Con Bossi prenderemo Roma di Maria Grazia Bruzzone

Con Bossi prenderemo Roma Con Bossi prenderemo Roma Savelli: una Lega Nord nella capitale ROMA. Parla di tasse inique e di classe politica corrotta, usurpatrice della sovranità popolare; di servizi pubblici italiani peggiori del mondo sviluppato e di mazzette, tangenti e mance necessarie ormai per ottenere anche ciò che è dovuto; denuncia le pensioni di fame, gli ospedali ridotti a lazzaretti, la criminalità dilagante e, come ogni buon leghista, riporta tutto il male alla «Roma ladrona» che però non è espressione del razzismo nordista ma metafora della partitocrazia contro la quale la nuova Federazione leghista del Centro è decisa a battersi alle amministrative con la Lega Nord. Eppure, nelle parole di Giulio Savelli, l'ex editore rosso che a neppure tre mesi dal 5 aprile si candida a capo di una nuova formazione del centro Italia, legata a filo doppio a Bossi, sembra di sentire l'eco delle analisi trockiste degli Anni Sessanta. Nel continuo riferimento al Sistema Occidentale che vacilla, al Sistema Italiano sul punto di crollare echeggia il clima epifanico così diffuso in quegli anni: quel «sentirsi alla vigilia della rivoluzione» che esaltava tanti giovani della sinistra estrema di allora. Savelli del resto, che quel tempo ha vissuto, neppure lo nega. In margine alla manifestazione al cineclub Labirinto, ieri mattina, dove ha presentato la sua nuova formazione, ammette che «un certo ritorno al passato, effettivamente c'è. Sono sempre stato trockista - spiega - dalla parte del Trockij bolscevico e antistalinista. Così come sono sempre stato antisovietico, anche quando entrai nel pei, nel 1960. Col passare degli anni mi convinsi che la fonte delle ini¬ quità, della burocrazia, delle ingiustizie, è lo Stato. Ma allora ero già fuori dal partito». Strana storia, questa di Giulio Savelli. Rampollo di una delle più antiche famiglie romane, proprietaria della più rinomata catena di negozi di arredi e paramenti sacri, folgorato dal marxismo, nel '62 con Giuseppe Samonà fonda la «Samonà e Savelli» l'editrice rossa che pubblicherà molti dei «sacri testi» dei gruppi ultrasinistri, a partire dagli scritti del maestro Trockij, dal primo discorso di Fidel Castro, «Stato e Rivoluzione» di Lenin, ma anche romanzi come «Porci con le ah». Espulso dal pei, fonda la rivista eretica «La Sinistra» e la affida a Lucio Colletti col quale presto litiga. Collabora con Renzo Rossellmi alla fondazione di «Radio Città futura», tenta due volte la strada politica, presentandosi alle elezioni del '72 nelle liste del Manifesto, poi in quelle di Democrazia proletaria. Nel '76 rompe con la sua casa editrice, abbandona il marxismo, diventa liberaldemocratico e dà una mano a Paolo Flores e Ernesto Galli della Loggia, Ernesto Bedeschi e Franco Moretti nel dar vita a un'altra rivista, Il Leviatano. Scompare per tutti gli Anni Ottanta. Gli anni vuoti «in cui con gli amici si scherzava in quale paese convenisse espatriare». Fino alla nuova illuminazione leghista, nella primavera del '90. «Il successo della Lega Nord alle amministrative di Milano fu un colpo di fulmine - racconta -, Fino a quel momento non credevo esistesse nessuna apertura. Improvvisamente vidi una luce». Il Muro era crollato da pochi mesi. Adesso Giulio Savelli non ha più la barba, i capelli neri sono un po' brizzolati. Da qualche mese pubblica a Roma un foglio «La voce della Lega» che più che un giornale è una sorta di volantino, «che stampo quando l'occasione lo richiede, con le macchine più sofisticate oggi a disposizione», spiega. Nel libro Che cosa vuole la Le¬ ga, vademecum leghista che ha appena pubblicato da Longanesi, prefazione di Umberto Bossi, scrive: «Il vecchio sistema è alle corde. (..) La Lega prima o poi spazzerà via la vecchia nomenklatura e cambierà il sistema politico del Paese. «Rivoluzione»: anche se questa parola è stata compromessa in Italia dall'uso che ne è hanno fatto le forze estremistiche di destra e sinistra, è questo il processo politico che conosceremo nel prossimo futuro. Rivoluzione e non riforma. Perché il sistema politico italiano non è riformabile». Una Lega del centro avrà successo, dopo il fallito tentativo guidato dall'avvocato Crosta? «Dopo il successo di Brescia mi chiedevo: se là dove tutto sembra funzionare la Lega vince, perché non dovrebbe vincere qui dove lo sfascio è totale? Caso mai, appena capito il messaggio, credo che nel Sud il rischio sarà la rivolta». Maria Grazia Bruzzone -■ ■ Giulio Savelli «Il vento del Settentrione arriva al Centro Siamo pronti a realizzare anche a Roma i successi elettorali ottenuti al Nord dalla Lega di Umberto Bossi»

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