L'angelo azzurro vola sul muro di Mario Baudino

L'angelo azzurro vola sul muro Sge e Berthelsmann comperano la Hollywood di Hitler e di Honecker L'angelo azzurro vola sul muro E Isabella Rossellini diventa spia BERLINO DAL NOSTRO INVIATO E' stata l'Hollywood comunista, la Cinecittà della Ddr: ma gli enormi studios, che si estendono per 43 ettari su una superficie pari a quella del Vaticano, sono stati anche il quartier generale di Goebbels e del cinema nazista, e prima ancora la culla di film come Metropolis e l'Angelo azzurro. Rivoluzioni, colpi di Stato, bombardamenti e socialismo reale sono riusciti a intaccarli, mai a snaturarli completamente: c'è ancora il teatro di posa più vasto del mondo, dove si dice forse a torto - che Lang abbia girato Metropolis; sono cresciute rigogliose le 30 betulle piantate da Goebbels davanti al palazzo dove il gerarca nazista aveva fondato l'Accademia di Cinema; è perfettamente intatto il grande magazzino dei costumi e degli oggetti di scena che l'amministrazione Ddr cominciò a raccogliere a partire dal '46. Negli anni severi del socialismo reale non si buttavano via neppure i lavandini e i bicchieri di birra: ora c'è una collezione che va da un milione di «pezzi piccoli» a centinaia di migliaia di «pezzi grossi», un immenso arsenale di copie di quadri celebri, costumi, maschere, strumenti musicali, valigie, stracci e soprammobili, che riesce non solo a coprire i costi di immagazzinamento ma a produrre utili grazie al noleggio. Negli «studios» della Defa, a Babelsberg, due passi da Potsdam e dalla reggia di Federico II, fino a tre anni fa anche due passi dal Muro, le cineprese non hanno mai smesso di lavorare. Negli ultimi giorni di guerra, con i russi che avanzavano verso Berlino e i bombardieri alleati che spianavano la capitale del Reich, venne completato Sotto i ponti, una storia senza tempo' ambientata su-una chiatta. La pellicola finì in Russia, ma entrò regolarmente nei circuiti sul finire degli Anni Cinquanta. Poco dopo, nel '46, Wolfgang Staude realizzava Gli assassini sono fin noi: il primo lungometraggio del nuovo Stato comunista, che segnava la scomparsa della storica sigla Ufa (ripresa a Monaco di Baviera) e la nascita della Defa. In 43 anni sarebbero stati prodotti 700 film. Dopo l'unificazior ne tedesca, la Defa conclude adesso anche il periodo d'interregno: è stata privatizzata, e dal pruno luglio arrivano i nuovi padroni, la finanziaria francese Sge (Societé generale des eaux) e l'editore Berthelsmann. Ma intanto questo simbolo del cinema tedesco ha continuato a lavorare: nel '92 sono in produzione sei film, imo dei quali destinato a essere famoso. John Schlesinger sta infatti girando L'innocente, con Isabella Rossellini, Anthony Hopkins e Campbell Scott, una spy story tratta dal celebre Lettera Berlino di Jan McEwan. Quella dell'Innocente è già la Defa del futuro, la Medienstadt che vuole diventare un punto di riferimento europeo. Ha fatto, durante la gestione Treuhand (l'ente che vende ai privati le imprese dell'ex Ddr), un'energica cura dimagrante, passando da 2300 a 780 dipendenti, progetta hotel, case, servizi sulla sua immensa area il cui valore immobiliare è fra i più alti di tutta la Germania, In dieci anni verranno investiti oltre 750 miliardi di lire e l'intero sistema della «città dei media» dovrebbe dar lavoro a 3500 persone. Ma, come in un castello dei destini incrociati, ben più alto di quello industriale è il valore simbolico. C'è, ancora in funzione, lo stabilimento di montaggio dove Hitler andava a vedere i film americani che proibiva ai suoi sudditi, soprattutto quelli di Walt Disney. Manichini di Marlene Dietrich occhieggiano nel magazzino dei costumi, anche se sono un falso perché del set dell'Angelo azzurro non è rimasto nulla. E ci sono i ricordi Ddr, che pesano: prima qui si producevano persino le pellicole, c'era un'orchestra sinfonica, i registi erano stipendiati, persino 12 attori costituivano una specie di piccolo stabile. Tutta questa gente ora è licenziata, con la prospettiva di collaborare a contratto quando - e se - ci sarà lavoro. Fra i boschi di Babelsberg si cominciò a far cinema nel 1911 con ì», Bioscop di Guido Seeber. Vennero Fritz Lang, che realizzò Nosjeratu, e von Sternberg con L'Angelo azzurro. Vennero BiUy Wilder e Lubitsch, Gerard Philipe e Kurt Maetzig, senza dimenticare un maestro della Ddr come Konrad Wolf che aveva un fratello destinato a diventare molto più famoso di lui: Misha, il grande burattinaio dei servizi segreti comunisti. L'uòmo che per trent'anni, nome di battaglia Markus, ha tenuto in scacco l'Occidente, e sedotto Le Carré. Mario Baudino Nella città dei media, già regno diFritzLang von Sternberg e Lubitsch, oggi lavora John Schlesinger Un'Infilata di busti nell'enorme magazzino con gli oggetti di scena dal '46 ad oggi. Nell'immagine grande, Marlene Dietrich, sopra Isabella Rossellini