Borsaro non cedo il Toro

Borsano: non cedo il Toro Mercato, bilancio, tifosi, Moggi: le verità del presidente Borsano: non cedo il Toro «Indeboliti? Più forti di prima» TORINO. Ci si presenta all'appuntamento, nella sede della Cima, la sua società, convinti di trovare i mobili impacchettati, le suppellettili imballate e i sigilli alle porte, come accade dopo la visita degli ufficiali giudiziari. Sul conto di Gianmauro Borsano circolano da tempo le voci di una rovina così bene avviata da dover vendere il Torino in blocco, e non qualche giocatore, per salvarsi dai debiti e dalle manette. Le ultime indiscrezioni parlano di una cessione a Gianmarco Calieri per cinquanta miliardi. E altre soffiate annunciano vendite sparse, da Marchegiani a Fusi, come al Gran Bazar. Invece incontriamo un Borsanò in salute, un filo appesantito dalla buvette parlamentare. Non è di buonumore, ma si poteva prevederlo. Però è graffiali te, deciso. Tranquillo sul benessere proprio e del Torino. Se bluffa è in gamba. Già conosce il motivo per cui siamo qui: onorevole, è vero che dovrà vendere? «Mi sono stancato a dire di ho: non vendo. Potrei disfarmi di altre cose ma non del Toro, che è sinergico con le mie attività». Non si parla di poter, ma di dover vendere. Si dice che lei abbia oltre dieci miliardi di passivo e che non possa assolvere agli impegni di mercato. Non so come nascano certe cifre, io dico le mie: abbiamo un'esposizione di due miliardi con le banche, uno dei minimi della serie A, contro un capitale di venti miliardi. Quanto alla Covisoc l'unico problema è in una contestazione perché loro considerano un debito certi miliardi fatturati con lo sponsor e noi diciamo che sono un credito. Ma con un aumento di capitale di cinque miliardi, già deciso ad aprile, siamo in perfetta regola. Se tutto va così bene, perché continua a vendere? Guardi che ho finito di vendere. Dopo Benedetti, Graverò e Policano vendo ancora Bresciani ed è finita lì. Alla Lazio non lo pensano. E neppure i tifosi. C'è l'impressione che possa succedere qualcosa. Cragnotti smetta di parlare di Marchegiani e di Fusi, perché se continua non gli dò neppure Cravero: potrei farlo, c'è un accordo ma non c'è il contratto firmato. Quindi ci lasci in pace. Quanto ai tifosi è ora che si fidino di me, in tre armi mi sembra di non averli delusi. Già, ma lei aveva anche detto che non avrebbe ceduto Cravero e Policano. Allora pensavo di vendere Lentini al Milan. Perciò ho dovuto tornare sui miei passi: comunque ho imparato la lezione, non mi sbilancerò mai più. Torniamo alle voci. Possibile che il mondo le voglia così male da inventarsi tutto contro di lei? Infanga e infanga, qualcosa resta. Sono così ingenuo da credere che non ci sia un piano predeterminato, anche se qualche nemico me lo sono fatto, e potente. Ma penso che si sia creato poco per volta un fumo di inesattezze che è diventata una vera nebbia, difficile da diradare. La invito a portarmi una persona che deve ricevere soldi da Borsano: posso trattare sui modi e le scadenze ma i debiti li pago sempre. A proposito di maldicenze: si dice che Moggi si prepari ad andare alla Lazio, visto anche l'andamento del mercato. Sia lui che Cragnotti mi dicono che non c'è niente di vero, cosa devo credere? Moggi non mi ha mai raccontato bugie. E mi inte¬ ressa che faccia bene gli affari per il Toro come ha sempre fatto; se poi dedica le sue attenzioni anche agli altri, pazienza. Purché non mi nuoccia. E l'interessamento di Calleri? E' falso pure quello? Calieri l'ho visto due anni fa in via Toscana a Roma perché voleva vendermi Di Canio. Poi l'ho incontrato qualche mese dopo e da allora non l'ho mai sentito. Due mesi fa il suo commercialista ha chiesto al mio commercialista se vendevo il Toro. Gli fu risposto che per meno di 50 miliardi non si trattava neppure e che non ci interessava. Da allora non si è più fatto vivo. Eppure c'è la sensazione che lei si sia disamorato del Toro. Questo no. Però si è rotto qualcosa la sera del Bernabeu, dopo la lite furibonda con Mendoza per difendere i nostri tifosi: uscii sul campo e mi sentii insultare. Lì crollò la mia fiducia in un rapporto vero. Oggi non ho più passionalità e trasporto, addio agli slogan sul crescere insieme. Farò come altri presidenti che pensano a grodurre un uon spetta- colo e poi se la gente vuol venire allo stadio, bene, altrimenti... Diciamo che avrò un rapporto mercantile con il Toro e i suoi tifosi che mi attaccano e non so perché. Forse la storia di Lentini ha guastato tutto. E magari non le credono più. Se vedono qualcuno più bravo di me, capace di fare più di quanto ho fatto in tre anni, venga avanti. Posso andarmene. Ma se ha detto che non venderà: allora Calieri... (risata). Non si è fatto avanti e se lo fa deve portare i soldi, non le parole. Io sento ancora il Toro una cosa mia, su cui lavorare. Mi piace, questa è la verità. Il problema è che il bel giocattolo può rompersi, con le cessiom che ha fatto. E non gliela perdoneranno. Io credo che il Toro sia più forte dell'anno scorso: Sergio tecnicamente vale quanto Policano e tatticamente è anche migliore pensando al carattere di quell'altro; Cravero qui si sentiva appagato e la sua cessione, per quanto mi sia dispiaciuta, la recuperiamo con Fusi senza scombussolare nulla. In compenso abbiamo un grande attacco, con Aguilera. E compreremo ancora un centrocampista per la panchina e un buon difensore. Gregucci? E' un nome, ma ce ne sono altri: Paganin, Benetti. E poi contiamo sull'esplosione di Vieri, di Sinigaglia, di Sordo, ragazzi che l'anno scorso hanno potuto esprimersi poco. Sordo, se si controlla, può essere un altro Lentini. E Lentini come sarà dopo le pressioni del mercato? Lo conosco abbastanza per sapere che non ne risentirà. Lui sa che volevo venderlo soltanto perché mi davano 20 miliardi: forse avrei fatto un errore. Capisco che Galliani insista a contattarlo per giocarsi le sue chances fino in fondo. Ma Lentini resta. Una curiosità: con quei 20 miliardi chi avrebbe preso? C'era un discorso con Neri della Lazio. E lei crede che ai tifosi sarebbe bastato? I miliardi mica li intascavo io, erano del Toro. Non avrei ceduto gli altri per recuperare sul mercato i soldi di una gestione che è quella che è: con 30 mila spettatori a partita tra paganti e abbonati non si possono pagare gli ingaggi che ho concesso per riportare subito il Toro in alto: i 1500 milioni a Vazquez, i 1200 ad Aguilera. Beh, il Toro ha fatto anche gli incassi in Uefa. A proposito di Vazquez: lo cederete? Gli ho parlato l'altro ieri: è tranquillo, sa che avremmo voluto venderlo, perché fa grandi giocate ma non si è mài espresso con continuità. Pero il suo ingaggio ne limita il mercato, a questo punto penso che lo terremo. Ci aspettiamo che risponda sul campo da campione qual è. Insomma lei vuol dire che non avete disarmato. E' così? Io dico che puntiamo allo scudetto: primo perché bisogna porsi i traguardi difficili, secondo perché siamo la squadra che ha cambiato meno. Siamo meglio dell'anno scorso, la Juve e il Milan vedranno che ci siamo anche noi. Marco Ansaldo A sinistra Policano ceduto al Napoli dopo tre stagioni con la maglia granata A fianco Cravero passato alla Lazio Non sarà seguito da Fusi e Marchegiani alnti o a un ta- Nella foto sopra Lentini che, secondo Borsano, non risentirà delle pressioni del mercato A sinistra Sergio, in arrivo dalla Lazio Qui a fianco Aguilera, il bomber che mancava

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