«Una faida politica nel delitto di Liegi» di Fabio Galvano

«Una faida politica nel delitto di Liegi» Rivelazione di un superteste italiano «Una faida politica nel delitto di Liegi» Compagno dipartito avrebbe voluto la morte del socialista belga Cools BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Secondo la stampa belga un superteste italiano - un pregiudicato che si è rifugiato a Milano, dove la polizia belga lo ha interrogato già due volte - sostiene che fu politico l'assassinio di André Cools, ex vicepremier belga ed ex presidente del partito socialista, avvenuto un anno fa a Liegi. Mandante, egli avrebbe affermato, sarebbe stato un altro esponente socialista, collega di Cools: l'ex ministro Alain Van der Biest, il quale ha replicato dicendo di non averlo mai conosciuto e querelandolo per diffamazione. La magistratura, che non ha voluto confermare questa versione accreditata dai maggiori quotidiani, nega che sia stata chiesta per Van der Biest la revoca dell'immunità parlamentare. Ma il primo ministro JeanLuc Dehaene ha ammesso che le accuse, «se risultassero tutte fondate», potrebbero mettere in difficoltà la coalizione di governo fra cristiano-sociali e socialisti. Anche perché, fra le pieghe del giallo, ricompare sui giornali la fantasiosa ipotesi di un collegamento alla vicenda del «supercannone» per l'Iraq di Saddam Hussein, nella cui scia proprio qui a Bruxelles c'era stata una vittima, l'americano Gerard Bull. Il superteste - non è ben chiaro se pretenda o no di avere avuto una parte nell'assassinio - si chiama Carlo Todarello, ha 38 anni e abita a Milano. E' una vecchia conoscenza della polizia belga, secondo la quale è stato a capo di una banda criminale responsabile di alcune rapine e protagonista di alcuni scontri a fuoco con gli agenti. Era finito a più riprese, e per alcuni anni, nelle carceri belghe. L'ultima volta, nel gennaio scorso, era stato per un'oscura vicenda di titoli bancari rubati a Liegi. Due mesi dopo era stato messo in libertà provvisoria e si era rifugiato a Milano, da dove nei giorni scorsi ha fatto sapere di essere pronto a testimoniare. L'omicidio Cools sarebbe stato in qualche modo legato alla storia dei titoli rubati (cosa che peraltro i magistrati incaricati dell'indagine hanno smentito). Nel furto sarebbero stati infatti implicati due collaboratori di Van der Biest: il suo segretario Richard Taxquet e l'autista Pino Di Mauro. Gli stessi Taxquet e Di Mauro avrebbero organizzato l'uccisione di André Cools. Così Todarello avrebbe spiegato la sua conoscenza dei fatti. Agli inquirenti avrebbe detto che Van der Biest lo aveva minacciato con una pistola per convincerlo a non rivelare il suo nome. Fabio Galvano André Cools, la vittima

Luoghi citati: Bruxelles, Iraq, Milano