Cala la scure sulle poltrone di Francesco Grignetti

Cala la scure sulle poltrone Cala la scure sulle poltrone De Michelis passerebbe alpartito Gava o Scotti vicepresidente ROMA. Il totoministri entra nel vivo. Il gioco si fa crudele, per alcuni. Il fatto di non vedersi mai citati, getta nello sconforto molti politici. Ed è il momento di false partenze e autocandidature. Ma ogni illazione, fino a questo momento, è possibile. Giuliano Amato nei suoi colloqui con i partiti sta molto attento a non fare nomi: troppo presto, e troppo pericoloso. Si possono urtare le suscettibilità di molti. La lista ufficiale è attesa per venerdì prossimo. Fino a quel momento, si rischia solo di innescare gratuitamente qualche caso politico. In casa repubblicana, ad esempio, dopo due giorni di discussioni riservate sul caso-Vis e mini, la questione è risolta: nessun ingresso a titolo personale. Se il programma di Amato sarà convincente, il pri entrerà con una delegazione. E a questo punto, oltre al presidente del partito (Visentini), anche il segretario (La Malfa) potrebbe prendere in considerazione l'ipotesi di stare nel governo a guardia degli impegni scritti. E allora? Se i repubblicani decidessero'di Testare fuori,-Bltri illustri tecnici sono su piazza: gli economisti o fiscalisti Monti, Scognamiglio, Tremonti, Spaventa. Forse anche Prodi o Reviglio. Non si parla più, però, di accorpare Tesoro e Bilancio creando il superministero dell'Economia. I ministeri economici dovrebbero restare tre e divisi. Tutt'al più si pensa di dare maggior peso al Bilancio, dandogli le deleghe sul Mezzogiorno e sulle Partecipazioni statali. Questi ultimi due - Mezzogiorno e Partecipazioni statali sembrano essere le prime vittime sull'altare della snellezza. E non saranno le uniche. Anche molti ministeri senza portafoglio potrebbero scomparire: la Protezione civile finirebbe all'Interno (dove si da per confermato Vincenzo Scotti); le Politiche comunitarie e l'Emigrazione alla Farnesina (dove è in corsa Andreotti, ma si fanno anche altri nomi di big democristiani come De Mita o Forlani); l'Università alla Pubblica Istruzione (ritornerà a un democristiano di sinistra? Bodrato?); gli Affari Sociali alla Sanità (dove forse resta il liberale De Lorenzo); le Aree urbane sommate ai Lavori pubblici. Scomparirà anche il ministero per le Riforme istituzionali, che verrà preso direttamente dal presidente del Consiglio. Il Presidente Scalfaro, infatti, e molte tra le forze politiche, insistono per una riduzione di ministeri: dai 33 dell'ultimo governo Andreotti, a 24-25. E già circolano tabelle da manuale Cencelli, aggiornate per l'occasione. Alla qc spetterebbero 11 dicasteri, 5 ai socialisti, 2 ai socialdemocratici (un posto sicuro ad Antonio Cariglia, che si scambia di posto con Vizzini) e 2 ai liberali (probabile Raffaele Costa, il moralizzatore). Totale: 21 caselle. Restano libere 4 poltrone, che potrebbero andare ai repubblicani, oppure a «tecnici» più o meno svincolati dal quadripartito. E forse qualcosina andrà anche ai Verdi (magari Fulco Pratesi all'Ambiente) o ai radicali (Marco Pannella?). Di certo Forlani annuncia un grande ricambio nella delegazione democristiana. Dovrebbero restare fuori gli uomini più chiacchierati, anche per dare spazio alle aspirazioni dei molti che scalpitano. Torna quindi con insistenza il nome di Giuseppe Gargani per la Giustizia (ma c'è in corsa anche Nicola Mancino), probabile la riconferma per Franco Marini al Lavoro. Resta in sospeso il ruolo di Antonio Gava, che è il più quotato tra i possibili vicepresidenti del Consiglio. Se però rifiutasse, sarebbe Scotti a fare il vice ad Amato. E non s'è ancora sciolto il nodo-Martelli. Il Guardasigilli uscente, in freddo con Craxi, non potrà certo essere riconfermato come vicepresidente del Consiglio. Si dà per certa anche la sua partenza dalla Giustizia, ma lui non ha ancora dato una risposta a chi gli faceva balenare la possibilità di andare alla Difesa. De Michelis, invece, esce dal governo e punta a diventare vicesegretario unico del psi. Che fine farà allora Giulio Di Donato, l'altro vice di Craxi? Si apre anche per lui una strada verso una poltrona ministeriale. E un posto al «tecnico» Roberti dovrebbe essere sicuro. Esce definitivamente dal governo - e non poteva essere altrimenti - il milanese Carlo Tognoli, travolto dallo scandalo delle tangenti. Francesco Grignetti ^ ■ A sinistra: Arnaldo Forlani In alto: Giulio Andreotti — " Nella foto qui sopra: Romano Prodi

Luoghi citati: Roma, Vizzini