La sfida solitaria di Kassam il duro di V. Tess.

La sfida solitaria di Kassam il duro La sfida solitaria di Kassam il duro COSTA SMERALDA DAL NOSTRO INVIATO Lo sguardo di Fateh Kassam pare di pietra. Da quando gli hanno strappato il figlio, 157 giorni or sono, ha preso a misurare ogni parola, ogni gesto. E' armato, si dice, quando va a cercare Farouk, sui monti e nelle gole maledette della Barbagia. E sa sparare. Libanese d'origine, belga di cittadinanza, ismailita di religione. Non sopporta questo ricatto, non lo accetta: ragioni di mentalità, la religione, con questo suo atteggiamento, non c'entra. Innamorato della Sardegna, arrivò in Costa Smeralda vent' anni fa, quando qui non c'era ancora l'Eldorado e il turismo era una risorsa da scoprire e valorizzare piuttosto che una miniera d'oro da sfruttare. La fedeltà del padre all'Aga Kahn fu garanzia per farlo entrare nel mondo dorato della costa. Ma non lo è mai stato, si dice, un intimo dell'Imam né ha confidenza con gli altri vip: i suoi amici sono la gente di qua o chi, in Costa Smeralda, ci viene soltanto per lavoro. E con loro, sovente, è andato a caccia proprio fra le montagne della Barbagia che ora potrebbero nascondere suo figlio prigioniero dell'Anonima. Un'auto fuoristrada, una casa che è un palazzotto gallurese in pietra e dalle linee sobrie, valore circa cinque miliardi, l'albergo «Luci di la muntagna», stimato sui dieci miliardi: forse chi gli ha preso il figlio per ricattarlo pensava che fosse tutta roba sua. Al contrario, i Kassam hanno in affitto la casa e il capofamiglia riceve uno stipendio sui cinque milioni al mese per dirigere l'albergo. E lavora duro, ha sèmpre lavorato di lena, dicono gli amici che hanno imparato a conoscerlo e stimarlo. Possiede an-' che una barca, è vero: sei metri a vela, valutata attorno ai quaranta milioni. O forse, l'idea dei sequestratori era proprio un ricatto all'Aga Kahn e Fateh Kassam avverte tutto il peso di una situazione del genere, vuol dimostrare che può farcela da solo a risolvere il problema più grosso che gli sia capitato nella sua pur già avventurosa vita. Silenzioso e duro, fino all'inflessibilità. Si è lasciato crescere la barba, come un ayatollah, e forse l'ha fatto per mostrare il suo dolore. Ma non vuol cedere, neppure dietro le suppliche della moglie, Evelyne Mariot Bleriot, una dolce francese. Lei si rassegna al ricatto, invoca solidarietà, come nella chiesa di Orgosolo a Pasqua quando parlò di fronte ai fedeli, non prova vergogna a implorare per quel suo figlio. Ma Fateh, no, lui sembra seguire una sua idea precisa dalla quale pare voler escludere tutti Anche gli inquirenti, anche la moglie. [v. tess.]

Persone citate: Bleriot, Fateh Kassam, Kahn, Kassam, Pasqua

Luoghi citati: Sardegna