Perot voleva incastrare Bush

Perot voleva incastrare Bush Il Washington Post: pagò degli 007 per frugare nella vita del Presidente Perot voleva incastrare Bush «Lo ha spiato per 5 anni» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Ross Perot è uno che se riceve un «no» se lo lega al dito. Da quel momento in poi il suo desiderio di vendetta lo domina e per soddisfarlo non esita a mettere mano ai propri forzieri ricolmi. E' il quadro, non precisamente rassicurante, che del (quasi) candidato indipendente alla presidenza degli Stati Uniti emerge da una rivelazione fatta ieri dal «Washington Post». Per almeno cinque anni, e fino a pochi mesi fa, ha raccontato il giornale, Perot ha cercato disperatamente di incastrare George Bush per qualche «azione impropria», reclutando avvocati e investigatori privati. Gli è andata male, ma nel frattempo nell'operazione ha speso un sacco di soldi. Non si è trattato tuttavia del tentativo di indebolire quello che un giorno sarebbe stato il suo avversario da battere nella corsa alla Casa Bianca, perché nel 1987, quando questa storia ha inizio, Ross Perot alla Casa Bianca ancora non ci pensava, o se ci pensava non osava dirlo neppure a se stesso. No, ciò che lo «deluse profondamente» in George Bush, che allora era vicepresidente, fu la sua risposta a un piano che Perot aveva preparato per indurre i vietnamiti a fornire maggiori informazioni sui «Mia», i soldati «missing in action», cioè dispersi. In cosa esattamente consistesse quel piano non si sa. Di certo però richiedeva un atteggiamento più «energico» da parte della Casa Bianca, che all'epoca viveva la contraddizione di un Ronald Reagan che ogni giorno si riempiva la bocca sugli eroici soldati americani (quando li mandò a Grenada conferì a tutti, senza distinzione, una medaglia al valo- re), ma intanto non faceva nulla agli occhi di Perot - per riportare a casa quelli che ancora stavano in Vietnam. Così Perot si rivolse a Bush, sperando di trovare in lui quell'«energia» che mancava a Reagan, anche perché con l'allora vicepresidente, pensava Perot, si poteva parlare «da texano a texano», che il Texas è la patria di adozione di Bush. Niente da fare. Bush non fu per nulla ricettivo sulla validità del piano di Perot e quel che è peggio non lo fu perché non gli sembrava «opportuno», nel senso che il texano di adozione temeva di disturbare troppa gente, primo fra tutti ovviamente Reagan. Fu particolarmente questo, la sua mancanza di coraggio, a quanto pare, a deludere Perot, che concluse la discussione con Bush alla sua maniera. «Il mondo - gli disse - è pieno di leoni, di tigri e di conigli. E tu fai parte dei conigli». Bush, per quanto se ne sa, incassò senza battere ciglio, ma per Perot la cosa non finì lì. Assieme al suo fido Tom Luce decise di cercare il modo di «incastrare» Bush, frugando fra le sue attività. Proprio in quel 1987 la Pennzoil aveva ottenuto una invidiabile riduzione dell'imponibile fiscale di 48 milioni di dollari, e siccome il padrone della Pennzoil era Huge Liedtke, vecchio amico di Bush e suo socio nelle attività petrolifere negli Anni Cinquanta, la cosa puzzava di bruciato. Perot assoldò uno studio legale di Washington, gli dette un acconto di 10 mila dollari e lo incaricò di «guardare da vicino» la pratica fiscale della Pennzoil. Non uscì nulla. Tenace come sempre, Perot seppe che Bush aveva investito 50 mila dollari in un'operazione immobiliare a Houston e decise che anche lì poteva esserci qualcosa di «improprio» per un vicepresidente in carica. Ma tutto quello che trovò fu che Bush si era mosso «sul filo del rasoio» della legalità, senza mai cadere. Altre indagini vennero fatte (e non si sa se fra queste ce ne furono sulle chiacchierate attività di ii oi i i io; Prescott Bush, fratello di George, o del figlio Neil), ma qualche mese fa Perot decise di rinunciare perché quella di incastrare Bush, nonostante tutti i soldi che c'erano da spendere, era una cosa al di sopra delle proprie forze. La scoperta di questo lungo tentativo, e soprattutto il fatto che non sia approdato a nulla, è certamente un punto che Bush ha segnato a suo favore in questa campagna che si va facendo sempre più «cattiva». Franco Patitarelli Tutto cominciò dopo un contrasto sulle ricerche dei missing in Vietnam A destra il «quasi» candidato Ross Perot Il miliardario texano ha fatto spiare il Presidente per oltre cinque anni A fianco George Bush [FOTO APJ

Luoghi citati: Grenada, Houston, New York, Stati Uniti, Texas, Vietnam, Washington