Ma «Cuore» riesce a scherzare perfino sull'orecchio mutilato di Curzio MalteseLuca Ubaldeschi

Ma «Cuore» riesce a scherzare perfino sull'orecchio mutilato I CONFINI DELLA SATIRA Ma «Cuore» riesce a scherzare perfino sull'orecchio mutilato TITOLO: «Fede nella bufera». Sottotitolo: «Mostra in diretta una scaloppina dicendo che è l'orecchio di Farouk». Sommario: «Ma il pubblico più attento scopre il bluff: il macabro reperto era impanato e aveva un contorno di porcini». Occhiello: «Il pranzo è servito!» «Il popolare anchorman della Fininvest tradito dalla sua sete di scoop». Cronaca vera da «Cuore», oggi in edicola. Il settimanale di resistenza umana, attento catalogatore del kitsch giornalistico stavolta fa autogol. Capita, ai satiristi - come li chiama Augias in tv - da secoli. E ogni volta, da Aristofane in poi, siamo qui a chiederci: ma si può? Quali sono i confini tra gioco e massacro? E' lecito scherzare su orecchie mozzate e bambini rapiti per colpire un impallinatissimo mezzobusto? Risposte possibili, tre. Si può. Non si può, anzi non si deve. Dipende. C'è chi le sposa tutte e tre, come Beppe Grillo al festival di Saint-Vincent, convinto che sulla satira si possano sostenere opinioni opposte. «Tanto, nessuno se ne accorge». «Una certa dose di cattiveria è inevitabile, indispensabile» rivendica da sempre Michele Serra. Il veleno come antidoto alla melassa dell'informazione ufficiale. Che maschera De Sade con De Amicis, inzuppa il pane nella tragedia quotidiana per banali questioni di audience e s'indigna d'essere scoperta. Era così per il Male. Ogni copertina era uno scandalo. La morte di Pasolini: «Fricassea di un poeta». La strage della Guyana (con l'aranciata al cianuro): «E' amara in un modo pazzesco». E tutti a dire: ma come si permettono? Cos'hanno al posto del cuore? Appunto. Emilio Fede con la sua inesausta voglia di scoop costituì da subito un bersaglio grosso di scrittori e vignettisti. Fede si vanta ancora di aver partorito Vermicino. Il Male, allora, lo colpì con una vignetta terribile. Dopo 11 anni, tra la satira e Fede il regolamento di conti avviene a un livello incomparabilmente inferiore. «Ma la satira è zona franca» sostiene Antonio Ricci, che pure non è un amico del Cuore. Lui e Serra si palleggiano volentieri accuse di volgarità, e insieme le rivolgono a Forattini. Ricci insiste: «Loro (i cuoristi, ndr) sono certo convinti di aver un pubblico tanto raffinato. Che poi però vota la figa e toccare le tette tra le cinque ragioni per vivere nel Giudizio Universale. Così, ogni tanto, gli tocca adeguarsi al mercato reale». «Ma - prosegue - non è il caso di allestire processi. 0 almeno, se vanno fatti, estenderli a chi usa l'orrore per fare audience: Fede, Minoli, Raffai, eccetera». Il padre di «Striscia la notizia» è d'altronde grato a Fede, che tanti spunti ha fornito ai suoi lazzi. Dai tempi della guerra del Golfo, quando l'allora direttore di «Studio Aperto» sciorinò il suo repertorio nazionalpopolare per la Coccioloneide. Già, Emilio Fede. «E' lui il vero bersaglio di questo attacco di "Cuore"», spiega l'umorista Giorgio Cavallo: «Certo - continua - di fronte alla vicenda di Farouk provo soltanto indignazione e non riuscirei mai a uti¬ lizzarla per fare satira. Ma se questo è lo stile di "Cuore", il mio giudizio non va oltre». «Fede? Mi sembra un bersaglio troppo piccolo per l'arma che è stata usata». Il commento di Guido Clericetti, umorista de «L'Avvenire» è molto severo: «Questa non è satira, è solo uno sberleffo che punta sullo scandalismo». Non basta: «E' triste constatare l'assoluta mancanza di rispetto per il dolore degli altri, per tutte le persone coinvolte in questa vicenda. Dopo il crollo dell'Urss e del pei, forse sta crollando anche "Cuore"». Giuliano Rossetti di «Repub¬ blica» usa toni ancora più critici: «E' di un cattivo gusto terrificante, è solo qualunquismo. La provocazione non può arrivare a tanto, non deve scavalcare il fatto». Ancora: «Quella di "Cuore" è stata una scelta squallida, che colpisce anche me perché faccio lo stesso lavoro».1 Da tre settimane i lettori di Cuore, se non i redattori, s'interrogano sui confini della satira. L'occasione è stata una lettera di Dario, di Sanremo. «Ha scatenato una valanga rlf risposte» testimonia Patrizio Roversi, che cura la rubrica della posta. Dario è malato di Aids. Scrive: «E' da tempo che noto, sul mio settimanale preferito, riferimenti non proprio simpatici sui siero-positivi. Siccome io lo sono, da circa 6 anni, e sono anche un fervido cuorista, non so come prenderla (la satira, intendo, perché la malattia so come l'ho presa)». «Tu immagina che cosa significa per noi, immunodeficienti (bel nome, eh?), nei bar, sentire dall'imbecille di turno l'ultima barzelletta sull'Aids...». E conclude: «Quale satira può contenere un dolore così immenso?». Curzio Maltese Luca Ubaldeschi MOSTI g Bggt^^Bgyj Antonio Ricci (a sinistra) e Patrizio Roversi giudicano il titolo del settimanle Cuore

Luoghi citati: Saint-vincent, Sanremo, Urss