Delors «Scelta tra prosperità e declino» di Emanuele Novazio

Nasce l'Armata europea Nasce l'Armata europea Vertice in Germania della Ueo La crisi serba il banco di prova BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nasce «l'armata di pace europea», dopo anni sonnolenti l'Ueo (l'Unione dell'Europa occidentale) avrà un vero ruolo militare. E' una svolta storica: il vertice di Petersberg, sulle colline di Bonn, ha avviato la costituzione di «una spada comune», la difesa europea che si svilupperà insieme alla moneta comune. I nove Stati membri (la Cee meno Grecia, Irlanda e Danimarca) assegneranno all'Unione, futuro braccio armato della Cee, «unità militari per missioni umanitarie e per il mantenimento della pace condotte sotto la sua guida». Nascono i «caschi blu europei», ma nella crisi jugoslava i toni sono più sfumati: l'Ueo mette le proprie forze a disposizione dell'Onu per «rendere effettive le sanzioni» contro la Serbia; un «gruppo ad hoc» esaminerà «l'incremento delle attività di risposta contro l'impiego delle forze aereo navali» jugoslave, come ha precisato il ministro della Difesa Rognoni, che rappresentava l'Italia con il sottosegretario agli Esteri Vitalone. Ma questo non vuol dire che l'Ueo passerà direttamente all'azione e che le sue truppe interverranno per frenare i serbi. Vuol dire, per adesso, che il Gruppo studierà «le possibilità» per «rendere effettive» le sanzioni dell'Onu e «dare suggerimenti al Consiglio di sicurezza». In proposito, i Paesi non sembrano unanimi. «Bisogna togliere ossigeno alla crisi attraverso l'interdizione di ogni attività aerea e navale», ha precisato Vitalone; «considerata la sua posizione, l'Italia vuole una stenlizzazione di qualsiasi forma di attività bellica» in Jugoslavia: anche se «per fermare una nave bisognerà impiegare altre navi». Ma altri sono più cauti. Il ministro della Difesa inglese Hurt si è detto scettico «sull'esistenza di un solo Paese disposto a inviare truppe al fine di combattere per la soluzione particolare di un problema particolare». E se per il tedesco Kinkel bisogna far pesare «una spada di Damocle» sulla direzione jugoslava, la Germania non impegnerà soldati perché la Costituzione tedesca lo vieta. Al di là della crisi jugoslava, il vertice di ieri ha segnato comunque una svolta sul futuro ruolo operativo dell'unica organizzazione di difesa propriamente europea: i ministri hanno assegnato all'Ueo dei compiti ambiziosi in prospettiva, superiori per certi aspetti a quelli della Nato, della quale l'Unione rappresenta il «pilastro europeo». Mettendo in pratica quel che i trattati di Maastricht avevano deciso, la «dichiarazione di Petersberg» prevede interventi «per la gestione delle crisi»: le.sue truppe potranno partecipare a missioni per «mantenere» e «ristabilire la pace» anche al di fuori dei confini dell'Alleanza, ma sempre nel rispetto della Carta dell'Onu. Con qualche cautela anche in questo caso: la decisione di «ricorrere a unità militari» spetterà al Consiglio dell'Ueo, ma ogni Paese dovrà decidere la propria partecipazione a delle «operazioni specifiche» secondo la propria costituzione. Una precisazione che tiene conto soprattutto della situazione tedesca. In vista della futura armata europea, ogni Paese assegnerà all'Ueo un proprio contingente di truppe, «senza tuttavia indebolire la capacità operativa della Nato»: per arrivare a un comando militare integrato, è stata creata una Cellula di pianificazione, una quarantina di ufficiali guidati dal generale italiano Caltabiano. Emanuele Novazio

Persone citate: Caltabiano, Hurt, Kinkel, Rognoni, Vitalone