E il colpevole diventa eroe

E il colpevole diventa eroe Trials: la folla con Reynolds E il colpevole diventa eroe NEW ORLEANS. Harry Lee Reynolds jr torna, corre, vince e stravince. Alle ore 15,25 del 23 giugno si presenta in pista per disputare le batterie dei 400. Non c'è bisogno dell'intervento dei poliziotti, che arcignamente 10 scortano, per varcare la porta dello stadio: la Federazione mondiale di atletica ha fatto preparare per il reprobo la guida di velluto rosso del perdono compromissorio. E la gente è accorsa al City Park unicamente per salutare, osannare, incitare, sostenere il suo Butch. C'è il solito sole calcinante che trapana il cranio, ma qui sono in 4000 per decretare il trionfo ancor prima che il campione abbia corso. Reynolds si avvia ai blocchi di partenza percorrendo lentamente la pista; un asciugamano gettato sulla spalla destra assume la dignità di un mantello regale; 11 braccio sinistro levato in alto volge l'indice al cielo a dire vittoria. Butch infatti ha già vinto. E' il trionfatore di una battaglia che nessuno aveva mai sostenuto sino alle massime conseguenze, una sfida alle grandi organizzazioni del mondo sportivo. Sino al momento di entrare in pista aveva indossato una maglia con una scritta esplicita. «Drag free body» cioè «corpo libero dalla droga». E' la sua professione di fede, una bandiera che vuole agitare per dissolvere gli ultimi dubbi sul suo conto, per chi ancora li nutrisse. Ma qui nessuno ha dubbi, tutti lo applaudono, in questo momento tutti gli vogliono molto bene. Perché la gente è dalla parte di Butch, che pure è stato riconosciuto colpevole e condannato per reato di doping? Perché tutti hanno creduto sin dal principio alle sue professioni d'innocenza; perché il concetto di «contaminazione» (chi corre con il reietto è reietto anche lui) adottato dalla Federazione mondiale non è risultato popolare ed è apparso anche ricattatorio, coinvolgendo persone che non avevano altro potere che quello di obbedire. Reynolds quindi è in corsa: il tutto non si tramuta in farsa, come si sarebbe potuto verificare dopo tanto lungo braccio di ferro, perché nei due turni di gara Butch è il più bravo di tutti. Vince la batteria in 44"58; rivince i quarti di finale in 44"68. Con lui sono promossi alle semifinali tutti i migliori, su cui spiccano Everett, Steve Lewis, Valmon e il poderoso emergente Quincy Watts. La solidarietà nei confronti di un uomo qualunque che ha vinto una grande battaglia, il processo spontaneo di transfert che porta qualunque osservatore ad immedesimarsi in lui, non impedisce comunque di porre interrogativi che richiedono urgente risposta. La legge americana ha stabilito che Butch Reynolds abbia il diritto di difendere tutte le sue possibilità, soprattutto in assenza di certezze assolute sulla sua colpevolezza. Questo vale per l'attività sportiva che si svolge negli Stati Uniti e non, ovviamente, negli altri Paesi. Per cui l'atleta non sarà in gara alle Olimpiadi e anzi rischia un'ulteriore squalifica di quattro anni da parte della Federazione mondiale che esaminerà il suo caso fra pochi giorni a Barcellona. Si creerà sicuramente un altro impopolare contenzioso, ma le regole hanno una loro funzione soltanto sino a quando vengono osservate. Se un episodio del genere dovesse succedere fra quattro anni, quando i Giochi olimpici si disputeranno ad Atlanta, assisteremmo sicuramente alla presenza di un atleta qualificato in forza di legge. Sotto questa ottica appare meno velleitario di quanto si creda l'impegno preso dal Comitato olimpico statunitense per studiare con il suo governo una soluzione giuridica e omogenea di questi casi. Non sarà un compito agevole, anche perché la normativa antidoping esce dal comune legiferare dello sport, per altro chiamato a far rispettare il concetto fondamentale a cui s'ispira l'attività agonistica. Cioè la competizione si deve svolgere in «bona fide», nello spirito della più assoluta lealtà. Vanni Lo riga Reynolds con la maglietta che dice «corpo libero dalla droga»

Persone citate: Butch Reynolds, City Park, Everett, Harry Lee Reynolds, Quincy Watts, Reynolds, Steve Lewis

Luoghi citati: Atlanta, Barcellona, Stati Uniti