W I BUROCRATI di Furio Colombo

W I BUROCRATI W I BUROCRATI Furio Colombo sui «tradotti di Stato» Un aiuto efficace, ma regole da cambiare HO letto con interesse su Tuttolìbrì di sabato scorso l'articolo di Pierluigi Battista sullo «traduzioni di Stato». E' persuasivo e completo, con tutte le fonti. Ma persuasivo non è il tema di fondo. Perché dovrebbero esserci traduzioni di Stato? So di toccare un tema diffìcile e impopolare, ma il testo di Battista mi aiuta. Con competenza è andato alla fonte e spiega che cinque ministeri e vari enti (mi pare di averne contati altri cinque) partecipano alla decisione, testo per testo. Giustamente la gente, insieme con l'articolista, si domanda come mai ci vuole una documentazione tanto complessa. Non basta il testo per decidere se tradurre un libro? . Non basta, perché quella commissione, formata da cinque ministeri con cinque contabilità e cinque «set» di regole diverse, deve comportarsi secondo quelle regole. Alle spalle di tutti veglia la Corte dei Conti, che può rinviare al mittente qualsiasi atto che non risulti «perfetto». Perfetto, qui, non ha nulla che fare con la bellezza di un testo. Ha che fare con una serie di regole che si sono depositate in un secolo e mezzo di vita amministrativa italiana senza che mai una nuova regola cancellasse la precedente. Non c'è alcun bisogno di sospettare che quella commissione non lavori con efficienza tanto più ch'è presieduta da un uomo di cultura come Vittore Branca. Non c'è bisogno di immaginare funzionari maliziosi o distratti. Sospetto che sia vero il contrario. Nel reticolato fìtto delle regole infinite, più un funzionario è appassionato e impegnato e lavora bene, più la sua fatica è moltiplicata dal sistema delle approvazioni incrociate. Riesce qualcuno a immaginare che cosa può voler dire, in Italia, per le persone addette a quella commissione, arrivare a raccogliere le firme di cinque ministri (uno è il Presidente del Consiglio) nei tempi che possono essere giudicati «brevi» o «ragionevoli» per un estraneo che non ha modo di intravedere quella rete di difficoltà? Allora, via, un po' di corag- g'o, e guardiamo il problema in cria. Primo. Sappiamo che neppure un eroe può sveltire, accelerare il percorso di una pratica (letteraria o di pensionamento) fra cinque ministeri, cinque gabinetti, cinque sistemi amministrativi, cinque firme moltiplicate di almeno altre cinque, all'interno di ciascun ministero, più l'approvazione dell'autorità amministrativa, che è giustamente pignola e rigorosa, con relativo decreto e registrazione. Secondo: dobbiamo seriamente domandarci se possiamo aiutare le persone addette a quel lavoro a cambiare le procedure. Non sembra che sia possibile, se accettiamo il principio che le persone - nei limiti delle regole - lavorano bene. Lo potrà fare, un giorno il Parlamento. Lo potrà fare il governo. Ma, ammettiamolo, dovrà cominciare ad applicare la sua spinta di accelerazione e semplificazione, quando potrà, in qualche altro punto più grave e urgente del governare. Terzo: ma perché questo dovrebbe essere il percorso per sostenere il libro italiano all'estero? Siamo in un settore della vita sociale (editoria, autori) carico di creatività, intelligenza, contatti, capacità di comunità. Possibile che non si possa usare questo straordinario talento senza occupare le stanze, già affollate, di un ministero, anzi di cinque? Non so quante irritazioni sto provocando con questa nòta, quante proteste nel «pubblico» e nel «privato». Non so neppure chi ha voluto e fatto la legge per la sovvenzióne delle traduzioni. Certo l'intenzione era nobile. Ma, se il reticolato delle regole - che poi non è consentito e non è possibile violare - è quello che è, perché non riportiamo il problema nelle mani di editori e autori, e ci meditiamo un po' sopra per vedere se troviamo una soluzione? L'unica cosa che non mi sembra giusta è gettare il problema sulle spalle di un kafkiano «burocrate». Dall'elenco delle opere tradotte che leggo nell'articolo di Battista (e dunque delle pratiche portate a buon fine) mi sembra che quel «burocrate» meriterebbe un elogio. Pensate alle lettere, alle telefonate, ai fax, ai fonogrammi, alle altre telefonate, alle preghiere al funzionario amico dell'altro ministero, per avere le approvazioni e le firme. Tutto ciò per tradurre grandi e celebri autori. No, è proprio il caso di ripensarci. Furio Colombo

Persone citate: Furio Colombo, Perfetto, Pierluigi Battista, Vittore Branca

Luoghi citati: Italia