Tre anni per crack di 479 milioni
Tre anni per crack di 479 milioni Cefalù condannato Tre anni per crack di 479 milioni Per Giovanni Cefalù ieri è stato un onomastico eccezionale: dopo sei anni di guai con un crack sulle spalle, minacce di creditori, fuga all'estero, arresto e processo, ha chiuso forse definitivamente i suoi conti con la giustizia. Il tribunale lo ha condannato a tre anni e un mese di carcere per bancarotta fraudolenta di 479 milioni di lire (un'inezia rispetto all'ipotesi iniziale di 10 miliardi), ma due anni sono stati condonati e il resto lo ha già scontato agli arresti domiciliari. Così il commissionario di Borsa è uscito sorridente dal tribunale con il suo avvocato Francesco Dassano. Che, con un'arringa di quattro ore, era riuscito a convincere i giudici della quinta sezione penale (presidente Bernardi) a ridimensionare, e di molto, l'accusa. Il pm De Crescienzo aveva chiesto 7 anni di carcere. Il crack risale all'autunno '86. Giovanni Cefalù dopo una serie di operazioni sbagliate in Borsa era andato in «crisi di liquidità finanziaria». La notizia dell'insolvenza del professionista era scoppiata come una bomba in Borsa. E lui, intimorito dalle minacce di alcuni creditori, era scappato all'estero, pare in Francia, per ripresentarsi solo pochi giorni prima del processo, nel maggio '91. In aula si difese così: «Ho sbagliato. Ho giocato al ribasso in un periodo in cui la Borsa era in rialzo. Ma non mi sono appropriato del denaro dei miei clienti». Il difensore Bassano ha chiesto e ottenuto un supplemento di perizia che ha chiarito meglio come si era arrivati allo stato di insolvenza. L'avvocato ha sostenuto in aula: «L'accusa parla di passivo di 10 miliardi, ma il crack è in realtà di 3 miliardi. E' questa la cifra che Cefalù ha investito in operazioni chiaramente imprudenti, convinto che alla fine la Borsa gli avrebbe dato ragione. Nel suo comportamento non c'è dolo. Non ha messo da parte i miliardi per portarseli all'estero. Ha sempre reinvestito nella speranza che il vento in Borsa cambiasse. Si tratta di una bancarotta semplice che è coperta dall'amnistia. Neppure si può accusare Cefalù di bancarotta documentale, perché i libri contabili erano in ordine». Il tribunale ha accolto questa tesi e ha condannato l'imputato «solo» per un ammanco di 479 milioni, sul quale il perito del tribunale non ha trovato una giustificazione valida. ,
Persone citate: Bernardi, Cefalù, Francesco Dassano, Giovanni Cefalù
Luoghi citati: Francia
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