La vendetta degli ayatollah su Reagan e Bush
La vendetta degli ayatollah su Reagan e Bush Svolta nell'inchiesta sul caso Irangate, un nuovo guaio per la campagna elettorale del Presidente La vendetta degli ayatollah su Reagan e Bush Tutte le prove contro la Casa Bianca negli appunti di Weinberger NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Eccoli tornare tutti in ballo gli uomini dello scandalo Iran-contras, con in testa Ronald Reagan e probabilmente George Bush. Per anni l'inchiesta è andata avanti nel chiuso dello studio di Lawrence Walsh, lo «special prosecutor», e l'unico risultato era sembrato quello di spendere il pubblico denaro, tanto che a un certo punto la stessa Casa Bianca, per bocca del suo portavoce ufficiale Marlin Fitzwater, aveva sollevato proprio questo problema dello «sperpero», per pretendere che l'inchiesta venisse chiusa. Ma di colpo, e in un momento che meno propizio non potrebbe essere per George Bush, ecco che quegli antichi fantasmi tornano a campeggiare sulle prime pagine dei giornali americani. L'altro giorno Lawrence Walsh aveva deciso di incriminare Caspar Weinberger, all'epoca dello scandalo segretario alla Difesa e tutti erano stati colti di sorpresa. Weinberger infatti era risultato da sempre l'uomo dell'amministrazione contrario alla sciagurata operazione di vendere armi all'Iran e di dare il ricavato ai contras del Nicaragua (violando in un solo colpo le proprie stesse proibizioni e quelle del Congresso), e come tale risultava essere stato tenuto all'oscuro della cosa dalla «banda» che aveva circuito Ronald Reagan, e cioè John Poindexter, Oliver North, Robert McFarlain, eccetera. Ma ora che si è saputo perché Weinberger è stato incriminato e quali sono le prove messe insieme dal quieto e tenace Lawrence Walsh, la sorpresa generale cambia soggetto: all'improvviso, i famosi «non ricordo» di Reagan appaiono «dolosi». Quali sono, infatti, le prove che hanno portato all'incriminazione di Weinberger? Nientemeno che i suoi appunti personali: migliaia di pagine riempite da lui stesso durante tutti gli anni in cui è stato l'uomo della «ricostruzione» del sistema militare americano, i cui effetti ancora oggi si pagano in termini di defiat pubblico. Quegli appunti, come si conviene, Weinberger li aveva consegnati alla Biblioteca del Congresso perché li depositasse nell'archivio storico. Recentemente, però, Lawrence ha scoperto quegli appunti, se li è fatti consegnare e da essi è risultato che Weinberger era, sì, contrario all'operazione illegale messa in piedi da North e Poindexter, ma anche che ne era perfettamente al corrente. Quindi a suo tempo ha mentito, e l'incriminazione infatti è di falsa testimonianza, spergiuro e occultamento di informazioni. Sulla base dei diari dell'ex ministro, Walsh intende dimostrare l'esistenza di 3 incontri al vertice segreti avvenuti nell'86 alla Casa Bianca: sarebbero serviti a Reagan e ad altri alti funzionari per concordare una versione «addomesticata» della vicenda. Un po' per deduzione logica, un po' per indiscrezioni trapelate dall'ufficio di Walsh, i giornali americani hanno stabilito a questo punto che se erano al corrente Weinberger e Reagan è impossibile che non ne fosse al corrente anche Bush. Siamo alla vigilia di qualcosa di clamoroso, suscettibile di seppellire definitivamente le speranze dell'attuale Presidente di restare alla1 Casa Bianca per altri quattro anni? Ad aspettarselo sono in molti, ma perché ci si arrivi c'è da superare un ostacolo abbastanza curioso: quello di decifrare la tremenda calligrafia di Weinberger. Non è un lavoro facile, tanto è vero che, per «tradurre», sono stati arruolati anche degli ex assistenti di Weinberger. Franco Pantareili
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