Muso innamorato, nozze in vista

Muso innamorato, nozze in vista Sposerà una ragazza che gli ha scritto in carcere, la cerimonia ad ottobre Muso innamorato, nozze in vista Segreto il nome della giovane che andò anche al processo Pietro ha rinunciato all'eredità dei genitori massacrati VERONA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Pietro Maso, il giovane veronese che ha ucciso i genitori per entrare in possesso dei beni di famiglia (e per questo è stato condannato in primo grado a trent'anni), starebbe per sposarsi. Il matrimonio è previsto per ottobre nella casa circondariale di Verona e la fidanzata è indicata in una ragazza che aveva cominciato a scrivere a Pietro Maso mentre il giovane era in attesa del processo di primo grado. Il difensore di Maso, Alberto Franchi, ieri sera non ha confermato la notizia ma ha trovato difficoltà a trovare una formula di smentita davanti a voci sempre più consistenti ed attendibili. Maso era entrato in carcere dopo il doppio omicidio quando aveva già una ragazza nel paese, Montecchia di Crosara. Una ragazza che gli era molto affezionata tanto da seguirlo in tutte le udienze silenziosa e discreta sia alla Corte d'Assise a Verona, sia quando Maso è andato a testimoniare al Tribunale dei minorenni a Venezia, nell'unica udienza del processo contro il minore che lo aveva aiutato nel delitto assieme a Paolo Cavazza e Giorgio Carbognin, condannati a 26 anni. Maso ora ha lasciato la sua ex fidanzata per questa sconosciuta corrispondente. Le lettere sono diventate sempre più frequenti, il tono sempre più affettuoso. I due hanno così scoperto di essere innamorati e Maso pare più che mai deciso al matrimonio. La decisione di sposarsi insieme al pentimento può essere il motivo principale dell'atto di rinuncia all'eredità che Maso ha presentato ieri al Tribunale civile di Verona. Il giovane, che è in attesa del processo di appello dopo il ricorso presentato dal pubblico ministero contro la sentenza, non è comparso davanti al tribunale civile, presieduto da Corrado Casalboni. C'erano invece a consegnare il documento il suo difensore Alberto Franchi ed il legale delle sorelle Nadia e Laura, Agostino Rigoli. L'istanza però non è stata ieri accolta dal giudice Casalboni che ha rinviato la causa ai primi di febbraio dell'anno prossimo e comunque in attesa della sentenza penale di secondo grado. «Si andrà avanti per anni», ha accennato il giudice. Infatti la rinuncia alla quota spettategli sul miliardo circa di asse ereditario dei genitori potrebbe non avere valore sia nel caso che in appello gli venisse riconosciuta la totale infermità mentale (in primo grado gli è stata attribuita solo la seminfermità, tanto da fargli evitare l'ergastolo) sia che, giudicandolo totalmente sano, in appello si arrivasse all'ergastolo. Quindi la causa rimane in discussione e il gesto si presenta in definitiva più simbolico che pratico. «Va visto - spiega infatti l'avvocato Franchi - sotto il profilo morale. Pietro ha voluto far comprendere alle sorelle con gesto pubblico che si è veramente pentito e che chiede loro, non di essere perdonato, ma almeno un po' di comprensione». La dichiarazione ed il possibile ammorbidimento di Nadia e Laura Maso nel processo di appello potrebbero servire comunque sul piano pratico con una diversa posizione, rispetto a quella rigidamente «contro» delle due sorelle in primo grado. In appello, a Venezia, però Maso ed i suoi complici si troveranno contro la pubblica accusa. Il processo bis è stato richiesto dal pm Giulio Schinaia, il quale sostiene che Cavazza e Carbognin sono perfettamente sani di mente e meritano quindi l'ergastolo. Maso verrebbe comunque coinvolto nel processo. U tribunale, invece, aveva motivato la sentenza contro i due complici sostenendo che i ragazzi «mancano di capacità critica, hanno scarsa intelligenza, non sanno capire il significato delle azioni e manifestano distacco dai valori etici comuni». Quanto è bastato al tribunale per ritenerti seminfermi di mente e far loro evitare l'ergastolo. Franco Ruffo Pietro Maso, al processo di primo grado, dov'è stato condannato a 30 anni

Luoghi citati: Montecchia Di Crosara, Venezia, Verona