Eltsin minaccia guerra alla Moldavia
Eltsin minaccia guerra alla Moldavia Il Presidente si schiera coi falchi mentre nello Dniestr si combatte per l'indipendenza Eltsin minaccia guerra alla Moldavia «Fermate il massacro dei russi o interveniamo noi» MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Boris Eltsin è tornato dalla sua «tournée» americana convinto che Bush lo aiuterà a ricevere i miliardi occidentali, ma i suoi oppositori, all'interno della stessa dirigenza russa, gli hanno preparato un piattino amaro. Sulla riva del Dniestr il conflitto tra russofoni e moldavi è nuovamente esploso con forza senza precedenti (si parla di 200 morti e centinaia di feriti). E in Ossezia meridionale, dove da due anni si combattono osseti e georgiani, la tensione ha raggiunto il livello di guardia, anche se gli scontri restano per ora limitati. «Noi voghamo risolvere i problemi al tavolo dei negoziati», ha detto Eltsin al suo arrivo a Mosca, «avvertendo» i moldavi, «ma quando ci sono decine e decine di morti, quando c'è la guerra ai nostri confini, non possiamo restare indifferenti, e alla fine siamo obbligati a reagire, a difendere la gente, a fermare lo spargimento di sangue. Abbiamo la forza per farlo». Il Presidente russo si è così schierato al fianco del suo vice Aleksandr Rutskqj, e del presidente del Parlamento, Ruslan Khazbulatov, che da alcuni mesi guida l'opposizione conservatrice. Eppure il Presidente georgiano Eduard Shevardnadze, che aveva condannato le dichiarazioni «imperialiste» di Khazbu- latov e «l'aggressione» russa contro la sua repubblica, ha ieri espresso dei dubbi. «Purtroppo, a causa di dichiarazioni irresponsabili, il processo negoziale è stato interrotto» ha detto alla Tv, «spero, ora che Eltsin è tornato, che ci si possa mettere d'accordo». Shevardnadze, invece, ha avuto parole dure per «il signor Rutskqj», cui ha «scritto una lettera aperta». Interrogato in Tv, Rutskoj ha evitato di affermare che le sue roventi dichiarazioni erano state concordate con Eltsin, ma ha detto che il Presidente «ci ha appoggiato» appena tornato a Mosca. Che Eltsin sia o no d'accordo con il nuovo tono di minaccia assunto da Rutskoj, Khazbulatov e compagni, è un fatto che l'orientamento politico a Mosca si è decisamente spostato a destra. Durante la sua assenza il fronte dei nazionalisti e dei neocomunisti ha preso l'iniziativa, assediando il centro Tv e minac- dando di fare ricorso alla «lotta armata». Ieri il partito di Rutskoj (Russia libera), quello del presidente dell'Unione industriali Arkadij Volskij (Rinnovamento), e quello dell operaista Nikolaj Travkin (Partito democratico russo), hanno dato vita ad un nuovo blocco: l'Unione civile. La nuova formazione, inevitabilmente, difenderà gli interessi dei capitani dell'industria militare, tentando di frenare le riforme eco¬ nomiche. I dirigenti di Unione civile non nascondono il proprio obiettivo: creare un governo ombra, pronto a prendere il potere alla prima occasione. Con l'ultimo rimpasto governativo Eltsin ha già concesso portafogli importanti ad alcuni loro rappresentanti. E lo stesso Egor Gajdar, premier ad interim e stratega della riforma, è stato costretto a firmare una dichiarazione che, di fatto, appoggia le minacce di Rutskoj e Khazbulatov contro Georgia e Moldavia. L'insoddisfazione per i sacrifici cui la riforma obbliga cresce, e secondo Serghej Shakhraj, ex stretto consigliere di Eltsin ormai estromesso dalle stanze del potere, per l'autunno si prepara un nuovo colpo di Stato. In Moldavia, ieri, i combattimenti proseguivano intensi, con l'intervento dei carri armati dell'esercito russo. Bendery, la città al centro degli scontri, è stata ripresa dai separatisti russi, ed è stata abbandonata da migliaia di civili moldavi. Questa situazione, creatasi guarda caso in assenza di Eltsin, non può che dare nuovo respiro al già crescente nazionalismo russo, e per Eltsin sarà difficile non seguirne l'onda. Malgrado la guerra di parole con Gorbaciov, la posizione di Eltsin somiglia sempre più a quella dell'ex Presidente sovietico. Fabio Squillante Soldati moldavi portano in salvo un loro compagno ferito da miliziani della popolazione russofona nel Dniestr [FOTO EPA) s"k«Ìm i
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