Agosto, divo mio non ti conosco

Agosto, divo mio non ti conosco Melato, Lavia, Benigni e gli altri: come è chic odiare le vacanze e l'abbronzatura Agosto, divo mio non ti conosco E Renzo Arbore cerca la folla e i souvenir LE vacanze. Amate, detestate, attese, esecrate, giudicate con distacco, passione, indifferenza, snobismo. Come vengono vissute, nel mondo dello spettacolo? Con una certa sufficienza. Come qualcosa di cui si può fare a meno. Come qualcosa di cui si deve mostrare di poter far a meno. L'estate, per molti attori, è stagione altamente lavorativa, c'è Spoleto, Taormina, Verona, le Ville Vesuviane. E' molto chic quindi, d'estate, per sottolineare che si lavora mentre gli altri impazzano, ostentare un colorito pallido, alla Sgarbi. Quasi tutte le attrici, d'altronde, in vacanza, o no, detestano la tintarella. Alcune, anche le vacanze. Come Mariangela Melato: «A me non piace proprio il concetto di vacanza in sé. Voglio dire, il fatto che ci si debba riposare e divertire in periodi obbligati dell'anno, come per le feste comandate. A me le vacanze piace farle quando non le prendono gli altri: cioè a dispetto di quelli che lavorano. Le mie vacanze, inoltre, sono sempre finalizzate a qualcosa che mi interessa, di solito uno spettacolo nuovo da vedere a Londra, Parigi, New York. Non concepisco le vacanze di riposo: guai al mondo. Quando mi è capitato di farle, non ho mai retto più di due o tre giorni: e al ritorno ero così malridotta, con gli herpes, l'occhio opaco, la faccia afflosciata, che ho capito che non devo mai allentare la tensione: altrimenti addio, crollo. La mia vacanza ideale? Chiudermi in casa, da sola, senza che nessuno sappia che ci sono e facendo credere di essere ad Acapulco. Dove non andrei, neanche morta. Per fortuna quest'anno sono impegnata ne "La bisbetica" a Verona per cui non devo preoccuparmi del modo in cui risolvere le maledette vacanze». Anche Gabriele Lavia detesta le vacanze perché interrompono il suo ritmo da stakanovista: e sono due anni che non si prende un giorno di riposo, portando trionfalmente il suo pallore voluto e un pochino esagerato, da palcoscenico, da un Cecov a un Diderot a uno Strindberg. A giorni, inizierà le prove de «La signorina Giulia» per il Festival di Taormina, di cui è direttore artistico. Se gli è mai capitato di prendersi, orrore!, una vacanza, è stato a Cortina, con la famiglia; il mare? «Per carità, da buon siciliano io non andrei mai al mare: lo detesto». Altrettanto contrario alle vacanze, pallido e trasparente come un fantasma, Roberto Benigni: «Io sono di carni molto bianche, come la mi' mamma, segno di grande nobiltà. E come la mi' mamma, non sono mai andato in vacanza. O forse è il caso di dire che sono sempre in vacanza, dato il lavoro che faccio». Il mare, non piace neppure a lui: «Ci sono uomini di mare e uomini di terra: io appartengo alla seconda categoria. Sono un contadino, mi piace la campagna. Appena posso me ne torno al Vergaio, vicino a Prato o piuttosto me ne sto chiuso in casa a Roma, a legger poesie: il mio preferito resta sempre l'Ariosto». Monica Guerritore, invece, adora le vacanze: «Abbiamo una nostra vacanza mitica, a Cortina, sempre nello stesso albergo, con lo stesso programma: ci si alza la mattina presto e, dopo una buona colazione, via per una camminata di sei, sette ore. E' l'unico tipo di vacanza che ami: il mare è troppo violento, ha luci e colori troppo forti per gente come noi, abituata a lavorare di notte. Mi piaceva moltissimo, quand'ero più giovane: perché adoro nuotare. Stare al sole, no: io non mi abbronzo mai, non ci presto molta attenzione». Anche Annamaria Guarnieri ama le vacanze e non ne fa mistero: «Per me vacanza significa non andare a teatro alle 8 di sera e avere a mia disposizione le 24 ore di una giornata un giorno dopo l'altro, U più a lungo possibile. Certo, poi interviene anche l'uso che si riesce a fare o che si vuole fare di queste 24 ore ubere. Io, come tutti, vado al mare, ai monti, in viaggio. Per me l'unica vacanza è andare altrove, facendo qualcosa di diverso. Quest'estate? Recito sino al 13 luglio («Mademoiselle Molière» a Spoleto), poi andrò all'Elba e in agosto, quando tutti sono al mare, mi concederò un viaggio con Luciano attraverso la Spagna». Renzo Arbore, considerato il vacanziero per eccellenza, se ne starà invece a Roma in castigo a lavorare «visto che di vacanze ne ho fatte sin troppe durante l'inverno e ora devo preoccuparmi di preparare un programma nuovo». Uno pieno di avventurosa curiosità, come lui, ha delle mete ideali? «Ho avuto il mal d'Africa quand'ero giovane, quindi il mal d'America che mi dura tuttora anche se mi sta sopravvenendo il mal di Russia, perché mi affascinano questi Paesi dell'Est che vanno scoprendo la libertà. Per il resto non ho preclusioni, mi piace andare ovunque». Davvero? Non esiste proprio un luogo in cui non andrebbe mai? «Sì, l'isola deserta. La mia isola ideale dev'essere superaffollata e piena di bazar. Perché io mi riposo soltanto in mezzo alla gente, guardandomi intorno, interessandomi agli altri. Inoltre, ho bisogno di comprare: sono un grande acquirente di tutti i souvenirs possibili, dagli altarini dei patrono locale al portacenere a forma di banana. A Roma ho un baule enorme in cui ficco tutti questi oggetti kitsch nell'attesa di poterli esporre, un giorno, in ima gran mostra dell'inutile». Marisa Fabbri si è sempre concessa lunghissime vacanze: dai primi di luglio ai primi di settembre. Per dodici anni, col suo compagno Paolo Modugno, ha affittato ville enormi nelle isole greche: 12 anni di beatitudine durante i quali trascorreva le giornate nuotando, leggendo e cucinando, cosa che adora: «E ri- trovavo il ritmo umano della vita, il ritmo del superfluo, che va oltre i bisogni: ne uscivo come da un bagno corroborante. Sinché l'anno scorso, all'improvviso, l'incanto si è rotto: ci hanno rubato il gommone da alto mare e abbiamo scoperto che anche 11, nella nostra Città del Sole, potevano accadere queste cose. Così abbiamo deciso, per un'estate, di cambiar meta: andremo a visitare l'America "on the road", cosa che non mi dispiace affatto perché io appartengo alla beat generation descritta da Kerouac. Arriviamo a Chicago, affittiamo una macchina e a fermiamo a dormire dove capita: penso sarà un'esperienza straordinaria. La natura americana non è a misura d'uomo, come la nostra, ma a misura divina. Certo, mi mancherà l'Egeo». Anche Ottavia Piccolo va in America, a Miami. E chi se l'aspettava, l'Ottavia a Miami? «Ci siamo già andati a Natale e abbiamo trovato che è un luogo piacevole, perché puoi startene spaparanzata sulla sedia a sdraio, ma hai anche tanti posti da visitare: le paludi, ad esempio». Le vacanze, le piacciono? «Fino a qualche anno fa, le consideravo una cosa inutile; ma ora ho cambiato idea. E devo dire che le trovo indispensabili: per metter tutto da parte e rigenerarsi. Ho una piccola casa a Cestina, sull'altipiano di Asiago, e ogni volta che non reggo più, vado a farmi una full-immersion di ossigeno e silenzio. Quando torno, sono un fiore. Chi ha detto che le vacanze non servono?». Donata Già neri Mariangela d'estate sta a casa «Odio le feste comandate» La Guerritore: «Sole? Per carità» Ottavia Piccolo: «Ho bisogno di ossigeno e tanto silenzio» Qui accanto Renzo Arbore Sotto Gabriele Lavia e Ottavia Piccolo In basso Mariangela Melato Foto grande Roberto Benigni «lo sono di carni molto bianche, come la mi' mamma, segno di grande nobiltà. E come la mi' mamma, non sono mai andato in vacanza» Sopra Monica Guerritore