Tognoli: «Rinuncio all'immunità» di Susanna Marzolla

Tognoli: «Rinuncio all'immunità» Chiesto il giudizio immediato per tre dirigenti Cogefar e cinque amministratori del San Matteo Tognoli: «Rinuncio all'immunità» Una lettera alla giunta per le autorizzazioni a procedere L'ex ministro: sono vittima di una campagna diffamatoria MILANO. La Procura lo ha deciso ieri sera: ha chiesto al gip il «giudizio immediato» per tre dirigenti della Cogefar-Impresit e per cinque amministratori del San Matteo di Pavia. Il giudizio immediato è una formula prevista dal nuovo codice, per cui si salta l'udienza preliminare e si va subito davanti alla corte: è possibile solo quando «la prova appare evidente» e quando siano passati meno di tre mesi dall'inizio delle indagini sugli imputati. Adesso il gip ha cinque giorni di tempo per decidere: se accetta il processo potrebbe svolgersi già tra un mese. Il rinvio a giudizio è stato chiesto per Enzo Papi, ex amministratore delegato della Cogefar-Impresit; Luigi Grando, suo assistente; Vittorio Del Monte, dirigente del settore-Italia dell'azienda. Con loro i cinque ex membri del consiglio di amministrazione dell'ospedale: Luigi Panigazzi, socialista, ex senatore ed ex presidente della Provincia di Pavia; Armelino Milani e Giuseppe Inzaghi del pds; Giancarlo Albini, de, già presidente di Lombardia Informatica; Giuseppe Girani, anche lui de ed ex segretario amministrativo locale del partito. L'imputazione per tutti è di corruzione aggravata e continuata: una tangente di 560 milioni che la Cogefar avrebbe pagato per un appalto da più di 13 miliardi per la costruzione di nuove sale operatorie al San Matteo. La somma sarebbe stata versata a Girani e Inzaghi, che l'avrebbero girata anche agli altri consiglieri dell'ospedale. La notizia della richiesta di «giudizio immediato» è stata accolta con una certa sorpresa. Prima di tutto dagli avvocati: Vittorio Chiusano, difensore di Papi, lo ha saputo alle otto di sera dai cronisti. «L'unico commento - dice - è che la Procura non informa gli avvocati, ma informa i giornali». E Giuseppe Frigo, legale di Vittorio Del Monte: «La richiesta di giudizio immediato non dovrebbe essere pubblica. Comunque, in questo caso, mancano i presupposti per una simile richiesta, e lo spie¬ gherò al gip». Sopresa anche perché le indagini sull'episodio non sembravano ancora concluse: ad esempio gli accordi sull'appalto erano stati sottoscritti dalla Cogefar prima dell'acquisizione da parte dell'Impresit (e quindi del gruppo Fiat), ma il vertice della società di allora non appare coinvolto dall'inchiesta. Perché quindi chiedere subito il giudizio? Un'ipotesi è che la procura voglia, con un processo, prevenire le decisioni della Cassazione a cui si sono rivolti sia Chiusano sia Frigo chiedendo di annullare i mandati di cattura contro i loro assistiti. L'altra novità di ieri è che l'ex ministro Carlo Tognoli, accusato di ricettazione, ha scritto al presidente della giunta per le autorizzazioni a procedere. Annuncia di «rinunciare all'immunità parlamentare» (rinuncia che però non avrebbe alcun valore nel caso l'autorizzazione venisse rifiutata dai suoi colleghi), chiede di essere ascoltato e, «respingendo decisamente le accuse», dichiara la sua «piena disponibilità ad ogni accertamento sullo stato patrimoniale suo e della sua famiglia, in Italia e all'estero». Tognoli si dice vittima di una «campagna diffamatoria». Stesso termine usato anche da Bobo Craxi nel comunicato in cui annuncia la querela del settimanale L'Espresso che ha (ri)pubblicato i verbali di Mario Chiesa: dove si racconta dei suoi rapporti con Bobo e con la famiglia Craxi. Un invito a «placare le acque» intorno all'inchiesta è invece implicitamente venuto dal procuratore capo Saverio Borrelli: già due sindaci hanno scritto per sapere se potevano invitare certe ditte alle gare d'appalto. «Calma - ha risposto Borrelli - noi non possiamo dare informazioni sulle indagini e non è certo nei nostri compiti istituzionali fornire pareri. E poi attenti a non formare liste di buoni e cattivi solo in base alle notizie di stampa: si rischia che un imprenditore, che ha deciso di collaborare con noi, si veda penalizzato a tutto vantaggio di chi semplicemente sta zitto sperando che l'inchiesta non lo tocchi». Susanna Marzolla L'ex ministro ed ex sindaco di Milano Carlo Tognoli Sopra il conte Carlo Radice Fossati. Qui accanto l'avvocato Vittorio Chiusano fii

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