Il dilemma di Martelli, delfino deluso

Il dilemma di Martelli, delfino deluso Psi, la difficile situazione dell'ex braccio destro del segretario escluso da Palazzo Chigi Il dilemma di Martelli, delfino deluso Accettare un ministero da Amato o guidare la fronda contro Craxi ROMA. Un governo Amato benedetto da Bettino Craxi. Quanto ha sorpreso il colpo di scena dell'altro ieri Claudio Martelli? Sicuramente molto. Come ci è rimasto? Certamente male, perché tra le tante soluzioni che potevano essere date alla crisi di governo per Martelli questa è sicuramente la più imbarazzante. Non per nulla il numero 2 del psi l'ha sempre esclusa, con-maggiore o minore convinzione, a tutti quelli che nelle scorse settimare gliel'avevano prospettata. Come quel mercoledì di due settimane fa quando, in previsione dell'approdo di Craxi a Palazzo Chigi, Martelli si è guardato intorno pensando a se stesso e tra l'altro ha sondato il deputato Mario Raffaeli! sull'ipotesi di una sua segreteria nel caso il capo fosse riuscito a traslocare a Palazzo Chigi. «Mario - ha esordito con il suo interlocutore -, Bettino punta ad andare a Palazzo Chigi e mi vuole portare con sé al ministero della Difesa. Ma io vorrei dirgli di no, sarei tentato di candidarmi alla segreteria del partito, che ne pensi?». «Guarda - è stata la risposta di Raffaeli! - che Bettino a Palazzo Chigi in questa situazione non ci arriva». Martelli, però, non era così pessimista: «Vedrai - ha risposto - che ce la farà, perché tutta questa storia sembra proprio un complotto». «D'accordo, ma nel caso non ce la facesse, nel caso che a Palazzo Chigi ci vada un de - lo ha incalzato Raffaelli -, tu che farai?». «A quel punto - è stata la replica di Martelli bisognerà pensare alle macerie del psi, perché saremmo umiliati e, comunque, io non potrei fare niente contro di lui, sarebbe come dare una coltellata alle spalle ad una persona a cui devo tutto». Non è finita, il lucifero Raffaelli ha prospettato un'altra ipotesi al vicepresidente del Consiglio: «Facciamo un altro scenario: se Craxi alla fine rinunciasse a Palazzo Chigi in favore di Giuliano Amato, tu che faresti?». La domanda ha colto impreparato Martelli: «Tu dici? - è stata la riflessione che ha fatto a voce alta, perplesso - Io non ci credo, sarebbe un'operazione troppo raffinata». E invece no. Craxi la mossa «raffinata» l'ha fatta, mettendo il suo delfino di fronte a delle scelte difficili: accettare di essere il ministro della Difesa del governo Amato; tornare a fare il numero due nel psi; accettare di guidare i ribelli socialisti, dichiarando guerra al personaggio che gli ha dato tutto. E' un momento delicato per Martelli, specie se si tiene conto che l'investitura di Amato è anche figlia del «sospetto», della «gelosia», del «freddo» che è calato sul rapporto con Bettino. Forse è vero: alla fine gli avversari dopo anni di lavoro ai fianchi sono riusciti a mettergli contro il suo «padre politico» ed ora il numero due del psi si sta domandando se quel legame è definitivamente incrinato. L'altra sera chi lo ha visto alla cena di compleanno della se¬ gretaria che lo segue come un'ombra da vent'anni, lo ha trovato perplesso, indeciso, quasi disorientato. Della sorpresa di Craxi ha parlato poco, mentre ha dissertato molto sulle «delusioni» che spesso vengono dalle «amicizie». Ma perché il segretario del psi non ha pensato a Martelli per Palazzo Chigi? Probabilmente le ragioni sono tante. Intanto Craxi ha sempre considerato il suo delfino più un politico che un uomo di governo: «Non so come Claudio si comporterebbe in quel ruolo - confidò due mesi fa ad un amico, dopo che Occhetto gli aveva proposto un governo Martelli -, lui è una via di mezzo tra un intellettuale, un politico e uno scrittore». Poi, dietro la scelta di Amato c'è una linea politica che più che al pds guarda alle leghe, mentre Martelli da sempre incarna l'uomo dell'apertura a sinistra. Infine, la ragione principale: Craxi ha il sospetto che Martelli in questa crisi di governo abbia lavorato per sé, per diventare lui stesso Presidente del Consiglio. E' un sospetto che Craxi ha maturato nel tempo, che è stato aumentato dal «silenzio» diMartelli di fronte agli attacchi dei ribelìi socialisti, ed è esploso la scorsa settiamana, quando il vicepresidente del Consiglio, unico tra gli intimi, ha avuto il coraggio di esporre al segretario socialista i rischi che comportava la strategia del «me o nessuno a Palazzo Chigi». A dir la verità il numero due del psi aveva pensato di suggerire un mutamento di linea insieme a Giuliano Amato, ma come spesso è capitato in passato, ques ' ultimo ha preferito restarsene in disparte. Il resto lo hanno fatto le parole spese per una candidatura Martelli da quelli che ormai Craxi giudica degli avversari: dallo stesso Scalfaro a Marco Palmella, a Francesco Rutelli. Risultato: i rapporti di Craxi e Martelli negli ultimi giorni sono stati interrotti da un vero «black out» e il vicepresidente del Consiglio ha saputo dell'investitura di Amato solo a cose fatte. «E pensare - dice Carlo Vizzini, un testimone esterno ma privilegiato delle cose socialiste - che Martelli ha sempre stigmatizzato gli atteggiamenti dei vari Formica e Manca. Ha avuto solo il torto di vedere una settimana prima degh altri come sarebbe potuta finire. Né Bettino può rimproverare a Claudio di aver puntato lui stesso a fare il Presidente del Consiglio: non è mica peccato avere delle ambizioni». E ora? Martelli non ha ancora deciso. E' combattuto: non sa se rispondere all'offerta che Amato gli ha fatto ieri di entrare nel governo; né è convinto della proposta che gli hanno fatto i ribelli, quella di diventare l'alternativa a Craxi nella leadership del partito. Ieri mattina Enrico Manca lo ha sondato ancora una vòlta raccontandogli la riunione del giorno prima tra i vecchi capi che partecipano alla fronda a Craxi - cioè lo stesso Manca, Signorile e Formica - e i giovani insorti come Valdo Spini. Un incontro in cui sono partite parole grosse contro il segretario e si è concluso con un accordo: i vecchi sono pronti a lavorare per garantire il ricambio generazionale nel partito. «Bisogna andare avanti, non ci possiamo più tirare indietro» ha detto tirando le somme Bino Formica, che è quasi arrivato a dare per scontato l'esito finale: «Compagni, quando sarà il momento dovremo essere molto umani con Craxi, perchè Bettino ha dato molto al partito». Ma per avere qualche chance di realizzare il suo sogno anche Formica sa che ha bisogno del «sì» di Martelli. Augusto Minzoliiii i Qui a sinistra: Claudio MartellìIn alto: Gianni De Michelis A destra: Rino Formica

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