Nove ministri da tagliare Amato affila la sua scure

Nove ministri da tagliare Amato affila la sua scure Scalfaro non ne passerà più di 21, il Presidente incaricato non vuole un governo a termine Nove ministri da tagliare Amato affila la sua scure ROMA. Sette-otto mesi di tempo per «stabilizzare» una situazione economica «che è spaventosa». Questo è il primo obbiettivo che si è posto Giuliano Amato per il governo che vuol formare e che comunica a tutti i partiti che sta incontrando in questi giorni. Il presidente del Consiglio incaricato concluderà gli incontri lunedì e subito dopo farà conoscere il programma che ha elaborato e sul quale chiederà la fiducia delle Camere. Ma, sin da ora, pare di capire che i cardini del programma saranno due: tagli alle spese dello Stato e riforma elettorale. Con una manovra economica rigorosa Amato non dispera di tirar dentro al governo i repubblicani. Con la riforma elettorale, da far decidere al Parlamento, spera di potere conquistare i voti del pds su quel provvedimento. Intanto, Amato continua a muoversi cercando di dare un carattere di «discontinuità» al suo tentativo. Vuol far capire che non è un governo che cerca l'accordo delle segreterie dei partiti, ma un passaggio nuovo, soprattutto per i criteri di scelta dei ministri. «La struttura del governo la deve decidere da solo, in piena autonomia - sostiene il capo dei deputati del psi. Salvo Andò -. E, da questo punto di vista, una forte intesa con il Capo dello Stato costituisce la più sicura garanzia che ciò avvenga sul serio». In realtà, più che di intesa, si tratta di una direttiva ultimativa data da Oscar Luigi Scalfaro al presidente incaricato, che si potrebbe sintetizzare in: io non ti sottoscriverò la' nomina di più di 21 ministri. E, poiché oggi sono 30, si tratta di una strage. Le vittime saranno i più deboli, i ministeri «senza portafoglio», senza bilancio autonomo. Sono otto (Politiche comunitarie. Protezione civile, Rapporti con il Parlamento, Mezzogiorno, Funzione pubblica, Regioni e riforme istituzionali, Aree urbane e Affari sociali). Il nono ministero da eliminare sarà quello della Marina mercantile. che andrà sotto le ali del ministero dei Trasporti. Questi sembrano i propositi di Amato il quale continua a concludere ogni giornata di incontri con dichiarazioni ottimistiche sulle sue possibilità di riuscita. Di fatto, nessuno pare dubitare del suo successo. Quel che Amato dice di temere è che il governo nascituro sia destinato a durare solo sino a febbraio, per passare poi la mano non si sa a chi. Magari ad un democristiano, dopo che lui socialista si sarà accollato la parte più impopolare dell'impresa. O, più probabilmente, per andare ad elezioni anticipate con la nuova legge elettorale che il Parla¬ mento potrebbe rapidamente approvare. «Amato esclude il governo a termine. Ha accettato l'incarico perché ritiene di poter avere vita più lunga per continuare poi sulla strada delle riforme», riferisce il senatore valdostano Dujany al termine dell'incontro col presidente incaricato. Ma il sospetto che la missione del probabile governo Amato sia a termine, è condiviso anche da altri. Dice il liberale Patuelli: «Siamo disposti al dare il massimo aiuto, a patto che non si configuri come governo a termine, come governo balneare». Aggiunge il suo compagno di partito, Sterpa: «Sarebbe un er¬ rore madornale accontentarsi di un governo transitorio», e spiega che il vero scontro avverrà sul programma economico. Per l'andreottiano Cristofori, addirittura, «da qualche parte si riaffacciano ipotesi di governo istituzionale. Il paese non ha bisogno di governi provvisori ma di essere gestito con grande determinazione». Dire governo istituzionale equivale a dire governo Spadolini per andare alle elezioni anticipate. Ed ecco che il presidente del Senato mette le mani avanti: «E' bene dire fin da ora: guai a chi parla di abbreviare il corso deua legislatura». Tutto questo, comunque, riguarda il futuro. Al momento, Amato ha da costruirsi una maggioranza e può contare solo su de, psi, psdi e pli. Ma là Rete annuncia che potrebbe arrivare a dargli l'astensione sul voto di fiducia, e Pannella fa sapere che i suoi potrebbero entrare al f'overno se sarà cambiata la egge antidroga, unificate le polizie e rivisto il regime degli appalti. I sudtirolesi sarebbero per il «si», i Verdi meditano, il Patto Segni deciderà mercoledì e il repubblicano Battaglia continua a premere su La Malfa perché il pri vada al governo. Alberto Raplsarda Da sinistra il socialista Salvo Andò il presidente incaricato Giuliano Amato e il liberale Antonio Patuelli

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