I moldavi: con la Russia è guerra

I moldavi: con la Russia è guerra CSI Improvviso vertice Eltsin-Shevardnadze per fermare gli scontri in Ossezia I moldavi: con la Russia è guerra E i nostalgici paralizzano un pezzo di Mosca MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Boris Eltsin è partito per Dagomys, sul Mar Nero, dove oggi incontrerà il Presidente ucraino Leonid Kravchuk per parlare delle questioni economiche e militari che dividono le due repubbliche, nonché dei conflitti regionali. Kravchuk, con mossa distensiva, ha affermato che i russi di Moldavia hanno diritto alla propria autonomia e, se la Moldavia dovesse decidere di riunificarsi alla Romania, a creare una Repubblica indipendente. Eltsin ha inoltre telefonato al leader georgiano Eduard Shevardnadze, proponendogli un incontro immediato. Shevardnadze arriverà così domani a Dagomys, per tentare di fermare i combattimenti che, in Ossezia, oppongono la guardia nazionale georgiana alle milizie separatiste ossete. I due partiranno poi per Istanbul, dove giovedì si apre la conferenza dei Paesi rivieraschi del Mar Nero: una buona occasione per incontrare i dirigenti moldavi e parlare dei conflitti che affliggono l'ex Urss (Karabakh, Ossezia e Moldavia). Mentre Eltsin si recava all'aeroporto, però, nazionalisti e stalinisti hanno tentato l'ennesima provocazione, e un'intera fetta ài Mosca è rimasta per ore paralizzata a causa di poche centinaia di manifestanti. Le «forze patriottiche», un'accozzaglia di zaristi, stalinisti e antisemiti, hanno tentato di raggiungere la torre della televisione, con il dichiarato scopo di darle l'assalto. Ma un imponente schieramento di poliziotti in tenuta anti-sommossa ha loro bloccato la strada. I nazionalisti hanno così tentato di raggiungere in corteo la piazza del Maneggio, ai piedi del Cremlino, dove era in corso un raduno di veterani. Ma si sono trovati ancora una volta la strada sbarrata da centinaia di poliziotti, che per fermarli hanno usato i manganelli. I tafferugli sono durati solo cinque minuti, e i «patrioti» hanno comunque rifiutato di lasciare la piazza, bloccando una delle principali arterie della capitale per tutta la serata. Se i nazionalisti sono per ora riusciti a provocare a Mosca solo dei tafferugli, però, in Moldavia si continua a sparare. Il Presidente moldavo Mircea Snegur ha detto ieri che «la regione del Dniestr è occupata dalla 14a armata russa, e la Russia ha iniziato contro di noi una guerra non dichiarata». Nei combattimenti del week-end le vittime sarebbero assai meno di quante dichiarate dai russi: i moldavi piangono 11 morti e 32 feriti, e dicono che le perdite dei russofoni sono state «molto esagerate». Gli scontri però proseguono. A Bendery, la città sulle rive del Dniestr, le forze moldave continuano a esercitare una forte pressione. Nel centro della città si spara attorno ad una caserma della polizia moldava, assediata dai separatisti russi, mentre il bombardamento continua, così come il lavorio dei cecchini moldavi rimasti isolati dopo che cosacchi e miliziani russofoni, appoggiati dai tank della 14a armata, hanno ripreso il controllo della città. Nel villaggio di Parkan un deposito di armi dell'esercito controllato dai separatisti è stato centrato dal tiro dei mortai moldavi. Secondo i russi della autoproclamata «repubblica del Dniestr», 26 militari sarebbero morti nell'esplosione. Con il ritorno di Eltsin dalla sua «tournée» americana, tuttavia, la tensione è almeno in parte calata. A Chisinau, la capitale moldava, sono arrivati i vice-ministri degli Esteri di Russia, Ucraina e Romania, per trovare una soluzione nelle cornici della «commissione quadripartita». E soprattutto sul fronte dcll'Ossezia, con la telefonata a Shevardnadze, Eltsin ha fatto capire di preferire i negoziati alla soluzione di forza. Come primo risultato il suo vice Aleksandr Rutskoj, noto «falco», ha annullato un previsto viaggio in Ossezia. Fabio Squillante