Usl 35: nulla funziona, tranne la corruzione di Fulvio Milone

Usl 35: nulla funziona, tranne la corruzioneLA CAMORRA IN CORSIA Viaggio nella Sanità di Castellammare, scossa dal delitto Corrado e dall'arresto di nove dirigenti Usl 35: nulla funziona, tranne la corruzione Centocinquanta miliardi difinanziamenti, cinquanta di deficit ù'?Azzerata l'amministrazione, impossibile avere tiùovì' impianti')iro' CASTELLAMMARE DAL NOSTRO INVIATO Ecco la «Tangentopoli» del Sud, la cittadella della grande abbuffata dove i funzionari corrotti, nelle telefonate intercettate dalla polizia, chiamavano «polpette» le bustarelle che intascavano. La sala del banchetto permanente era allestita nella palazzina della Usi 35: era qui che scorrevano i miliardi (non meno di trenta), pagati sull'unghia da imprenditori vittime non del tutto innocenti in cambio di appalti pilotati. Sbaglia chi dice che questo lembo di Italia truffaldina sia in tutto simile allo scandalo di Milano, dove sono di scena solo politici e imprenditori. Nel caso di Castellammare di Stabia, Comune costiero a Sud di Napoli e avamposto della Penisola Sorrentina, la «tangenti-story» è condita con un bel po' di sangue versato dalla camorra che l'I 1 marzo scorso ha ammazzato Sebastiano Corrado, esponente del pds e funzionario dell'Unità sanitaria locale. «Un eroe», si disse subito dopo l'omicidio; «Un corrotto come gli altri, vittima di un regolamento di conti», assicurano oggi gli inquirenti. Nove arresti, l'intero vertice della Usi costretto a trasferirsi in carcere otto giorni fa. Il bilancio dell'inchiesta condotta dai sostituti procuratori della procura di Napoli Lucio Di Pietro e Arcibaldo Miller è provvisorio: sono finiti in cella i corrotti ma non i corruttori, né i camorristi, né i politici che sicuramente, stando alle informazioni che trapelano in abbondanza dal palazzo di giustizia, hanno coperto i loschi affari della Usi 35. Chissà se anche loro finiranno in manette. Per ora, chi sta pagando il conto più salato del pantagruelico banchetto tangentizio è, come spesso accade, chi non c'entra niente. Nel nostro caso le vittime innocenti sono i residenti degli otto Comu*ni che si trovano sotto la giurisdizione della Usi 35, una mac-. china mangiasoldi che divora. 150 miliardi di finanziamenti-; l'anno ma che ne registra 50 dj; deficit. i* «Tangentopoli» si trova in un orrendo grattacielo Anni Sessanta, un pugno nell'occhio per chi entra a Castellammare di Stabia. E' l'ospedale «San Leonardo», una croce per i ricoverati e una delizia per i dirigenti dell'Usi corrotti come per gli imprenditori legati alla malavita. Oltre quelle mura scrostate, la preoccupazione e la paura per i possibili sviluppi dell'inchiesta e per una camorra che ormai non lascia più respiro sono sensazioni quasi palpabili. Probabilmente le corsie e gli ambulatori sarebbero chiusi da un pezzo, se non fosse per la buona volontà di alcuni medici e infermieri. Giancarlo Fabbrini, aiuto in un pronto soccorso in cui confluiscono 90 mila pazienti l'anno, sembra un colonnello di un esercito in rotta. «Gli approvvigionamenti sono impossibili spiega -. Non possiamo chiedere neanche una siringa, mentre le scorte ormai scarseggiano. Come se non bastasse, non so se mi daranno lo stipendio a fine mese. Vuole sapere perché? E' semplice: non abbiamo più un amministratore al quale rivolgersi. Vito Pecori, amministratore straordinario della Usi, si è dimesso; il coordinatore amministrativo, il responsabile del settore finanziario, i capi dell'ufficio personale e del provveditorato sono in galera; un altro funzionario, Sebastiano Corrado, è stato ucciso quattro mesi fa. In¬ somma, l'Usi non esiste più». Ne sa qualcosa anche Giovanni Spagnoletti, anziano e stimato primario del laboratorio. Stanco e amareggiato, pure lui si dichiara sconfìtto: «Lo sa quando è stata acquistata l'ultima apparecchiatura nel mio reparto? Nell'81. Ora che è scoppiato lo scandalo non riesco a ottenere neanche un reagente, tanto che ho dovuto sospendere il lavoro ambulatoriale». Ma che ospedale è questo pa¬ lazzone sporco e cadente, dove non si trova più un funzionario disposto ad autorizzare una fornitura o un pagamento o dove, per dirla con un medico che preferisce l'anonimato, «la camorra ha instaurato una sorta di stato di polizia efficientissimo»? «Il fatto è che ormai non esiste più distinzione di ruoli - aggiunge l'anonimo interlocutore -. Tu parli con qualcuno, un collega o un infermiere che conosci da anni, ma in realtà non sai più se ti trovi davanti a una persona pulita. Ormai la camorra è dappertutto. C'era anche prima, è vero, ma oggi ha superato ogni limite di spudoratezza. Io credo che il sistema sia impazzito da anni, cioè da quando a Castellammare si sono rotti i vecchi equilibri politici che garantivano un minimo di ordine, sia pure tra mille corruttele e altre illegalità. Oggi, in quest'ospedale, il potere è di chi se lo piglia». E di potere ne avevano tanto, i nove arrestati il 16 giugno scorso: facevano quasi tutti parte dell'ufficio provveditorato, l'ossatura della Usi, il servizio che garantiva l'acquisto e la manutenzione di tutte le forniture ospedaliere. Secondo gli investigatori hanno mangiato «polpette», o meglio mazzette, per non meno di trenta miliardi: abbastanza da fare impallidire il più incallito dei poliziotti, eppure al «San Leonardo» c'è anche chi non ha più la forza di indignarsi. Appare calmissimo Francesco D'Apice, direttore sanitario di uno dei nosocomi più scalcinati d'Italia. Calmo e rassegnato: «Tanto tempo fa il malavitoso era un delinquente di piccolo cabotaggio, uno che si accontentava di piccoli traffici illeciti. Oggi non è più così. Le grandi famiglie sono dappertutto, investono capitali nell'edilizia come nella sanità. A Castellammare la camorra è una realtà con la quale dobbiamo imparare a convivere». Fulvio Milone s Da sinistra l'agguato a Corrado e l'ospedale S. Leonardo [prksphotoj

Persone citate: Arcibaldo Miller, Giancarlo Fabbrini, Giovanni Spagnoletti, Lucio Di Pietro, Sebastiano Corrado