Contro Montini una lettera dal passato

Contro Montini una lettera dal passato Raccomandò Scorza, accusato dell'omicidio Amendola. Lo storico Scoppola: sciacallaggio Contro Montini una lettera dal passato IIfuturo Papa aiutò un fascista? ROMA. C'era la mano di Giovan Battista Montini, futuro Paolo VI, dietro la sentenza della Corte d'assise che nel 1949 scagionò Carlo Scorza, ex segretario nazionale del partito fascista, dall'accusa di omicidio colposo di Giovanni Amendola? Quarantré anni dopo quella controversa sentenza del Tribunale di Perugia si scopre proprio mentre il Vaticano avvia il processo di beatificazione di Paolo VI - che Montini, allora sostituto della segreteria di Stato del Vaticano, ebbe un ruolo insospettato in quella vicenda. L'agenzia di stampa «Adista», legata ad ambienti cattolici di sinistra, ha infatti pubblicato ieri il testo di una lettera - una raccomandazione a favore di Scorza - che Montini scrisse il 13 marzo 1947 a monsignor Giuseppe De Bernardi, vescovo di Pistoia - la città dove dieci giorni dopo si sarebbe celebrato il processo contro l'ex segretario del partito fascista. Spiega Montini al vescovo: «La famiglia di Scorza, che ritiene l'imputato assolutamente estraneo al fatto delittuoso dell'aggressione dell'Amendola, crede di poterne documentare ampiamente nel processo l'innocenza. Ma nutre in proposito delle preoccupazioni, temendo che ragioni di carattere politico possano contribuire a turbare la serena oggettività del dibattito». Poi l'invitò esplicito di Montini al vescovo: «Mi permetto di segnalare la cosa alla illuminata carità e prudenza dell'Eccellenza Vostra Reverendissima con preghiera di volersi cortesemente adoperare - nei limiti delle sue possibilità - per contribuire a dissipare le preoccupazioni della famiglia Scorza e per andare incontro ai suoi desideri in merito al su accennato processo». Infine, una nota personale: «Nei riguardi del signor Carlo Scorza credo opportuno, per la verità, far rilevare che nel 1943 egli aveva manifestato qualche buon sentimento». Non è chiaro cosa fece il ve¬ scovo - e se fece qualcosa - per «andare incontro» ai desideri della famiglia Scorza. Ma l'effetto della lettera di Montini sulla sentenza di primo grado, pronunciata il 23 maggio 1947, fu ininfluente. Scorza e la sua banda di fascisti furono ritenuti colpevoli dell'agguato con spranghe e manganelli del 25 luglio 1925, che secondo il tribunale provocò successivamente la morte di Amendola, il 1° aprile 1926 a Cannes. Ma due anni dopo la prima sentenza, il 27 luglio 1949, la Corte d'Assise di Perugia derubricò il reato trasformandolo in omicidio preterintenzionale: in pratica non si riconobbe più a Scorza e gli altri imputati una volontà omicida nei confronti di Amendola. La lettera di Montini era stata all'origine di questa diversa sentenza? E' difficile dirlo così come è difficile dichiarare con certezza, a quasi settantanni di distanza, di che cosa morì Amendola - se delle ferite riportate nell'agguato oppure di altre cause. Amendola, uno dei leader della protesta dell'Aventino due anni dopo l'avvento del fascismo, fu aggredito una prima volta il 26 dicembre 1924. Subì un secondo agguato, ancora più violento, da una squadra guida¬ ta appunto da Scorza a Montecatini nel luglio del 1925. Il leader dell'opposizione liberal-democratica andò in esilio in Francia dove morì un anno dopo. Ma il giornalista Maurizio Ferrara, ex direttore de l'Unità e amico di Togliatti, ha recentemente messo in dubbio la tesi finora accettata secondo cui Amendola morì dei postumi delle ferite ricevute nell'agguato. Secondo Ferrara, Amendola sarebbe morto invece di un cancro. La lettera di Montini sarà Eubblicata dalla rivista francoelga Golias in un dossier speciale sulla storia dei vescovi durante l'occupazione. Ma la divulgazione anticipata del testo da parte dell'agenzia Adista e soprattutto la coincidenza con l'avvio del processo di beatificazione di Paolo VI ha suscitato irritazione in alcuni storici. «Non capisco questo malcostume che consiste nel voler andare a spiluccare nel passato per poi pubblicare lettere senza fornire il loro contesto», protesta Pietro Scoppola, storico cattolico. Il contenuto della lettera di Montini comunque non lo sorprende più di tanto. «Nel dopoguerra la Chiesa ebbe un ruolo di moderatore nei confronti dell'epurazione antifascista». Più severo il giudizio di Andrea Riccardi, autore del volume Il potere del Papa da Pio XII a Paolo VI (Laterza 1988). «Un nesso tra la lettera di Montini e l'avvio del processo di beatificzione potrebbe esserci dati i tempi che corrono, con lettere che piovono da tutti gli archivi». A tal proposito Riccardi sottolinea che bisogna ancora accertare che sia autentica. «Ma non mi sorprenderebbe che lo fosse», aggiunge. «Montini lavorava nella segreteria di Stato. Era un esecutore fedele della visione di Pio XII e quella visione non era certo antifascista». Andrea di Robilant li documento trovato in archivio «divulgato» in coincidenza con l'avvio del processo di beatificazione del Pontefice A sinistra Carlo Scorza, che fu accusato di omicidio. Di fianco Papa Montini

Luoghi citati: Cannes, Ferrara, Francia, Montecatini, Perugia, Roma