Avvocati e giuristi contro il superdecreto

Avvocati e giuristi contro il superdecreto Avvocati e giuristi contro il superdecreto Si dimettono quattro consulenti di Martelli «Il codice stravolto dalle norme anticrimine» ROMA DALLA REDAZIONE Tecnici e operatori del diritto sono in rivolta contro il decreto Martelli-Scotti, quello che ha modificato alcune parti del codice di procedura penale per renderlo più efficace nei procedimenti contro le cosche mafiose. Due giorni fa, la giunta esecutiva dell'Unione delle camere penali - che riunisce gli avvocati italiani - ha approvato un documento in cui denuncia pubblicamente il decreto antimafia, a cominciare dalla «falsità mistificatrice» delle osservazioni preliminari del ministro Martelli secondo cui le nuove norme «non muterebbero le caratteristiche dei procedimenti diversi da quelli contro la criminalità organizzata». Per l'Unione delle camere penali, invece, il decreto stravolge «l'impianto stesso del codice». Secondo l'organizzazione degli avvocati, con il decreto Martelli-Scotti «è stata di fatto istituzionalizzata una situazione di emergenza estesa a tutte le situazioni e a tutti i soggetti, anche estranei al fenomeno mafioso». Anche in casa del Guardasigilli, al ministero della Giustizia, c'è malumore e aria di rivolta. Quattro dei ventidue componenti della commissione ministeriale incaricata di studiare e correggere il codice di procedura penale si sono dimessi per protesta contro le ultime modifiche che - dicono - «hanno stravolto il nuovo processo». Si tratta dei docenti universitari Guido Neppi Modona e Mario Chiavano, dell'avvocato Antonio Amodio e del magistrato di Cassazione Giorgio Lattanzio. «La commissione non ha più motivo di esistere, non ha più spazio per lavorare». Così il giurista torinese Neppi Modona motiva le dimissioni in una lettera indirizzata a Giandomenico Pisapia, presi¬ dente della commissione. «Il giurista - si legge in un passo dello scritto - non può vestire l'abito dell'arlecchino». Giandomenico Pisapia ha fatto sapere che elaborerà un documento, da presentare al ministro di Grazia e Giustizia, in cui si prospettano modifiche di quei punti del cosiddetto superdecreto che «confliggono apertamente non solo con la legge delega e con il codice di procedura penale, ma anche con enunciazioni fondamentali di convenzioni internazionali ratificate anche dall'Italia. All'interno della commissione sono emerse due posizioni: quella di chi ha ritenuto che non ci fosse più spazio per l'attività dello speciale organismo e quella di chi, come me, proprio perché ritiene che alcune parti del decreto siano in contrasto con principi fondamentali, ha ritenuto di dover fare in modo di correggere il provvedimento in sede cTconversione in legge».

Persone citate: Antonio Amodio, Giandomenico Pisapia, Giorgio Lattanzio, Guido Neppi Modona, Mario Chiavano, Neppi Modona

Luoghi citati: Italia, Roma