Lo zar entra nelle Primarie

Lo zar entra nelle Primarie Lo zar entra nelle Primarie Incontro col candidato Clinton Su Ross Perot: «Chi era costui?» NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Le sue ultime ore negli Stati Uniti, prima di recarsi in Canada, Boris Eltsin le ha passate a Wichita, in Kansas, a vedere «come si lavora la terra e il bestiame» in America. Lontano dal vespaio che le sue uscite sui prigionieri di guerra americani avevano sollevato a Washington, il presidente russo si è goduto l'atmosfera bucolica di quella città, che ormai neanche si ricorda più di essere stata, l'anno scorso, al centro dell'offensiva di «Operation Resene», gli antiabortisti che bloccavano gli ingressi delle cliniche, che inseguivano le donne chiamandole «assassine» e che minacciavano di morte (loro «difensori della vita») il giudice che contro di loro aveva mandato la polizia. Eltsin non si è occupato di cliniche ma di fabbriche, e si è molto interessato a vedere il processo di inscatolamento della carne in una di esse. La memoria di tutti è andata al 1959, quando Nikita Krusciov visitò una fattoria dell'Iowa e cui. - . tanto fu «deluso» Etomnel dai sistemi produttivi americani che predisse il «seppellimento» dell'agricoltura americana, schiacciata dalla concorrenza sovietica. Si è visto poi come sono andate le cose, e la «giornata agricola» di Eltsin, a quanto pare, ha voluto avere il senso di dare non solo ai politici americani ma anche alla «gente», il senso di quanto grande sia la differenza con allora. A differenza di Krusciov, Eltsin per i sistemi di lavorazione seguiti nel Kansas ha avuto parole di grande elogio. Prima era andato a pranzo con Bill Clinton, il candidato democratico alla Casa Bianca. Venti minuti, al termine dei quali Clinton, lasciando la «Blair House», l'alloggio ufficiale di Eltsin, ha detto di approvare tutti gli accordi che il presidente russo e quello americano hanno stipulato, sostenendo che attorno ad essi bisogna ora costruire un «sostegno bipartitico». In pratica quello di Clinton è stato un appello a che si arrivi presto all'approvazione da parte del Congresso del Freedom Support Act, cioè la legge che consente agli Stati Uniti di partecipare al pre¬ stito di 24 miliardi di dollari che la Russia sta aspettando dal Fmi. La quota americana dovrebbe essere di 12 miliardi di dollari, si va verso il si. Naturalmente, dato il problema sorto sulla questione dei prigionieri politici, il clima potrebbe rapidamente cambiare, ma anche su questo Clinton si è schierato con l'amministrazione Bush, sostenendo che le due cose devono comunque restare separate. Per Clinton «la credibilità di Eltsin non è in discussione». In realtà aveva una gran voglia di sostenere Eltsin perché in fondo da lui ha ricevuto un grosso favore. Incontrando lui e non Ross Perot alla «Blair House», in pratica ha dimostrato di considerarlo l'unico contendente di Bush e quindi l'unico possibile «futuro interlocutore». Già, come mai Eltsin non ha avuto nessun contatto con il candidato-fenomeno che di qui a qualche mese potrebbe essere colui che decide il tipo di rapporto che gli Stati Uniti devono intrattenere con la Russia? I giornalisti americani se lo sono chiesti l'un l'altro e avevano tentato qualche spiegazione sofisticata, come il desiderio di Eltsin di non dispiacere a Bush; il problema formale posto dal fatto che Perot non è ancora ufficialmente candidato; il timore di trovarsi di fronte uno che sui prigionieri di guerra avrebbe avuto l'ardire di porre domande poco «educate». Ma a quanto pare la risposta era molto più semplice, e cioè che la delegazione russa non sembrava per nulla al corrente di quanto sta succedendo negli Usa nella corsa alla Casa Bianca. A un certo punto, infatti, qualcuno è riuscito a insinuarsi fra i giornalisti russi, con i quali gli uomini al seguito di Eltsin si esprimevano più «liberamente», ed ha potuto assistere a uno scambio di battute ai limiti del surreale. Come mai il presidente non incontra Perot?, ha chiesto un giornalista a un portavoce. «E chi è Perot?», è stata la risposta-domanda. Ma come chi è, ha incalzato il giornalista, è il candidato indipendente che nei sondaggi risulta favorito. «A sì? E con chi sta, con Bush o con Clinton?», [f. p.] [FOTOAFP] cui. - . Etomnel [FOTOAFP]