I psi ribelli di M. G.

I psi ribelli I psi ribelli «Sì a un patto a sinistra» ROMA. Se son garofani, fioriranno. L'occasione è il convegno organizzato dai circoli Rosselli sul rinnovamento del psi: non è ancora una fronda a Craxi, ma certo gli assomiglia. Sfilano davanti al microfono i socialisti che non intendono più sdraiarsi sulle posizioni di Bettino: ci sono Pierre Camiti, Aldo Aniasi, Gino Giugni, i sottosegretari del governo morente Mario Raffaelli e Valdo Spini. Fioccano le critiche, le proposte e anche qualche ammissione sul sistema delle tangenti: «Nei partiti convivono tre tipi di uomini - racconta Giugni -. Chi aveva le mani in pasta, chi traeva benefici e chi sapeva senza trarne benefìcio. Io appartengo alla terza categoria e ne sono tutt'altro che orgoglioso, perché ho passato molto tempo a far finta di non vedere». E' il momento di cambiare e, a scanso di equivoci, Giugni mette subito le mani avanti: «L'incarico ad Amato non può essere un alibi per ridurre a esso tutto il rinnovamento, magari dicendo che i dissensi minano la solidarietà al governo»; Ad Amato si chiede di riuscire «nel duplice miracolo di imprimere un rinnovamento al Paese e anche all'interno del psi». La provocazione di maggior effetto la lancia l'ex segretario della Cisl Pierre Camiti: «Se c'è un patto Segni di destra, perchénon fame uno anche a sinistra?». Camiti pensa a un accordo fra parlamentari socialisti e pidiessini che sulle riforme morali, economiche e istituzionali assumano impegni comuni e, soprattutto, «decidano di sostenerli anche contro la disciplina di partito». E' il viatico a un nuovo movimento trasversale, da far nascere proprio all'interno del partito che finora ha osteggiato più di ogni altro questo genere di accordi. Raffaelli, uno dei pochi amici socialisti di Mario Segni, conferma la praticabilità del disegno carnitiano: «Ci stiamo lavorando da mesi. Non vogliamo contrapponi a Segni, che infatti ha dato una valutazione positiva». Anche per i trasversali del psi, l'obiettivo è arrivare al bipartitismo, favorendo il sorgere di una grande coalizione delle sinistre. Ma intanto è sul futuro sociaUsta, e quindi sul prossimo congresso del partito, che si sono incentrati i discorsi di tutti gU oratori. Discorsi che a volte ricordavano quello di Marcantonio sul cadavere di Cesare: parole belle e nobili sui meriti impareggiabili di Bettino Craxi, seguite però da pesanti critiche del suo operato recente: «E' in discussione la linea politica degli ultimi due anni», ha tuonato Raffaelli, mentre l'europarlamentare Enzo Mattina ha chiesto di «azzerare il tesseramento». Camiti ha proposto la rotazione degU incarichi e l'istituzione di una commissione di saggi che entro sessanta giorni indichi gli incarichi di potere «da cui il partito deve ritirarsi». Valdo Spmi ha vagheggiato «un congresso di tipo nuovo, né unanimistico, né correntizio, con protagonisti nuovi: eletti, sindacalisti, rappresentanti dell'associazionismo e del volontariato. E se formulare queste proposte significa passare per eretici...» Il rischio in effetti c'è, e sia Giugni che Aniasi si sono opposti a «un congresso di conta, in cui un'opposizione organizzata soffocherebbe il dibattito provocando una difesa autoconservatrice». [m. g.]

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