L'Indiana Jones del vermut

L'Indiana Jones del vermut Archivi Cinzano: il mondo fin de siècle visto da un viaggiatore di commercio L'Indiana Jones del vermut Leoni, guerre, bastimenti e avventure il ASSORDANTE frastuono " di case che crollavano, e cumuli di macerie che si i levavano intorno a noi fra Lì nuvole di polvere che ci mozzavano il respiro, ci costringevano a restare stesi a terra! Sei minuti a terra! Sei secoli!». E' una descrizione «in presa diretta» del terremoto che nel 1906 devastò la fiorente città di Valparaiso, in Cile. «Per la calle Victoria, fra il puzzo nauseabondo dei cadaveri bruciati, e fra le fiamme che divoravano quanto restava di abitati, ci recammo nella grande piazza del teatro ridotto ad un ammasso di rovine, ingombra di carrozze e baraccamenti, di famiglie accampate in attesa di soccorso, di donne inferme, di feriti, di fanciulle prive di sensi e di lattanti che strillavano. Il sole sfolgorò sullo scempio compiuto dalla natura». Il testimone di queste scene drammatiche non è uno scrittore o un giornalista di fama, bensì un oscuro «viaggiatore di commercio» della Cinzano, che per avventura si trovava presente ai fatti. Trentanni dopo, ormai anziano, sollecitato dagli amici e fors'anche per rivivere le emozioni della gioventù e dell'età matura, Giuseppe Lampiano (1860-1944) si deciderà a pubblicare i suoi ricordi, in un'edizione semi-clandestina {Attraverso il mondo, Bene Vagienna, 1937, con dedica ad Alberto Marone). Il libro, che conta più di 300 pagine, è riemerso solo oggi, durante il 'riordino degli archivi della Cinzano, un progetto messo a punto dal professor Giovanni De Luna dell'Università di Torino e da una piccola équipe di ricercatori guidata da Patrizia Cirio (già attenta biografa dei Gancia). La sezione iconografica - chi non ricorda i celebri manifesti di Nico Edel o di Cappiello?. - è ormai sistemata: si tratta di ben 30 mila «pezzi» (pubblicità, fotografie, ecc.) che già da soli consentono di ripercorrere l'intreccio fra storia dell'impresa e storia del costume italiano negli ultimi due secoli. Ora si sta procedendo all'archiviazione dei documenti prodotti in oltre duecento anni di vita amministrativa e commerciale dell'azienda. A mo' di anticipazione istruttiva e gustosa, proviamo a leggere il diario di Lampiano, che copre all'incirca il primo quarto di questo secolo. Alla fine dell'Ottocento, la Cinzano è ormai una ditta affermata, che vende buona parte della sua produzione - vermut e spumante - all'estero. Dispone di numerosi rappresentanti locali, sovente nella persona degli agenti consolari italiani, ma è inevitabile che invii ogni tanto qualcuno a visitarli (o a sostituirli). Proprio questo farà per venticinque anni Lampiano, girando in lungo e in largo specialmente l'America centrale e meridionale, e il continente africano, con uno zelo, un entusiasmo, uno spirito di corpo nei confronti della sua Casa - la chiama sempre e solo così - degni di tutto rispetto: basti pensare che starà lontano dall'Italia (e dalla famiglia) anche per quattro anni di fila. E' il prototipo del «viaggiatore di commercio», che in quel periodo - sono parole sue - «era considerato un personaggio importante, passava rispettato e riverito ed i clienti si disputavano a gara l'onore di averlo ospite e commensale». Viene rimborsato a pie di lista, dispone di lettere di credito, alloggia nei migliori alberghi e si riserva nei vapori cabine di prima classe. Ma, dati i tempi e i luoghi, deve sovente rassegnarsi a fetide locande, a cibi sospetti, a treni bloccati da leoni in siesta sui binari. Ha sempre un'arma a portata di mano. Fugge a gambe levate dal Nicaragua, inseguito dalla polizia che lo ha preso per una spia del Guatemala. A Lagos, in Nigeria, viene colpito da una grave malattia infettiva, la «black water fever», ricoverato in un lazzaretto e finalmente rimpatriato. Il che non gli impedirà di gioire, e di comunicare al lettore la propria eccitazione, allorché nel 1924 - ormai sessantaquattrenne in pensione - la Casa gli chiederà di recarsi un'ultima volta in Africa, dalla Tripolitania fino in Abissinia. Poche e semplici le sue regole di comportamento: «Un buon viaggiatore di commercio in qualsiasi parte del globo si trovi, se vuol fare il proprio dovere, non deve ingerirsi mai né di politica né di partito e pensare soltanto ai propri affari e a conquistare la simpatia e l'amicizia della sua clientela». Insomma, nonostante la vita movimentata, un sano borghese, un uomo d'ordine, un buon patriota, che fin dal 1913 auspicherà l'avvento di «un dittatore al governo, che si occupi di tutto e che veda e rimedi a tutte le magagne a cui questa povera Italia è soggetta»; che ha una visione paternalistica dell'azienda; che non tollera i «parvenus»; che vede come il fumo negli occhi l'ingresso in ditta delle «signorine» («nel dopo guerra cominciò su vasta scala l'infiltramento dell'elemento femminile e da quel momento nacque la babele commerciale»). Miopie, che non gli inibiscono però le capacità di osservazione. Il suo diario è tutto un fresco, e a tratti ingenuo, fluire di aneddoti, di battute, di «casi» sorprendenti e dal sapore esotico capitatigli durante lo svolgimento dell'attività commerciale (che nel libro è programmaticamente sorvolata): fanciulle sequestrate da rajà indiani; spie che a sua insaputa gli affidano plichi compromettenti; attacchi di animali feroci (ma Lampiano è un provetto e appassionato cacciatore); conoscenza di personaggi famosi (vedi Gandolin o il Duca degli Abruzzi). Con una spiccata predilezione per le morti violente, come, tanto per dare un'idea, nei due «casi» che seguono. Attraversando l'Atlantico per tornare in Europa, Lampiano incontra un giovane inglese che sta rientrando nel Paese natale per convolare a nozze. L'inglese, a sua volta, riconosce nel secondo ufficiale di bordo un compagno d'infanzia e di studi, rinnovando un antico sodalizio. Un giorno il fidanzato mostra all'amico ritrovato «un revolver americano, di ultimo modello e infallibile al bersaglio. L'ufficiale, bene infor¬ matosi se l'arma fosse scarica, ne ebbe la conferma. Sicuro, fece pressione sul grilletto ed il colpo inaspettato uccise istantaneamente il giovane amico!» Sconcerto generale e sepoltura del cadavere in mare, «che nel riceverlo gorgogliava sinistramente». Ancor più patetica la seconda storia. Un amico ex console, stabilito all'Asinara, affida a Lampiano, perché la accompagni da un fratello in Italia, la propria figlia Sofia, «una bellissima ed elegante mulatta», che a bordo attira fra l'altro l'attenzione compiaciuta del Duca degli Abruzzi. Portata a termine la missione, il nostro rimane in affettuosa corrispondenza con la ragazza. Qualche tempo dopo, «un figlio dello zio, un bellissimo tenente dei bersaglieri, morì e venne sepolto ad Udine. Sofia lo vide semplicemente in una fotografia che era nella sua camera». Scoppia il dramma. «La ragazza s'invaghì perdutamente di lui, pur non avendolo visto in vita, e decise all'insaputa della famiglia di andare a visitare la tomba ad Udine e su quella tomba con un colpo di rivoltella si uccise. Povera Sofia!». La presenza dell'«elemento femminile», protagonista o semplice comparsa, è costante nelle pagine del diario. Lampiano ammira in Costa Rica le grazie di una fanciulla sedicenne dal «petto formoso»; accenna a delle «casaccie», al Cairo, «ove ha ricetto un infimo elemento di russe, francesi, spagnole, greche e sudanesi che ricorrono a tutte le più orribili lascivie per accontentare i sozzi frequentatori»; descrive i facili costumi delle dame dell'alta società a Johannesburg; incontra sul vapore «Milano» due signorine di 19 e 21 anni, «che all'apparenza dimostravano di conoscere già la vita». In compenso, è molto parco di cenni personali sul tema, nonostante le prolungate assenze da casa (menziona la moglie solo due volte, sempre di sfuggita, e non pare abbia avuto figli). In una occasione, però, il quasi ottantenne memorialista si lascia un pochino andare, sempre con garbo e sempre a bordo di una nave «galeotta». Sulla rotta Lisbona-Dakar gli viene infatti presentata una «bellissima» italiana ventisettenne, che stava raggiungendo il marito. Lampiano commenta: «I tre ultimi giorni di navigazione furono per me troppo brevi. La Vittorina era una compagna desiderabile e mi dava tali e così grandi manifestazioni di simpatia che mi faceva nascere il dubbio che non fossero effetto dell'influsso equatoriale...». Diavolo d'un «viaggiatore di commercio»! Sandro (Serbi II terremoto di Valparaiso le indiane sequestrate dai rajà e la mulatta eritrea, suicida per amore di una fotografia T ifti d'cenne d Tre manifesti d'epoca: quello grande è di Leonardo Cappiello ( 1920). Sopra, un disegno di Nico Edel (1940), in alto un'immagine pubblicitaria di Lampiano (1910)