Amato: credo proprio di farcela di Alberto Rapisarda

Amato: credo proprio di farcela Il presidente incaricato ha fretta, potrebbe portare il programma alle Camere prima del previsto Amato: credo proprio di farcela De Mita ironico, «abbiamo parlato solo noi» ROMA. Ha fretta Giuliano Amato. «Nessuno, tra quanti ho ascoltato oggi, mi ha scoraggiato. Credo che sia possibile fare il governo. La fase, di sicuro non è di pessimismo» ha spiegato a sera il presidente del Consiglio incaricato dopo aver concluso anche un lunghissimo incontro con i democristiani. E' proprio la de il suo rovello. Quanto durerà la «luna di miele» con lo scudo-crociato, per ora acquietato dalla prospettiva della soluzione della crisi dopo l'uscita di scena di Craxi? C'è il problema urgentissimo di stabilire dove tagliare la spesa pubblica «attraverso azioni immediate», per riprendere le parole di Amato. E qui potrebbero nascere i primi intoppi. Ecco perché ieri si ipotizzava anche un possibile «blitz» del presidente incaricato, per presentare il suo governo alle Camere prima del previsto. A metà settimana, per esempio, prima che i dubbi e i contrasti all'interno dei partiti che sicuramente lo appoggeranno raggiungano un livello pericoloso. «Tutti mi hanno dato l'impressione che a questo punto un governo sia necessario» ha spiegato. Chi avrebbe, quindi, il coraggio di creare ora ostacoli insormontabili?, è l'implicita conclusione. Il problema centrale è scegliere le cose da fare. E su queste bisogna ottenere l'appoggio convinto della de, ma si può ot- tenere anche la disponibilità di qualche altro partito. Per esempio, il pri. «Se abbiamo da parte di Amato indicazioni sufficientemente buone, il pri potrebbe partecipare al governo con Bruno Visentini e Giorgio La Malfa» ha assicurato ieri il repubblicano Adolfo Battaglia. Una apertura impegnativa che lascia capire come il pri si stia muovendo per condizionare il programma del futuro governo con richieste precise che sarebbero, però, ostiche per la de. Ma, in questo momento, il partito di La Malfa potrebbe avere il potere contrattuale per far passare buona parte delle sue richieste, visto che la de spera sempre che l'accordo a quattro (dc-psi-psdi-pli) diventi «un po' più ampio», come dice il de Mancino. Ampio sino al pds? «Credo di no - precisa il segretario psdi Vizzini, dopo aver parlato con Amato -. Credo che le proposte di risanamento economico possano essere invece un terreno utile di confronto anche col pri». Per il «confronto», il pri «suggerisce» ad Amato il taglio di 40 mila miliardi ogni anno, per tre anni, «intervenendo nei settori dove la spesa corre di più e sui quali si è concentrata per decenni la ricerca del consenso politico: pensioni, sanità, trasferimenti agli enti locali». Poi, privatizzazioni delle partecipazioni statali e, infine, tagliare i legami politici con la grande criminalità. «La voce repubbli¬ cana» conclude con una provocazione: «Con chi parlerà Amato, e chi sarà in grado di assumere, per il maggior partito di governo, impegni credibili circa le cose che verranno scritte nei programmi?». Amato ha parlato con Forlani, segretario dimissionario, de Mita e i capigruppo Bianco e Mancino. Quanto alle garanzie, lo scudo-crociato ci sta pensando sopra. Sono usciti formalmente ottimisti i de dall'incontro col presidente incaricato. Ci sono stati «motivi di convergenza nella conversazione» ha spiegato Forlani. «L'indice delle cose da fare è chiaro e noto - ha però aggiunto -. Bisogna vedere come si vuole procedere, cosa si vuole fare in concreto». Più acido il commento di Ciriaco de Mita: «Certo che l'incontro è andato bene. Abbiamo parlato solo noi...». Quel che può aver lasciato perplessa la de è l'idea attribuita ad Amato di ricorrere ad una procedura del tutto nuova, ad un disegno di legge che delega al governo il potere di intervenire per tagliare le spese per sanità, previdenza, enti locali, trasporti, appalti. Idea suggerita anche dall'economista Paolo Savona, che pensa a voti di fiducia per tre leggi delega per riformare pensioni, sanità e finanza locale. In cambio, sarebbero escluse nuove tasse e la svalutazione della lira, invece, il governo vorrebbe contenere l'aumento dei salari nei limiti del tasso di inflazione, che si vorrebbe ridurre a tre punti. C'è poi il problema delle riforme istituzionali da approvare che, secondo Amato, dovrebbero essere demandate alla apposita Commissione ma per la quale il governo dovrebbe dare il suo mdirizzo. E, infine, la riforma elettorale, a partire dall'elezione diretta del sindaco, da lasciare alla competenza delle normali commissioni delle Camere. «La vera novità - ha rilevato De Mita - è che il psi è più o meno d'accordo con la nostra proposta di riforma elettorale». Alberto Rapisarda

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