C'è crisi? Vado in pensione di Gian Carlo Fossi

C'è crisi? Vado in pensione Il presidente dell'Inps lancia l'allarme: l'Italia, in Europa, va controcorrente C'è crisi? Vado in pensione Colombo replica al Tesoro: «Macché sfondamenti, altri non rispettano i tetti» Nei primi cinque mesi del '92324 mila a riposo contro i 275 mila di tutto il 1991 ROMA. L'Inps non ha contribuito in alcun modo allo sfondamento del debito pubblico. Anzi è l'unico ente che rispetterà nel '92, salvo un tracollo generale dell'economia, il limite di intervento dello Stato stabilito nella finanziaria. Il presidente Mario Colombo e il direttore generale Gianni Billia hanno smentito seccamente, in una conferenza stampa (presente anche il vicepresidente Bruno Bugli), l'interpretazione negativa ed allarmistica data su alcune cifre riportate nella relazione trimestrale di cassa del Tesoro. L'equivoco è stato determinato da una voce che segnalava l'aumento del 16,1% della quota finanziata dallo Stato rispetto al primo trimestre del '91 : però, questo incremento - precisa Colombo - è inferiore di qualche decina di miliardi a quello preventivato: la somma ricevuta dallo Stato è nel trimestre di 10 mila 974 rispetto ad una previsione di 11 mila 71 miliardi. Alla fine dell'anno, l'integrazione totale sarà di 60 mila 500 miliardi, pari al 3,8% in più in confronto all'anno scorso. Anche per aprile e maggio l'Inps conferma la perfetta tenuta della gestione sul duplice versante delle entrate e delle uscite: 20 mila 236 miliardi erogati dallo Stato contro 20 mila 147 previsti, mentre le riscossioni ammontano a 56 mila 929 miliardi contro 56 mila 984 preventivati e i pagamenti raggiungono i 77 mila 165 miliardi contro i 77 mila 131 miliardi previsti. E, qui, Colombo contrattacca. Da un lato, invita il ministro del Tesoro Guido Carli a «dare una padella a chi sta dentro e a chi sta fuori i tetti fissati per la spesa pubblica». Dall'altro, avverte il governo, quello in liquidazione e quello futuro, e le forze politiche che l'equilibrio dei conti della previdenza (faticosamente mantenuto) salterà fin dal prossimo anno se non si metterà mano con urgenza alla riforma del sistema delle pensioni. Ogni ulteriore ritardo è ingiustificabile. «Da anni denunciamo - osserva - gravissime discrasie, anomalie con effetti economici insostenibili per qualsiasi Paese, eppure ancora non si è fatto nulla. Il nostro sistema è comparabile alla maschera di Arlecchino, colorata nei modi più fantasiosi: 53 enti, che erogano 1*8% delle pensioni, mentre l'Inps da solo ne copre il 92%; regole, procedure, norme così diversificate e affastellate che talvolta si stenta perfino a verificarle e a confrontarle». Quindi, regole uguali per tutti e un solo Ente? «E' giunto ormai il momento - replica Colombo di eliminare l'incredibile giungla delle pensioni. Le regole debbono essere uguali per tutti. Se qualche categoria vuole mantenere il suo ente di previdenza, può anche farlo, ma un fatto deve essere ben chiaro: non si può stare fuori dell'Inps quando le vacche sono grasse e chiedere di entrare nell'Inps quando i conti non tornano più e ci sono passività da addossare a qualcuno». Tanto più che proprio in questo periodo suona per l'Inps qualche campanello d'allarme, come la flessione consistente dei contributi nel triangolo industriale e l'esplosione delle domande per le pensioni di anzianità che, insieme ai prepensionamenti e ad altri fenomeni, abbassano di fatto l'età pensionabile, mentre dovrebbe essere gradualmente elevata al pari di quanto è avvenuto in quasi tutta Europa. Un solo dato: l'aumento delle domande di pensione di anzianità, cioè con 35 anni di contributi. Nei primi cinque mesi del 1992 sono state inoltrate 324.000 domande, 49 mila in più delle 275.000 avanzate in tutto il 1991. Gian Carlo Fossi

Persone citate: Bruno Bugli, Gianni Billia, Guido Carli, Mario Colombo

Luoghi citati: Europa, Italia, Roma