Vertice dopo vertice verso il nuovo ordine di Aldo Rizzo
Vertice dopo vertice verso il nuovo ordine OSSERVATORIO Vertice dopo vertice verso il nuovo ordine ANNO cominciato Bush e Eltsin, il 16 e il 17 giugno a Washington. Seguiranno i capi di Stato o di governo della Comunità europea, il 26 e il 27 a Lisbona. Il 6 luglio è la volta dei leader delle sette maggiori potenze industriali, a Monaco. Tre giorni dopo, infine, la grande parata dei presidenti e primi ministri della Csce, o Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa, nella fatidica Helsinki. Quattro vertici di questa natura in poco più di venti giorni fanno impressione, anche se non sono una novità assoluta. E sollecitano una domanda: si sta compiendo uno sforzo serio per disegnare il mondo del Duemila, all'insegna della pace e della stabilità? Oppure molto, se non tutto, è cerimonia, spettacolo, politica dell'immagine? Credo che si stia compiendo uno sforzo serio. Del resto non da oggi; ma gli storici cambiamenti degli ultimi due-tre anni hanno rafforzato e ampliato l'impegno. Prendiamo il vertice di Washington. Un taglio drastico, fino a poco fa inimmaginabile, delle capacità nucleari di Russia e America, e in più l'abbozzo di un progetto comune di difesa dai missili (un tema sul quale si era litigato per anni). E, d'altra parte, la promessa, finalmente convinta ed esplicita, da parte dell'America, che la Russia (l'ex nemico) sarà concretamente aiutata nella sua clamorosa e impervia transizione dal comunismo alla democrazia e al mercato. Anche la Comunità europea mostra di voler fare sul serio, specie dopo che l'incidente danese è stato ridimensionato dal massiccio sì degli irlandesi al Trattato di Maastricht. A Lisbona, sarà esaminato un grosso tema: come conciliare il bisogno di una vera unità, non più solo economica, con le richieste, sempre più pressanti, di altri Paesi di essere ammessi alla Cee. Il fine complessivo è quello di arrivare ad essere una realtà la più ampia possibile, ma senza rimetterci in omogeneità di propositi. Quanto al vertice di Monaco, sono ormai diciassette anni (dal 1975) che le magI giori democrazie industriali I (le euro-americane più la giapponese) si adoperano per coordinare le rispettive economie. Ora si è aggiunto il problema dell'ex Unione Sovietica. E nella capitale bavarese i Sette cercheranno una soluzione comune, che inglobi e allarghi l'impegno di Washington. Infine, a Helsinki, la Conferenza paneuropea (più gli Stati Uniti e il Canada) lavorerà al riassetto politico globale del Vecchio Continente, dopo la fine della guerra fredda e le disgregazioni che sono seguite nella parte centro-orientale, dalla tragedia senza fine della Jugoslavia alla separazione consensuale, almeno per ora, tra cechi e slovacchi. Naturalmente, lo sforzo di quella che si definisce la comunità internazionale, nelle sue varie articolazioni, ha prodotto finora solo risultati parziali. Le incognite restano molte e gravi. Il disarmo dei grandi sistemi nucleari è ancora sulla carta. La Russia potrebbe conoscere un'involuzione nazionalistico-autoritaria. Le altre Repubbliche nucleari dell'ex Urss potrebbero non dare seguito alla promessa di liberarsi di missili e testate. La Cee, anche dopo il sì irlandese, ha un'infinità di problemi. I tentativi di aiutare Eltsin e la riconversione politico-economica della Russia potrebbero essere vanificati dall'impotenza o dalle convulsioni degli stessi russi. La capacità della Csce di controllare i processi disgregativi nell'Est è ancora da dimostrare. E ci sono altre questioni aperte: il Medio Oriente, il rapporto Nord-Sud, il ruolo dell'Orni come quadro universale di riferimento. Ma tutto questo non toglie che lo sforzo ci sia, e che sia meritorio. Il mondo non sta danzando sul «Titanici». E proprio in questo sforzo sta, secondo me, lo spirito del famoso, e troppo spesso schernito, '(nuovo ordine internazionale». Aldo Rizzo szo
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