«Se l'ederà resta fuori nessun ministro» di M. G.

«Se l'Edera resta fuori, nessun ministro» «Se l'Edera resta fuori, nessun ministro» La Malfa frena Battaglia e Mammì, accuse alla de «Ipartiti devono andare a casa e non lo fanno» ROMA.«Guardate che il più ministerialista di tutti, qua dentro, sono io». Almeno a parole, Giorgio La Malfa non ha difficoltà a schierarsi dalla parte di Battaglia e Mammì, i più solleciti a chiedere l'ingresso dei repubblicani nel nuovo governo. Adolfo Battaglia, in un faccia a faccia televisivo con il socialista Salvo Andò, ha detto che «se Amato riuscirà a sganciarsi dal potere delle segreterie, il pri potrebbe sostenerlo e partecipare al governo con La Malfa e Visentini». Il segretario non sconfessa apertamente l'ala filo-governativa del suo partito, ma ne stempera, e di molto, gli entusiasmi: «Non siamo mica Rifondazione comunista: se ci sono le condizioni, possiamo entrarci. Ma le condizioni ci sono? Eh, su questo ho qualche dubbio...». I dubbi di La Malfa, per una volta, non riguardano il famoso "programma ', ma l'atteggiamento dei partiti che dovrebbe¬ ro permetterne l'attuazione. «Il problema è uno solo e si chiama de. Riuscirà un partito rimasto senza leadership ad appoggiare una politica di risanamento che, inevitabilmente, finirà per colpire i dipendenti pubblici e i meridionali, cioè le due categorie in cui la de pesca ormai la gran parte del suo elettorato?». Una domanda da mille miliardi, la cui risposta condizionerà in modo decisivo la posizione dei repubblicani. Spiega La Malfa: «Lunedì, quando vedrò Amato, per prima cosa gli chiederò: con quali democristiani hai parlato e che cosa ti hanno promesso? Gli suggerirò di chiamare il ministro Carli e di farsi spiegare da lui per quali motivi i suoi progetti di due anni fa, tipo la riforma pensionistica, sono rimasti lettera morta. I casi sono due: o Amato strappa alla de concessioni importanti, oppure il suo sarà un nuovo governo Goria». E il programma? «Ma va be¬ nissimo quello del governo Andre otti! Il guaio è che è rimasto sulla carta. Ecco, tomo a chiedermi: se la de non ha voluto fare certe cose quando aveva Palazzo Chigi, perché dovrebbe volerle fare adesso? Qui, e lo hanno capitò tutti, bisogna che i partiti inizino la ritirata. Lo stanno facendo? I primi segnali non sono incoraggianti, a giudicare da chi è stato messo alla presidenza delle commissioni parlamentari: penso a quel Manfredi alle Finanze...». La Malfa resta scettico: «Noi avanzeremo queste richieste, ma con quale esito? In fondo, e il quadripartito lo ha già fatto capire, noi siamo ben accetti, ma non certo indispensabili... Quanto al mio partito, ne discuteremo mercoledì in direzione. Una cosa è certa: se il nostro gruppo non dà la fiducia al governo, nessun parlamentare repubblicano potrà entrarci. A meno che non si dimetta dal gruppo», [m. g.]

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