire le avventure della Juventus e del Torino. La fotografia della nostrana «ordinaria follia della domenica» a confronto con quanto avviene in altre città italiane ed europee è rassicurante: «Siamo ben lontani dai fenomeni della violenza sportiva - dice il direttore dell'Ispes piemontese, Bruno Babando - che caratterizzano le partite nel Regno Unito, in Germania e in Olanda. Il nuovo stadio è dotato di barriere dissuasive efficienti. Le forze dell'ordine perseguono una politica di prevenzione e disincentivante che produce buoni risultati, sebbene con un costo non trascurabile per molti agenti, feriti durante il servizio attuato per dividere le opposte tifoserie». Ma ci sono segnali «preoccupanti» che vanno tenuti sotto controllo. Anche a Torino la violenza dei tifosi si va spostando all'esterno dello stadio, dove le maglie del controllo s'allargano. «Non è remota la prospettiva che la città e le sue vicinanze - osservano i ricercatori dell'Ispes - si trasformino in teatri di guerriglia. Abbiamo assistito a violente sassaiole lungo il percorso urbano di linee ferroviarie». Inoltre, le risse tendono ad estendersi come «fatto normale» in un numero maggiore di partite. Campanelli d'allarme che fanno temere anche per la tranquillità delle Vallette, un quartiere che difficilmente potrebbe assorbire nuove tensioni. «Il dato più allarmante - si legge nelle riflessioni finali dell'inchiesta - è quello relativo alla composizione sociale degli ultras. E' caduto lo stereotipo classico dell'emarginato che scarica le frustazioni con l'esercizio della violenza vandalica. Oggi queste persone pur rimangono, ma sono in crescita i giovani con livelli di scolarità medi e medio-alti». Su quali basi si fonda il loro rapporto? Per quali esigenze? Può avere sviluppi? In una fase successiva della ricerca si tenterà di dare una risposta a queste domande intervistando «i furiosi sul campo». Nel prossimo autunno l'assessore regionale allo sport, Daniele Cantore, promuoverà un apposito convegno internazionale in cui i risultati saranno resi noti e dibattuti. Ecco i dati della prima fase di questa indagine. Nel campionato '90-91 ci sono stati 35 feriti tra le forze dell'ordine, di cui il 35% ha avuto più di 7 giorni di prognosi. Il 77% delle volte gli agenti e i carabinieri sono stati coinvolti per prevenire le risse. Gli altri sono rimasti feriti mentre intervenivano per sedare scontri in atto tra le tifoserie. Venti sono stati contusi all'interno dello stadio, 12 nelle immediate vicinanze. Dodici gli spettatori feriti (con prognosi da 5 a 60 giorni): dieci fuori dello stadio, due all'interno; in sette casi per risse e in tre per lanci di oggetti. In questa stagione calcistica, sono aumentati i ferimenti di agenti e carabinieri impegnati in azioni di contenimento (dal 77 all'87%), e anche i giorni di prognosi (superiori ai 7 giorni il 57,7%). A nove giornate dal termine dal campionato, gli spettatori contusi erano già 35 (contro i 12 dell'anno precedente) e quelli feriti in risse raddoppiati. Gli incidenti sono avvenuti: 2 allo stadio, 6 nelle vicinanze, 7 in città, 10 altrove. Sono stati 49 gli arresti e i fermi, di cui 14 sotto i 20 anni e 30 tra i 20 e i 30 anni. I reati: 42,9% per violenza, 28,6 per furto nelle auto, altri casi per sottrazione di emblemi agli «avversari», per spaccio di droga, per scippi e rapine, perché in possesso di armi improprie. Più della metà dei fermati risiede a Torino e in provincia, il resto arriva da fuori. Nel tentativo di dare un volto ai torinesi coinvolti in risse, l'Ispes si è soffermata sui 38 fermati in occasione del derby giocato il 14 maggio '91: dodici avevano un diploma. Luciano Borghesan Stagione '91 -92: quarantanove gli arresti e i fermi allo stadio Delle Alpi

Persone citate: Bruno Babando, Daniele Cantore

Luoghi citati: Germania, Olanda, Piemonte, Regno Unito, Torino