Rivolta e battaglia a Tbilisi Shevardnadze doma il golpe

Rivolta e battaglia a Tbilisi Shevardnadze doma il golpeRUSSIE Sconfìtti i partigiani di Gamsakhurdia, poi pace con Eltsin Rivolta e battaglia a Tbilisi Shevardnadze doma il golpe MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nella regione russofona della Moldavia il cessate-il-fuoco per ora tiene, malgrado le sparatorie che di tanto in tanto scoppiano lungo tutto il corso del Dniestr. Ma ieri è stata Tbilisi, la capitale della Georgia, a vivere ore di drammatica violenza. Alle tre del mattino un gruppo di partigiani di Zviad Gamsakhurdia, il dittatore deposto nel dicembre scorso, ha attaccato un deposito militare, impossessandosi di un autoblindo e di molte armi automatiche. Un centinaio di «zviadisti» hanno poi occupato la torre della televisione, situata sul monte che sovrasta la città, ed un altro gruppo di circa 150 ribelli si è impossessato del centro tv. Alle sei del mattino, dopo aver preso una decina di ostaggi, i golpisti hanno letto alla radio un appello di Gamsakhurdia, invitando la popolazione a scendere in piazza contro il Consiglio di Stato di Eduard Shevardnadze. L'appello è stato però ignorato dai cittadini, e un quarto d'ora dopo la guardia nazionale georgiana ed i «mkhedrioni», una milizia armata pro-governativa, hanno accerchiato la torre ed il centro tv, situato, questo, nel centro della città. Lo scontro è iniziato alle 6,35 con un colpo di bazoo¬ ka, che ha distrutto l'unico autoblindo in mano agli «zviadisti». Meno di due ore dopo, dalla trasmittente del Consiglio di Stato, Shevardnadze si è rivolto al popolo, invitando alla calma ed all'unità: «Il governo ha forze sufficienti a sbaragliare questi mascalzoni», ha detto l'ex ministro degli Esteri sovietico. Nel cielo di Tbilisi sono comparsi gli elicotteri, ed ai golpisti è stata data un'ora di tempo per arrendersi. Poco prima dello scadere dell'ultimatum, tuttavia, la parola è passata al fucile. Alle 11,15 gli elicotteri hanno deposto un gruppo di armati sul tetto di un palazzo adiacente al centro tv. Dopo appena dieci minuti la torre televisiva era presa e gli ostaggi liberati. Shevardnadze, assieme ai suoi più stretti collaboratori, si è allora recato al centro tv, per seguire le fasi finali della battaglia. Alle 12,10 Walter Shurgaja, il capo dei ribelli, è uscito in strada con una granata in mano, ma non l'ha fatta esplodere. «Il gioco è finito, il golpe è fallito», ha detto poco dopo Shevardnadze, parlando alla folla raccoltasi ai piedi del Consiglio di Stato. Il bilancio della giornata, secondo fonti del ministero della Sanità, è di tre morti e 28 feriti, alcuni dei quali gravi, ma la rivolta ha fallito il suo scopo principale. Shevardnadze sarebbe dovuto partire ieri mattina per Dagomys, per cercare assieme al presidente russo Boris Eltsin una soluzione al conflitto dell'Ossezia meridionale, dove da due anni proseguono i combattimenti tra minoranza osseta e maggioranza georgiana. I ribelli «volevano far saltare l'incontro», ha detto Shevardnadze. E per poco non ci sono riusciti. Il leader georgiano, infatti, è partito con sei ore di ritardo, ma i risultati dei colloqui con Eltsin sembrano aver dato buoni frutti. Nei 40 minuti di colloquio a due, Eltsin e Shevardnadze sono riusciti a concordare i punti principali di un accordo «per la regolazione del conflitto in Ossezia meridionale», firmato poche ore dopo davanti alle delegazioni al completo. «L'accordo non abbraccia tutti i problemi», ha detto Eltsin, «ma permetterà di fermare lo spargimento di sangue, che è la cosa più importante». Inoltre, i due leader hanno concordato di raggiungere da qui a un mese un «accordo politico completo» tra Russia e Georgia. Il telegiornale russo ha definito «dura» la posi¬ zione del leader russo, ma Shevardnadze è stato ben lieto di accettare le condizioni di Eltsin: cessate-il-fuoco immediato, spiegamento di una forza di interposizione tra le parti combattenti e formazione di gruppi misti di osservatori. L'offensiva di pace di Eltsin dà quindi i suoi primi frutti, e domani potrebbe dare il via ad una soluzione del conflitto armato che, nella regione del Dniestr, oppone i separatisti russi alle truppe moldave. Eltsin e Shevardnadze, infatti, partecipano oggi ad Istanbul alla Conferenza dei Paesi rivieraschi del Mar Nero. Qui il leader russo avrà una riunione con i Presidenti di Ucraina, Moldavia e Romania, il cui obiettivo immediato è far tacere le armi sulla riva del Dniestr. La presenza dei leader turco, russo, azero e armeno potrebbe permettere dei passi avanti verso la soluzione del terzo conflitto in corso nell'ex Urss: quello del Nagorni Karabakh. Fabio Squillante Le truppe di Shevardnadze arrestano i ribelli fedeli all'ex leader Gamsakhurdia che si erano impossessati della torre della tv di Tbilisi Sul terreno della battaglia sono rimasti almeno tre morti [POTO AP)