La dolce vita del Faraone di Mario Ciriello

La dolce vita del FaraoneIl regno e l'esilio romano di Faruk in una biografia inglese; con tante donne: avide, ambigue e fedeli La dolce vita del Faraone ELONDRA ARUK? Che immagini evoca questo nome? «Nessuna», risponderanno i più giovani e non gli si può dar torto. L'ex re d'Egitto è morto nel 1965 e, da allora, in questi 27 anni, ne è passata di storia sotto i ponti. Ma anche chi ha i capelli grigi o bianchi fatica a ripescare nella memoria più di qualche fugace sequenza, non c'è molto nell'archivio dei ricordi, alla voce Faruk. Si vede un uomo deformato dall'obesità, un personaggio un po' comico e, nel contempo, gentile e mesto; si scorge una galassia di donne, belle o bellissime, ladies d'alto bordo e professioniste della voluttà, creature sincere e devote e avide avventuriere; il tutto sullo sfondo di una «dolce vita», che non è soltanto quella di Roma, di Fellini, di via Veneto e la Fontana di Trevi, ma abbraccia l'Europa intera. Tutto qui? Ahimè sì, perché Faruk stesso provvide a dipingere e a fornire la propria caricatura, non fece nulla, dopo il suo esilio nel '52, per presentarsi al mondo in panni più dignitosi. Si sarebbe comportato ugualmente se i militari non l'avessero privato del trono, se fosse rimasto in Egitto? Forse sì; e non soltanto perché amava le etère, la pornografia, la roulette e il baccarat, il fasto pacchiano, non soltanto perché era ambiguo e indolente, non leggeva né libri né giornali, non sapeva scrivere una lettera, non aveva curiosità culturali, adorava soltanto i film. C'era una tara più profonda, la sua incapacità di comprendere che i tempi erano cambiati, che un monarca, e ancor più un ex monarca, doveva conquistare il rispetto della gente. Un re buffone era soltanto un buffone. Peccato, delle qualità ne aveva: e le aveva mostrate, a sprazzi, durante il suo tempestoso regno, dal 1936 al 1952. Era aitante, muscoloso, vigoroso, quando sedicenne - Faruk era nato nel '20 - ereditò il potere dal padre Fuad, un potere vasto, ma incessantemente slabbrato e scheggiato dalla crudele povertà egiziana, dal nazionalismo politico e dal radicalismo religioso, da partiti ambiziosi e corrotti e da un'Inghilterra che considerava l'Egitto come una sua colonia. Nel febbraio '42, quando le forze italo-tedesche parevano minacciare Alessandria, i britannici imposero a Faruk, con i carri armati, un premier di loro scelta, un uomo su cui potevano contare. Sir Miles Lampson, l'ambasciatore inglese al Cairo, un gigante, che disprezzava Faruk, lo chiamava «boy», il nomi¬ gnolo riservato ai servi indigeni. L'azione di forza del '42 fu forse necessaria, l'ora era drammatica, ma in troppe occasioni l'Inghilterra usò inutilmente la mano pesante, umiliò l'Egitto e i suoi leader. Prima della guerra, l'egoismo e la paura di un establishment inquinato avevano strangolato tutti i progetti di Faruk per riforme terriere ed economiche. Causa diretta della caduta di Faruk è però il disastro militare del '48, nel conflitto contro il nuovo Stato d'Israele. Capeggiati da Neguib, i «Liberi Ufficiali» cercano un capro espiatorio e lo trovano nel re, colpevole di averli mandati a combattere con armi vecchie e scadenti, con residuati bellici italiani, forniti da amici di corte. L'America li appoggia, li giudica seri e fidati. E così il 26 luglio '52, Faruk, un omone di 114 chili, abdica, s'imbarca sul suo panfilo e salpa per l'Italia. A stuzzicare la memoria è un nuovissimo libro scritto per l'editore inglese Robson dall'americano William Stadiem, noto sceneggiatore. Intitolata Too Rich, questa lunga biografia, 400 pagine, non brilla certo per la sua prosa, ma travolge il lettore con una sbalorditiva profusione di fatti. Dev'essere uomo di eccezionale energia, William Stadiem, che ha esplorato archivi e biblioteche di vari Paesi e ha girato mezzo mondo alla ricerca di tutti coloro che Faruk conobbero, amarono, odiarono. Nessuno è sfuggito alla sua curiosità, che lo ha condotto ad intervistare diplomatici e giornalisti, attori e registi e soprattutto donne, a iosa, a bizzeffe, un esercito. Donne, donne, donne. Prorompono da ogni pagina, dominano il libro così come dominarono la vita di Faruk. La madre, l'ex regina Nazli, che, dopo 16 anni nell'harem del marito re Fuad, sbocciò in una vedova allegra, apostola della liberazione sessuale. Le quattro sorelle di Faruk, Fawzia, Faila, Faika, Fatina. Le tre figlie, Ferial, Fawzia, Fadia. Le due mogli, Farida e Narriman. E stuoli di amiche e di amanti. Sommerso sempre da un oceano di muliebrità, Faruk non riuscì mai ad avere un robusto legame con un uomo. Chi furono i suoi grandi amici? Si legge il libro e non se ne incontrano. 0 meglio, uno soltanto. Un italiano, Antonio Pulii, un emigrante che riparava i trenini del piccolo Faruk. Non lo lasciò più. La sua loyalty era totale, ferrea, servì il sovrano e l'ex sovrano come confidente, autista, segretario, lenone, factotum, rimase sempre un uomo semplice e schietto. E così William Stadiem, l'autore, s'è messo à la recherche du temps perdu e ha cominciato il suo viaggio con una visita, a Roma, a Irma Capece MinutoIo, da lui definita «l'ultima amante ufficiale di re Faruk». Irma, da tempo ormai tra le sacerdotesse dell'arte lirica, non aveva che 16 anni quando incontrò Faruk, alla Canzone del Mare, a Capri: e lo ricorda con affetto e dignità. Stadiem la martella con le sue invadenti domande, lei risponde da vera lady. Sì, è vero, l'ex re, appena deposto, viveva ancora con la sua seconda moglie, Narriman, abitava con la famiglia a Grottaferrata: ma corteggiò Irma da gentleman e, comunque, nel '53, Narriman lo abbandonò. Com'era, come amante? Irma arrossisce. «Perfettamente normale. E poi il sesso non era così importante per noi». Per i piaceri «strani», si rivolgeva alle «altre». Fra le «altre», vi era Anna Maria Gatti, 22 anni, una bionda parrucchiera di Roma, che la sorte piazzò a fianco di Faruk, la sera della sua morte, il 18 marzo 1965. Leggiamo il racconto di Stadiem. «L'ex re era andato a prendere Anna Maria di persona, con la sua Fiat 2300, non aveva guardie del corpo quella sera... La condusse, lungo la via Aurelia Antica, ad un ristorante-trattoria, L'Ile de France, per una cena di mezzanotte. Faruk divorò 12 ostriche con salsa piccante di tabasco, un'aragosta, un abbacchio arrosto con due porzioni di patate, una torta montebianco, due arance, due bottiglie di acqua minerale e una coca-cola. Poi accese un sigaro Avana, aspirò, boccheggiò, si portò le mani al collo. Svenne e non riprese i sensi. Un'ambulanza lo trasportò al San Camillo. Ogni tentativo di rianimazione fallì. Alle 2,08 i medici lo dichiararono morto». Morte naturale? Quasi certamente sì. Faruk pesava 140 chili, in quel periodo; e soltanto i farmaci frenavano la sua alta pressione. Tuttavia, ed era inevitabile, molti parlarono subito di assassinio, teoria che ancora esiste ed è condivisa da non pochi ex conoscenti dello scomparso. Le prove? Di concreto non c'è nulla, bisogna credere alle rivelazioni di Itmad Khorshied, che era allora l'amante di Salah Nasir, direttore dell'intelligence service di Nasser. La sera della morte, Nasir era nella villa di Itmad al Cairo e, dopo una telefonata dall'Italia, in italiano, le parlò eccitato di un «gran successo» a Roma. Aggiunse: «Non è stata una missione facile». Itmad ha scritto altresì, in un libro uscito al Cairo nell'88, che varie informazioni l'hanno portata a concludere che Faruk fu eliminato dagli egiziani «con la complicità di un servizio segreto italiano». Stadiem, instancabile, conti¬ nua le sue visite. Va a Marbella, dove vive la principessa Honeychile Hohenlohe, americanissima, ora sessantenne. Aveva conosciuto Faruk al Cairo e l'aveva «adorato», così come aveva adorato Clark Gable e Tyrone Power. La Hohenlohe è convinta che Faruk fu «avvelenato» da Anna Maria Gatti (sparita, con la madre, la sera stessa della sua morte). Poi a Parigi, dove Stadiem scopre Irene Guinle, di antica famiglia ebrea veneziana giunta ad Alessandria nel Settecento, decantata da Gore Vidal come «la più bella di tutte le amanti di Faruk». A 70 anni, reduce da cinque matrimoni, Irene Guinle, tuttora attivissima, afferma: «Fui io il grande amore nella vita di Faruk. Lo incontrai nel '42 e ci amammo per due anni». Sesso? «No, il sesso non aveva nulla a che vedere con la nostra relazione. Non gli interessava. Gli piaceva tenermi come un bambino tiene un micio. Se mi baciava, mi leccava una guancia come fosse un gelato». Ed ecco Barbara Skelton, affascinante scrittrice inglese, che sposata al saggista Cyril Connolly lo lasciò per maritarsi con l'editore George Weidenfeld. Barbara, ogni settantenne, prese il posto di Irene Guinle, nel '43, come «amante ufficiale» del re, che rivide poi nel suo esilio: e lei pure sostiene che vi era qualcosa di «infantile» nella sua condotta sessuale. Erotica fu invece la relazione nel '53, a Roma, con una diciottenne svedese, Birgitta Stenberg, presentata all'ex monarca da Lucky Luciano (il gangster s'era assunto il compito di proteggerlo dai sicari di Nasser). La Stenberg, divenuta poi feconda autrice di romanzi popolari, ha descritto con diligenza e humour i loro convegni. Faruk osservava, stupefatto, la sua valentìa erotica e le domandava dove e come si fosse fatta tanta esperienza. Sì, c'era la «dolce vita». Le interminabili notti romane, che cominciavano con una cena al Circolo degli Scacchi, e continuavano in uno dei molti nightclub in voga, Boite Pigalle, Piccolo Slam, Gicky Club, Bricktop's, e che finivano all'alba, quando l'ultimo dei faraoni tornava alla sua villa sui Colli Albani. I viaggi a Capri, a Londra, a Parigi; le visite ai bordelli di lusso, dove Faruk appagava soprattutto le sue fantasie; i costosi duelli - come quello di sette ore, a baccarat, con Darryl F. Zanuck, una perdita di 150 mila dollari - nei grandi casinò della Costa Azzurra. Frattanto la sua vita si sfilacciava. Cacciato Faruk nel luglio '52, il regime egiziano abolisce nel '53 la monarchia, privando così del trono il piccolo Fuad, l'unico figlio maschio di Faruk, un infante di un anno. Il matrimonio con Farida, la prima regina, era finito con un divorzio nel novembre '48: nel febbraio '54 finisce quello con Narriman. Farida è morta nell'88, al Cairo. Anche Narriman è tornata in Egitto, ha 47 anni, è malata. La dinastia tramonta senza grandi ricchezze. Alla sua morte, Faruk, che tutto aveva dissipato, lascia ai figli soltanto un appartamento. Come dice il libro, «non vi erano conti in Svizzera». Alcune vite finiscono in tragedia. Come quella di Fathia, la sorella più piccola di Faruk. Negli Anni Cinquanta, Fathia, la regina madre Nazli e il suo amante, Riad Ghali, avevano lasciato l'Egitto per Los Angeles. Passano gli anni, scarseggiano i soldi. Da amante di Nazli, Riad Ghali diviene marito di Fathia. Nel '76, Nazli ha 81 anni, Riad Ghali 56, Fathia 45: ed è lei che cerca di mantenere a galla la disperata famiglia lavando i pavimenti degli uffici. Il 10 dicembre, il figlio di Fathia e di Riad Ghali trova la madre assassinata nel suo misero appartamento, in un rione di immigrati: l'aveva uccisa il marito che, condannato, muore poi in prigione. Nel '78, spira anche la vecchia regina d'Egitto, Nazli. S'era convertita al cattolicesimo. Nasser non vietò alla salma di Faruk l'ingresso in Egitto, ma le negò la sepoltura nella moschea di El Rifai, dove giacciono i sultani, i Kedivé, e i re della dinastia di Mohammed Ali. Sadat fu più magnanimo e revocò la proibizione. Ma c'è un inatteso epilogo. Leggiamo le ultime parole del libro. «La tomba è lì, nella moschea: ma Faruk non c'è più. Per qualche insondabile mistero, in Egitto molto è insondabile, il corpo di Faruk è stato esumato e riseppellito dov'era quando arrivò dall'Italia, fra i senzatetto e gli slums in uno degli innumerevoli mausolei nella Città dei Morti». Il re d'Egitto ancora non riposa. Mario Ciriello la folle puntata di 150 mila dollari con Darryl Zanuck Mogli, madre, figlie La mappa completa delle sue compagne La morte misteriosa Farida, la prima regina. Il matrimonio finì nel '48. Sopra, la parrucchiere romana Anna Maria Gatti: era accanto al sovrano in esilio la sera della morte. In alto, Faruk a Capri con tutta la famiglia. Nell'immagine grande, a Montecarlo durante un veglione con Irma Capece Minutalo