Giustizia, non a ciascuno Usuo; Arbore e C, limitatevi alla tv

Giustizia, non a ciascuno Usuo; Arbore e C, limitatevi alla tv LETTERE AL GIORNALE Giustizia, non a ciascuno Usuo; Arbore e C, limitatevi alla tv Condizionale per i ladri ma non per i lavavetri Apprendo che il pretore di Torino, G. Peyron, ha condannato ad un mese di reclusione due cittadini marocchini, i quali si erano resi responsabili del reato di cui all'art. 610 c.p. (violenza privata), avendo essi costretto taluni automobilisti, malgrado il loro rifiuto, a tollerare l'ormai classico lavaggio dei vetri. Lo stesso pretore, peraltro, ha pensato bene di negare agli stessi il beneficio della sospensione condizionale della pena, trattandosi di persone che «vivono dei proventi di un'attività illegale, e lavare i vetri è un'attività illegale». Mi compiaccio col pretore di Torino, il quale nel pronunciare la sentenza avrà senz'altro avuto alla mente altre sentenze (in verità poche, pochissime) pronunciate in questa Repubblica nei confronti di persone eccellenti (ultima quella sulla «Duomo connection»), dove invece la sospensione condizionale della pena è stata profusa a piene mani (per non parlare degli arresti domiciliari); avrà forse pensato, il pretore di Torino, che era giunto il momento di cambiare siffatta indecorosa prassi, e quale migliore occasione, per farlo, di quella prospettata: due «eccellenti» extracomunitari, colti nella flagranza di un'attività-illegale, come sono illegali, vivaddio, la concussione e la corruzione! Come non accorgersi che un siffatto diniego della condizionale può costituire un fulgido esempio per la magistratura tutta? Fuor di ironia, come non indignarsi per una giustizia forte con i deboli e debole, debolissima, con i forti? Ma l'Italia, lo sappiamo, è la culla del diritto; Bella Said e Ben Amir Mohamedd ancora non lo sapevano. Eppure qualcosa si sta muovendo. Giudice Di Pietro, le faccio i migliori auguri. Temo purtroppo che ne avrà bisogno. Sandro Ponziani Città di Castello (Perugia) Strana promozione del nostro export Trovandomi recentemente a New York come consulente di ditte italiane desiderose di estendere le proprie esportazioni agli Stati Uniti, mi sono rivolto all'Istituto per il Commercio con l'Estero (Ice), 499 Park Avenue, New York, per avere l'elenco delle principali Fiere di settore in programma per i prossimi mesi nelle principali città americane. Mi è stato risposto che questa informazione viene fornita soltanto su richiesta scritta, corredata del numero di partita Iva della società italiana interessata, alla quale viene poi addebitato, tramite Roma, un importo «nominale» imprecisato. Il vice direttore dell'Ice suddetta, al quale ho chiesto spiegazioni al riguardo, mi ha confermato che tale procedura è, in effetti, in vigore da circa un anno per disposizione degli organi centrali romani e si proporrebbe di evitare eccessive richieste da parte di operatori italiani. A mia volta ho fatto notare che si tratta di informazioni basilari che possono essere raccolte in un semplice foglio, facile da riprodurre in modo poco costoso, e che dovrebbe essere compito dell'Ice darne la più ampia diffusione gratuita. Ho ritenuto opportuno segnalare tale fatto a La Stampa perché mi sembra che tale comportamento da parte dell'Ice contraddica la sua stessa funzione di promuovere le esportazioni italiane. Claudio Ferrari, Torino Siete bravissimi ma non fate film Sono un affezionato cultore di Renzo Arbore e della sua «banda». Quando fanno televisione (benissimo) quando scrivono libri e giornali (simpatici), quando fanno pubblicità (quasi tut- ti...). Però c'è un campo nel quale ognuno di loro, e il loro leader in testa, ha dimostrato di avere più velleità che capacità. E qui smetto di ammirarli e resto a guardare deluso. Sto parlando del cinema, arte a tutti loro pressoché sconosciuta, ma insistentemente e ripetutamente corteggiata. C'è qualcu¬ no di tutti loro che sappia cosa significa regista o sceneggiatura o professionismo? Mi sembra di no... Un appello accorato: impedire a tutti costoro di fare film! Teneteli chiusi nella Tv e che ognuno faccia il suo mestiere... Dino Berti, Prato Gli hotel e i convegni sulla razza Con riferimento all'articolo pubblicato il 16 giugno su La Stampa a firma del redattore Furio Colombo, la direzione dell'albergo Parco dei Principi intende puntualizzare e precisa che la prenotazione del Convegno è stata fatta dal rappresentante del Centro studi movimento politico occidentale che al momento non ha lasciato minimamente intendere quale fosse l'oggetto della manifestazione e la particolare estrazione dei suoi rappresentanti - quando lo ha saputo, ahimè, era troppo tardi d'altronde a quel punto, anche per evidenti ragioni di ordine pubblico, si è ritenuto di fare svolgere comunque la manifestazione. Ciò premesso, ribadita la totale estraneità dell'albergo, si consenta alla direzione dello stesso di dissentire fortemente da quanto dichiarato dal redattore: evidentemente la mancata conoscenza dei fatti lo ha portato ad effettuare delle considerazioni del tutto fuorvianti ed assolutamente prive di obiettività, suscettibili peraltro di causare grave danno all'immagine dell'albergo. Il direttore dell'albergo non è un «censore» né intende e può operare delle «scelte» discriminanti, si limita ad esercitare le sue funzioni con la massima obiettività possibile. dott. G. Morante direttore Hotel Parco dei Principi Roma Risponde Furio Colombo: E' una buona cosa che la direzione dell'albergo rimpianga di non aver saputo in tempo del tipo di persone e di evento che stava per ospitare. E' importante anche che si renda conto del grave danno che può derivarle da sviste del genere. Ripetendo parole prese dal mio articolo, la lettera dice che «il direttore di un albergo non è un censore». Giusto. Ma è - come tutti noi - responsabile delle scelte che fa o delle relative conseguenze. Dice che «il redattore» non gli sembrava informato. Ma a quanto pare non dissente sulla odiosa sequenza dei fatti. Se i fatti sono quelli che sono è naturale che vi sia una massa di potenziali clienti che si riserverà di non scegliere un luogo di cerimonie naziste come luogo di vacanza e turismo. In questo senso sarebbe stato bello - e utile - se la direzione del Parco dei Principi avesse voluto aggiungere una frase in più, prendere cioè pubblicamente l'impegno di non ospitare eventi indecorosi per Pazientila e vergognosi per la città e il Paese. Spero che lo farà al più presto. Colletti e Solzenicyn Non mi riconosco nelle espressioni assurde e triviali gratuitamente attribuitemi nell'articolo di Pino Corrias «Solzenicyn, il silenzio dei chierici» (La Stampa, 18 giugno). Da lui interpellato, avevo insistito soltanto sul fatto che, mentre la conoscenza di Solzenicyn e in particolare dell'Arcipelago Gulag aveva prodotto in Francia un rivolgimento dell'intellighentzia, questo non era avvenuto in Italia per l'accodamento di molti intellettuali al partito comunista. L'opera dello scrittore russo aveva finito per essere in qualche modo esorcizzata con l'accusa di misticismo religioso e di nazionalismo slavofilo. Lucio Colletti, Milano Non mi sembra che le espressioni usate da Lucio Colletti nella nostra conversazione telefonica fossero assurde e triviali, [p. cor.J Non un terrorista ma una vittima A pagina 19 di ieri una didascalia, per errore, attribuiva a uno dei terroristi palestinesi di Monaco '72 il nome del pesista ucciso, Moshe Romano. Ce ne scusiamo con i lettori.